Wall Street boccia il bilancio di Bush

Wall Street boccia il bilancio di Bush Il mercato in discesa dopo il piano della Casa Bianca, Greenspan contro il calo dei tassi Wall Street boccia il bilancio di Bush Freddezza di fronte al taglio delle tasse sui capitalgains WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il paragone è del senatore democratico Sasser: «Bush è come il giocatore di poker» ha dichiarato Sasser «che al momento decisivo dice: passo». Il bilancio del '91, che doveva segnare una svolta nella riduzione del deficit, ha spiegato il senatore, segna in realtà una resa. Si prevede, è vero, il dimezzamento dell'attuale disavanzo a 63 miliardi di dollari «ma si tratta di un pio desiderio». Bush ha rifiutato di aumentare le tasse, eccettuati 13 miliardi di dollari in imposte indirette, insistono i democratici. Né Wall Street (listino in discesa e molto nervoso) sembra far troppo affidamento sulle medicine del presidente. Scosso dalla crisi sempre più grave dei junk-bonds, i «titoli-spazzatura», in caduta libera dopo il declassamento dei debiti della Rjr Nabisco, in tensione dopo le dichiarazioni di Greenspan (non c'è frenata dell'ecconomia, non ci sono ragioni per allentare la morsa dei tassi), il mercato azionario perde punti, insensibile all'ottimismo di Bush e di Greenspan e a una ricetta fiscale favorevole ai ceti alti e alle imprese. La riduzione del deficit, infatti, è affidata da Bush al boom dell'economia, che farebbe salire il gettito fiscale: ma il boom non è nelle previsioni di nessuno, sebbene ieri il governatore della Riserva Federale Greenspan abbia definito «improbabile» la recessione. Bush, insomma, ha deluso un po' tutti, dando una sensazione di quasi totale immobilismo: ha previsto uscite complessive di 1233 miliardi (un aumento di 40 miliardi di dollari); e in termini monetari ha aumentato le spese militari di 7 miliardi di dollari, tagliando invece i servi¬ zi sociali di 17 miliardi. Ci hanno guadagnato la Nasa, l'ente spaziale; la lotta alla droga; la difesa dell'ambiente. Ci hanno perso l'istruzione, la sanità, l'edilizia. Su un unico punto Bush è andato all'attacco: le riduzioni fiscali sui capital gains, perorate non solo dal ministro del Bilancio Dannan ma anche da quello del Tesoro Brady, un suo vecchio cavallo di battaglia. I democratici insistono su una riduzione delle ritenute previdenziali «che vadano a beneficio dei ceti medi e medio bassi, e non dei ricchi». Ma Bush ribatte che ciò farebbe solo crescere i consumi, mentre non tassando o tassando poco i capital gains si incentiverebbero gli investimenti e si creerebbe lavoro. Il presidente ha compiuto anche un debole tentativo di spingere gli americani al risparmio: una coppia di coniugi con un reddito inferiore ai 120 mila dollari l'anno potrebbe accantonare ogni anno, per un minimo di 7 anni, 5 mila dollari senza pagare le tasse sugli interessi. Gli stessi repubblicani hanno ammesso che il bilancio di Bush è foriero di uno scontro feroce con la maggioranza democratica, e potrebbe avere ripercussioni negative sulla borsa. I democratici si aspettavano tagli molto maggiori alla difesa, e l'impiego dei relativi risparmi, detti «i dividendi della pace», nelle riforme sociali. Contavano inoltre su misure drastiche contro il deficit, che ieri è stato denunciato di nuovo da Greenspan come la causa principale cÙ un'inflazione «che rimane inaccettabilmente alta». Darman e Brady hanno invece affermato che l'America non può disarmarsi unilateralmente e che deve essere data la precedenza alla crescita economica. [e. ci

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