L'amianto si fa verde

L'amianto si fa verde L'amianto si fa verde Nuovo materiale da Montedison MILANO. Sul fronte di Enimont per ora tutto tace. Foro Buonaparte sparerà le sue bordate più avanti, prima del confronto con l'Eni fissato per lunedì prossimo. Intanto, in attesa che il governo si decida la Montedison continua a presentare i nuovi materiali, frutto della ricerca applicata sul polipropilene. Ieri è stata la volta del Retiflex, materiale a base di polipropilene in grado, secondo la società, di sostituire l'amianto usato nel settore edilizio evitando i danni alla salute, tipo l'asbestosi. Il nuovo materiale, infatti, non rilascia nell'ambiente fibre o particelle (è giunto anche il plauso di Chicco Testa, ministro ombra dell'am¬ biente per il pei) e promette uno sviluppo interessante: il mercato, in Europa, è di 240 miliardi circa e la produzione verrà assiurata, oltre che dalla Montedison, da altre aziende (Nuova Sacelit, Fibronit e Italiana Lastre). Al di là degli aspetti tecnici, c'è un significato preciso dietro questi annunci (nelle scorse settimane ne sono arrivati altri tutti relativi alla ricerca del gruppo privato): la Montedison non intende uscire dalla chimica; Gardini andrà avanti nei nuovi materiali, forte della Himont. Se si potrà, procederà in accordo con l'Eni in Enimont, oppure cercherà altre strade. Raul Gardini si prepara comunque a giocare una nuova, diffi- cile mano di poker. Già con la riunione del comitato degli azionisti Enimont, fissata perii 5 febbraio, sarà possibile avere qualche indicazione più precisa sul futuro della società. Cosa vuol fare la Montedison? A Foro Buonaparte tutto tace in attesa degli eventi, si vedrà nei prossimi giorni. Ma, in via ufficiosa, si ribadisce he Gardini tutto vuole salvo che uscire dalla chimica. Se tutti, azionista pubblico e privato, riconoscono che non si può vivere assieme avendo lo stesso potere (in questo caso il 40% di capitale ciascuno), la soluzione per il futuro assetto di Enimont deve dunque essere ricercata nell'attribuzione a Montedison o all'Eni del controllo della so- cietà, e quindi nell'assunzione da parte di uno dei partner delle leve di comando. E qui nascono i problemi. Se Gardini esce dall'Enimont il gruppo Ferruzzi mantiene comunque una presenza qualificata nella chimica (con Himont, Erbamont, Ausimont, Selm); mentre lo stesso non si può dire per la parte pubblica che ha in Enimont la più importante partecipata. E' pensabile che lo Stato esca da un settore industriale strategico come quello chimico? No, anche se c'è da aspettarsi di tutto. Così come non è escluso che escano allo scoperto altri azionisti privati in grado di garantire alla Montedison la maggioranza della joint venture. In ogni caso è iniziata un'altra partita, più aspra e ambigua di quella che prosegue da ventuno mesi. Anche Enimont, infine, va avanti. Ieri ha ottenuto una linea di credito di 5 anni di 1,5 miliardi di franchi francesi (circa 350 miliardi di lire) per finanziare l'operazione con l'Orkem. [r. e. s.)

Persone citate: Buonaparte, Chicco Testa, Gardini, Raul Gardini

Luoghi citati: Europa, Milano, Montedison