«Diane ha ingannato tutti, così uccise la skipper» di Pierangelo Sapegno

«Diane ha ingannato tutti, così uccise la skipper» Ad Ancona rinviato dopo 56 minuti il processo per il giallo del catamarano: due memoriali di Filippo De Cristofaro «Diane ha ingannato tutti, così uccise la skipper» Il giovane, accusato dell'omicidio, rischia la condanna all'ergastolo Chiede il rito abbreviato per avere lo «sconto»: deciderà la Consulta ANCONA DAL NOSTRO INVIATO Lo chiamavano Rambo. Avanza alto e impacciato, in mezzo ai carabinieri, saluta e sorride con cortesia, lisciandosi la sua bella giacca nera e i calzoni da frac. Non sembra davvero Rambo, così ossequioso, quasi prono. Ma in quest'aula di tribunale dov'è approdato il giallo del catamarano da un'estate ormai remota, Filippo De Cristofaro deve semplicemente dimostrare che lui, così bello e torbido, era succube di una ragazzina diabolica, minorenne e più giovane di 18 anni. Si è messo il vestito della festa, con il bolerino e le scarpe americane, ha i capelli corti, s'è sbarbato per bene, sta persino sull'attenti quando entra la corte. L'udienza dura poco, 56 minuti appena, e poi viene aggiornata al 20 marzo. La difesa invoca il rito abbreviato (che consente di contrattare la pena, riducendola d'un terzo), il pm si oppone, gli avvocati sollevano un'eccezione di incostituzionalità. Il presidente, Antonio Frisina, decide il rinvio. Tutto qui. Nel frattempo, però, il processo ha già avuto modo di delinearsi. Pippo è accusato di omicidio per rapina, di aver ucciso cioè la skipper Annarita Curina soltanto per prenderle il catamarano: articolo 576, spiega il pm Silvio Di Filippo, «basta da solo per un ergastolo»; e poi di aver promosso, organizzato, diretto l'attività criminosa di una minorenne, Diane Beyer. Lui si difende accusando. In aula girano due lettere sue, una indirizzata al giudice, l'altra all'avvocato Roberto Tomassini: la prima per raccontare il delitto («ha fatto tutto Diane»), la se¬ conda per spiegare i suoi rapporti con la ragazzina. Comincia così, quest'ultima: «Ovviamente sono stato ingannato da Diane sin dall'inizio. La scoperta di innumerevoli dettagli è per me la profonda e amara conclusione di una storia affettiva in cui credevo. Ciò che mi colpisce di più è la capacità di Diane di raggiungere i suoi obiettivi con tutti i mezzi a disposizione». L'ultima frase è sottolineata con un pennarello verde. La grande, anomala passione ha lasciato questi strascichi dolenti, pieni di rancore e di livori. Continua Pippo: «La opprimevo? Ma se per lei ho lasciato tutto... Lei era una ragazza olandese che sapeva benissimo come muoversi nella vita sociale. Capiva molto bene a quale vento girarsi». De Cristofaro sta seduto accanto agli avvocati, quasi sempre chino sulle carte processuali. La gabbia degli imputati è vuota, come esige la scenografia del nuovo rito processuale. E come nei telefilm di Perry Mason, ogni tanto Pippo parlot¬ ta sottovoce con il suo legale. Ha l'aria un po' sforzata del primo della classe, quando il presidente lo corregge per una banalità (aveva detto «accetto» invece di «approvo»), lui quasi s'inchina sorridente per ringraziare: «Ma certo, si dice così: approvo». L'aula è piena di ragazze curiose. Il fascino di Rambo? Nel rapporto di polizia inviato ai giudici, qualcuno ha annotato: «La vita di De Cristofaro è un romanzo». E poi si spiega: «... Pippo ha creduto opportuno mettere le tende con una ragazzetta che nelle sue mani non è stata che la bambolina da maneggiare a suo libero piacimento». Adesso, però, lui ribalta quest'immagine. Nel primo memoriale ricostruisce le scene del delitto, dopo aver premesso che «Diane era gelosissima: se solo guardavo una ragazza mi teneva il broncio per ore»; e che «quel catamarano con il fiocco troppo piccolo non permetteva le andature di bolina». Come a dire che era una barca insicura da rubare. Poi racconta il po¬ meriggio del 10 giugno: «Annarita bevve il caffè offerto e preparato da Diana (solo un sorso buttando il resto in mare) e si ritirò nella sua cuccetta. Non mi domandai perché avesse buttato via il caffè. Diana usava farne molto (usanza olandese)». Lui era al timone, sempre attento alla bussola e alle ve'e. «Diana uscì dalla cuccetta di Annarita con un coltello sanguinante, gli occhi stralunati. Scesi e vidi Annarita colpita al fianco. Ero disperato, la trascinai sino alla scaletta, e poi a poppa appoggiandola alla tuga. La barca sballottò e per poco non caddi. Il boma strambava. Mi rimisi subito al timone. A un tratto, Diana prese il machete e colpì Annarita alla testa. Gridai, piansi, era pazzesco». E questa versione spiegherà alla corte il 20 marzo, alla ripresa del processo. Alle 11 l'udienza è tolta, due carabinieri impettiti allontanano fotografi e cameramen. Gli avvocati lo rincuorano. Filippo ossequia. Pierangelo Sapegno Filippo De Cristofaro (a destra) parla con il suo avvocato

Luoghi citati: Ancona