Bernini boccia il piano Schimberni di Roberto Ippolito

Bernini boccia il piano Schimberni Per le Ferrovie è guerra aperta tra il ministro e il manager sui tagli di 29 mila posti Bernini boccia il piano Schimberni Ma il commissario: no ai rinvii ROMA. E' tornato al mittente il piano con il taglio di 29 mila posti nelle Ferrovie, Carlo Bernini, ministro de dei trasporti, ha infatti bocciato le misure annunciate dal commissàrio delle Fs, Mario Schimberni. «Restituisco il provvedimento — afferma Bernini — e non lo approvo. Non corrisponde alla legge, non è stato contrattato con i sindacati e non tiene conto delle indicazioni del programma di risanamento». A questo punto, fra ministro e commissario è guerra aperta, dopo mesi e mesi di incomprensioni e liti. Bernini attacca; Schimberni evita la polemica diretta, ma è preoccupato che i suoi progetti di ristrutturare le Ferrovie siano accantonati: «Non si può andare avanti con la logica del rinvio», fa presente. Ma anche se mancano le frecciate personali, il conflitto sulla gestione delle Ferrovie sta superando ogni limite. E' forse ormai quasi impossibile ricomporre la frattura fra ministro e commissario. C'è uno scontro di potere sul futuro di un ente che deve investire 90 mila miliardi in dieci anni. Ieri sera Bernini ha chiesto udienza al presidente del Consiglio, Giulio Andreotti. Contemporaneamente, Schimberni segna dei punti. «Per il momento esiste solo il problema delle Ferrovie dello Stato e non un problema Schimberni», afferma il vicepresidente del Consiglio, il socialista Claudio Martelli, sponsor in questa fase dell'amministratore straordinario. In effetti, non è sul tappeto l'eventuale rimozione di Schimberni, che ovviamente non medita proprio di uscire di scena. Ma Bernini ha colpito a fondo. Ieri mattina ha fatto recapitare al commissario una lettera per contestare il piano che indica i 29 mila esuberi e che dovrebbe essere attuato il primo aprile prossimo. «Devo al riguardo rilevare — si legge nella lettera — che tale programma ha un ambito ben più ampio di quanto prescritto» da un decreto legge emanato a novembre. Il commissario ha invece cercato di utilizzare tutti gli strumenti di legge esistenti per ridurre il personale. «Le Ferrovie non intendono essere inchiodate a una situazione di stallo» insiste Schimberni. Mentre i due «contendenti» parlavano, stava per concludersi il ventesimo sciopero dei Cobas, i comitati di base che (stando alle stime dell'ente) sarebbero riusciti a provocare una contrazione del traffico merci del 10%. Le Fs puntano molto, invece, in un rilancio delle merci. Il commissario ha invitato il ministro a occuparsi di questo delicato problema. Ma fra i due non c'è mai stata sintonia. Ieri, sono perfino circolate versioni opposte su come sia nato il faccia a faccia: c'è chi parla di convocazione di Schimberni e chi sostiene che è stato lui a sollecitare il colloquio. Fatto sta che Bernini ha praticamente cancellato il piano con i tagli. In un incontro con i sindacati, ha spiegato che il piano non ha nemmeno valore formale poiché non è una delibera. Ha poi lamentato che non si tiene conto del programma di risanamento delle Ferrovie (che sarà discusso domani dal Senato, dopo il sì della Camera). Secondo il ministro, c'è divergenza con il disegno di legge sui prepensionamenti. Il commissario ha spiegato le sue ragioni al ministro: non considerava il piano come un atto definitivo, ma una base di discussione. Il documento presenta scenari diversi, nel caso vengano concessi o negati i prepensionamenti. Ma un aspetto è fondamentale: «E' urgente — sostiene Schimberni — assumere decisioni politiche che restituiscano al paese un servizio pubblico essenziale come il trasporto ferroviario». La presidenza del Consiglio prende tempo. «Non credo che la questione delle Ferrovie e il piano degli esuberi verranno affrontati nel prossimo Consiglio dei ministri» ha affermato il sottosegretario alla presidenza Nino Cristofori (mentre Bernini sollecita l'esame delle sue proposte di riforma). Intanto, lo scontro può proseguire. I senatori comunisti chiedono la rimozione del commissario. Per rincarare la dose, il ministro ha anche bocciato il contratto dei dirigenti siglato dall'ente solo con la Fndai. Roberto Ippolito

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