L'EUROPADI CORSA AL DISARMO di Aldo Rizzo

L'EUROPADI CORSA AL DISARMO DALLA PRIMA PAGINA L'EUROPADI CORSA AL DISARMO alle reazioni degli organi della Nato, che hanno fatto presente come simili iniziative debbano essere discusse in seno all'Alleanza. Ma resta l'indicazione di una impazienza di fronte ai cambiamenti del quadro politico-strategico: si cerca di capitalizzare il più presto possibile le confortanti novità dell'Est, di mettere subito in banca i cosiddetti «dividendi della pace». Eppure a Vienna è in corso un importante e concreto negoziato tra la Nato e il Patto di Varsavia per la riduzione delle forze convenzionali in Europa. E' in questo negoziato, che punta al ristabilimento di un equilibrio strategico, tale da annullare ogni possibilità di offesa da una parte e dall'altra, che dovrebbero confluire le proposte e le iniziative dei singoli Stati. Ma sempre più si ha l'impressione che esso sia scavalcato e ignorato, in virtù di una specie di fuga in avanti gewalizzata. Abbiamo parlato dell'Ovest, ma naturalmente in prima fila sono i Paesi dell'Est, che essendosi liberati in modi vari della camicia di forza stalinista, ora vorrebbero affrancarsi, in tempi rapidi, anche della presenza militare sovietica. Così l'Ungheria, la Cecoslovacchia e anche la Polonia hanno chiesto il ritiro delle truppe dell'Urss. E nel caso ungherese c'è già stata una risposta positiva di Mosca, in linea di principio. A Vienna, la Nato vorrebbe che queste richieste, .sacrosante, fossero coperte dalla più generale riduzióne delle fòrze sovietiche all'estero, oggetto della trattativa, anche per dare un avallo multilaterale, quindi più cogente, alla liberazione di Paesi come l'Ungheria e la Cecoslovacchia. Ma la controparte, il Patto di Varsavia, quasi non esiste più. Esiste l'Urss. E che fa l'Urss? Propone con Oleg Grinevsky, capo della delegazione sovietica al negoziato di Vienna, che entro il 1995, cioè in tempi brevissimi, avvenga il ritiro di tutte le truppe straniere da tutti i Paesi dell'Est e dell'Ovest. Vale a dire che i sovietici si ritirerebbero nell'Urss, ma anche gli inglesi in Inghilterra, i belgi (appunto) in Belgio, e soprattutto gli americani in America. In pratica l'Urss, scavalcando i termini attuali del negoziato viennese, che prevede la riduzione a 275 mila uomini per parte delle forze americane e sovietiche in Europa, cerca di coprire con la reciprocità quello che verosimilmente è il suo forzato ritiro dall'Est (tuttavia restando a ridosso dell'Europa). E nello stesso tempo rilancia il suo vecchio sogno strategico, che è quello di portare l'America fuori dal Vecchio Continente. Ad aumentare la confusione è venuta anche un'intervista del ministro degli Esteri di Bonn, Hans-Dietrich Genscher, secondo il quale la Germania riunificata potrebbe non fare parte della Nato. E così si spalanca il quadro di un vuoto europeo, che è il contrario esatto di ciò di cui si avverte il bisogno, e di ciò per cui gli occidentali hanno lavorato per mezzo secolo, aspettando il «ravvedimento» dell'Est. In altre parole, i grandi e fantastici cambiamenti nel mondo comunista rischiano di sfuggire al controllo, generando un'instabilità pericolosa per tutti. E ciò proprio mentre l'Oriente continua a essere squassato da contraddizioni irrisolte, anzitutto a Mosca. Aldo Rizzo

Persone citate: Hans-dietrich Genscher, Oleg Grinevsky