E Colturi si «libera» di tutta la sua sfortuna

E Colturi si «libera» di tutta la sua sfortuna Nella discesa di Val d'Isère vince l'austriaco Hoeflehner e c'è l'inatteso exploit di un azzurro bersagliato dai guai E Colturi si «libera» di tutta la sua sfortuna Sesto, non è più il signor crocerossa VAL D'ISERE DAL NOSTRO INVIATO Luigi Colturi detto Rasiga, per via del padre che possiede una segheria in quel di Bormio, ha salvato la giornata azzurra e pure un pezzo della nostra, dato che onestamente sulla libera di Val d'Isère vinta dal vecchio Hoeflehner c'era ben poco da raccontare. Hoeflehner davanti a Skaardal, il contrario di Kitzbuehel, l'ottava vittoria dell'austriaco in undici anni di onorata carriera, Zurbriggen solo quinto, Ghedina assente per i postumi della caduta sulla Streif, Runggaldier deludente in 64* posizione, la pista che sembrava una tranquilla autostrada bianca, senza tranelli e pericoli, un pallido sole che sfiorava la neve dopo la grande tormenta. Poi, con il numero 49 di pettorale, ecco scendere Rasiga Colturi, 23 anni a maggio, un tipo tondo e tosto con gli occhi dolci di un bambino. Colturi aveva ottenuto il terzo tempo nelle prove, ma nessuno credeva al miracolo, lui per primo. «In alto, dove c'era da lasciar correre gli sci, sono andato come una spia». E infatti al primo intermedio era in testa, e una smorfia di ansia si è disegnata sul volto di Hoeflehner che già faceva le foto sul podio. «Ho perso in curva, ma lo sapevo prima ancora di partire: sono tornato sugli sci solo una settimana fa e non mi sono allenato per niente». Ancora una curva, lo schuss finale, poi il sesto posto sul tabellone elettronico, il miglior piazzamento della carriera, la gioia, le parole che traboccavano dal cuore come un fiume in piena. E una storia di sfortune che vale la pena di raccontare, magari pensando a Tomba e ai suoi problemi dopo la frattura. Luigi Colturi, il 27 novembre del 1988 è stato vittima di un grave incidente d'auto insieme a Sbardellotto e alla moglie di quest'ultimo. «Ho avuto un orecchio staccato e mi sono fatto male alla testa e alla schiena. Ho portato il collare di gesso per due mesi e la mia stagione è finita prima ancora di cominciare. Ho ripreso soltanto a giu¬ gno». Allenamenti, fatica, poi alla vigilia delle gare... «Era il 4 dicembre, in Valgardena. Provavo la Sasslonch e sono volato fuori pista. Come Much Mair. Mi sono fratturato il gomito ed ho riportato un forte ematoma alla schiena con interessamento del fegato e del pancreas. Sono stato a letto un mese, poi una settimana fa ho rimesso gli sci ai piedi. Ed ora sono tornato con un sesto posto incredibile: comunque sono già contento di aver preso parte a una gara dopo un anno e mezzo: ringrazio Miki che mi ha fatto guarire». Miki è un amico di Luigi esperto di shiatsu, una tecnica di medicina orientale che consiste, più o meno, nell'accostare alla parte malata un braciere di er¬ be. «Odio le iniezioni e tutta quella roba 11» ha aggiunto ridendo. Tipo simpatico, speriamo che si ripeta oggi, ammesso che si corra la libera e non il supere dilemma creato dal tempo e dai meteorologi che prevedono un'altra tormenta. La vicenda di Rasiga Colturi, in ogni caso, riporta d'attualità quella di Alberto Tomba, che rimane al centro dei commenti anche quando non c'è. Ad esempio Jean-Claude Killy, che su queste nevi ha incominciato a sciare e continua a far soldi, ha tessuto una specie di panegirico dell'azzurro, dicendo in sintesi che lo sci senza Tomba è povera cosa, e che il ragazzo deve allenarsi in libera e gareggiare in superG, cosa fra l'altro che migliorerebbe le sue prestazioni anche in gigante. Killy naturalmente ha detto che Tomba è il migliore e sarà protagonista pure alle prossime Olimpiadi, che com'è noto si svolgeranno qui in Alta Savoia fra due anni. Di parere opposto è Sepp Messner, fino a un anno fa allenatore di Alberto, che a quanto pare non ha mantenuto buoni ricordi dei suoi rapporti con il nostro. «Sta sprecando il suo talento, è un atleta finito anche se rimane tuttora il migliore in slalom. Non si allena come dovrebbe, fa quel che gli pare. E poi quella famiglia... Prima c'era solo la madre, adesso ci si mette anche il padre». Carlo Coscia Ecco l'austriaco Hoeflehner che ha vinto l'ottava libera in 11 anni di carriera

Luoghi citati: Bormio, Savoia, Sesto