Firenze, una città non va allo stadio di Giorgio Viglino

Firenze, una città non va allo stadio I tifosi viola, sindaco in testa, boicottano Fiorentina-Napoli per protesta contro la crisi della società Firenze, una città non va allo stadio Manifesti, volantini e picchetti soft FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO Tutto nella vita sembra tornare a cicli ricorrenti, ma stavolta Firenze propone l'inedito assoluto, almeno nell'universo non troppo piccolo del calcio. La città intera è mobilitata, sindaco in testa, nella più clamorosa operazione di boicottaggio alla sfida della domenica, sfida grande e ricca, sfida tra le squadre, Fiorentina e Napoli, ma anche tra gli uomini-simbolo più chiacchierali, Baggio e Maradona. Cinquemila sono i manifesti affissi ai muri dal Duomo a Santa Maria Novella con crescendo rossiniano fino- a Campo di Marte, 10 mila i volantini diffusi capillarmente per volontariato, all'insegna del «Non c'ero anch'io!». L'oggetto della contestazione, ma forse meglio dire il pretesto, è la cessione che si dà per avvenuta di Robertino Baggio, ma dietro all'ultima goccia stanno le altre mille e mille, lo smantellamento continuo di questa società un tempo grande, ora e da troppo tempo ridotta a un ruolo da comprimaria. Il «collettivo» che raggruppa i tifosi d'ogni club e fazione, parla per bocca di Maurizio, 24 anni: «Non vuole essere uno sciopero contro qualcuno, nemmeno contro i soli Pontello, ma uno sciopero per la Fiorentina. Vogliamo scuotere la città dall'impotenza, non dall'indifferenza perché tanti, quasi tutti, hanno capito da tempo come vanno le cose: siamo diventati il supermercato del calcio italiano, lanciamo i campioni, ricicliamo e rilanciamo gli ex, per poi fare i saldi a ogni fine stagione». In società imbarazzo e dignitoso silenzio. Il presidente Righetti cerca di essere il più trasparente possibile, i Pontello stanno prudentemente zitti almeno questa volta, anche se della frattura all'interno del clan sanno anche le pietre antiche. Baggio è andato in mezzo ai tifosi a predicare la non violenza, intervento lodevole ma forse superfluo, perché è ben presente in tutti il rischio connesso a una manifestazione che è assolutamente unitaria, popolare ed elitaria allo stesso tempo, sentita dalla città intera, ma soltanto finché resta pacifica e perfino gioiosa. «Se vola un solo schiaffo abbiamo perso», diceva con convinzione il Maurizio per poi illustrare le iniziative concrete. Un picchettaggio soft all'esterno dello stadio, una presenza di massa fin dal mattino, a scoraggiare ma non a impedire l'ingresso, cori inediti e conosciuti, un happening confortato appunto dalla presenza di Morales, il sindaco populista. Sulla curva Fiesole comparirà soltanto uno striscione lungo 70 metri: il contenuto è top secret. Dalla parte opposta, in curva Ferrovia, 15 mila napoletani che hanno esaurito la scorta di biglietti disponibile: c'è da spe¬ rare che alla Fiorentina nessuno abbia pensato di riciclare i biglietti rifiutati dai tifosi viola, perché allora passeremmo direttamente alla cronaca nera. Nella bufera c'è poi la piccola formalità della partita da giocare, una ripetizione della sfida di Coppa Italia, ma ancor più difficile per i viola. Giorgi ha sette uomini fuori rosa (Pin, Faccenda, Di Chiara, Dell'Oglio, Nappi, Zironelli e Dertycia), due quasi debuttanti in campo, Malusci, difensore già selezionato nella nuova «Under 21» di Maldini, e Sacchi, centrocampista, e una panchina di bambini guidata dal baffuto Pellicano. Bigon è alle prese con il solito Maradona e deve fare a meno di Careca, Renica, Francini e Crippa. Non può perdere Giorgi in una situazione ambientale tanto deteriorata, e per ottenere un risultato positivo punta sulla solidità del gruppo, sulla volontà dei giocatori superstiti di uscire da questa crisi latente, dimenticata soltanto in Coppa Uefa, ormai un ricordo nei suoi fasti passati e ancora lontano miraggio per il futuro dei quarti di finale. Il Napoli capolista, pressato da vicino dal Milan, non può concedere nemmeno il pareggio, con o senza Maradona in campo. D'altro canto quante volte quest'anno la presenza di Dieguito è stata inutile se non nociva? Giorgio Viglino i "*e*'*y''a' Operato ieri al ginocchio destro, dovrà star fermo almeno 7 mesi

Luoghi citati: Fiesole, Firenze, Italia, Napoli