Gli Usa fuori dalla gara dei chip

Gli Usa fuori dalla gara dei chip Polemiche per un fallimento che rafforza il predominio giallo in un campo strategico Gli Usa fuori dalla gara dei chip Così s'è sciolta la USMemories creata dai giganti informatici Era nata per svincolarli dalla dipendenza tecnica di Tokyo LOS ANGELES. US Memories, il consorzio di aziende americane produttrici di chip di memoria, si è sciolto senza risolvere i problemi per cui era stato costituito. I produttori di computer ed apparati elettronici dipendono sempre di più per i componenti più critici dai fornitori giapponesi, molti dei quali sono anche i loro principali concorrenti. Il fallimento dei tentativi congiunti di rinvigorire il settore dei semiconduttori ha messo in evidenza la vulnerabilità dell'industria Usa agli attacchi dei giapponesi. Alcuni interpretano l'insuccesso come il segnale della fine della supremazia americana nel mercato mondiale dei computer. «Stiamo assistendo alì'affondamento della nostra industria informatica», dice Wilfred Corrigan, presidente dell'US Memories e della Lsi Logic, un importante produttore di semiconduttori. «I nostri computer stanno diventando delle scatole vuote riempite con tecnologia giapponese». L'obiettivo del consorzio era di ridurre la dipendenza dell'industria elettronica americana per i chip «dynamic random access memory» (d-ram) dai fornitori giapponesi. Questi controllano il 75% del mercato mondiale di questi componenti, che vale circa 7500 miliardi di lire. Il progetto di collaborazione fra produttori di semiconduttori e aziende elettroniche era stato concepito in un periodo di preoccupante carenza di chip d-ram. L'iniziativa, presentata lo scorso giugno, aveva subito ricevuto T'appoggio di tutti i settori industriali, del Congresso e dei membri dell'amministrazione Bush. Essa era stata salutata come «la risposta dell'America» da Robert Moshacher, ministro del Commercio, mentre per Robert Noyce, presidente della Sematech e uno degli inventori dei semiconduttori, essa era segno del «ritrovato ottimismo sull'avvenire dell'industria americana». Negli ultimi sei mesi, comunque, la penuria di chip d-ram è scomparsa e i prezzi sono bruscamente scesi. La maggior parte delle aziende elettroniche che spingevano l'industria nazionale di semiconduttori ad aumentare la produzione si sono poi disinteressate al progetto negando il supporto finanziario all'US Memories. Fra i sostenitori originari del consorzio (Ibm, Digital Equipment, Hewlett-Packard, Intel, Advanced Micro Devices, National Semiconductor e Lsi Logic) l'ottimismo ha lasciato il posto all'amara delusione. «Siamo molto rammaricati di non aver saputo lavorare insieme per il bene comune dell'industria», dice W. J. Sanders III, presidente della Advanced Micro Devices. Anche la Ibm ha espresso la sua delusione. US Memories «era necessaria per incrementare la produzione interna di chip d-ram e per rafforzare le infrastrutture su cui si basa l'industria elettronica americana» afferma la compagnia. Colpevoli del fallimento dell'US Memories sono considerate le società di computer, che non hanno voluto investire nel consorzio. «Siamo convinti che le compagnie, che non hanno adeguatamente supportato questa iniziativa, hanno perso un'eccezionale opportunità per collaborare con i produttori di semiconduttori a risolvere i problemi della nostra industria elettronica», dice Robert Palmer, vicepresidente della Digital Equipment. I produttori di computer si tenevano d'occhio a vicenda per vedere chi avrebbe fatto il primo passo. At&t, Compaq Computer, Ncr e Tandem Computer erano fra quelli che stavano per saltare il fosso. Alla fine nessuno si mosso. Anche se US Memories è stata messa da parte, la ricerca di soluzioni alternative è in corso. «L'industria ha il dovere di continuare a cercare una risposta» dice Kane, ex dirigente dell'Ibm e impegnato in US Memories. «L'industria elettronica militare e civile dipende quasi interamente per questi elementi fondamentali da fornitori stranieri — dice Richard Iverson, presidente dell'American Electronics Association —. Sono convinto che i tentativi di rientrare nel mercato dei chip d-ram non finiranno qui». Louise Kehoe Copyright «Financial Times» e per l'Italia «La Stampa»

Persone citate: Bush, Hewlett-packard, Louise Kehoe, Richard Iverson, Robert Moshacher, Robert Noyce, Robert Palmer, W. J. Sanders Iii, Wilfred Corrigan

Luoghi citati: Italia, Los Angeles, Tokyo, Usa