Diecimila andranno in carcere
Diecimila andranno in carcere Cassazione: l'intervento del ministro Vassalli sblocca la paralisi delle cancellerie Diecimila andranno in carcere Sono tutti quei condannati rimasti in libertà per una serie di disfunzioni burocratiche Adesso un nuovo decreto autorizza la Suprema Corte ad emettere gli ordini di carcerazione ROMA. Riprenderanno tra pochi giorni in tutta Italia gli ordini di carcerazione dopo le definitive condanne della Cassazione. Presto scatteranno, quindi, le manette per gran parte dei 10 mila condannati dopo il 24 ottobre, ma rimasti in libertà grazie ad una grave disfunzione burocratica. La situazione, che era rimasta paralizzata per tre mesi a causa dell'ambigua formulazione di una norma regolamentare del nuovo processo penale, si è sbloccata per l'intervento del ministro Vassalli. Secondo il Guardasigilli, che ha emanato una circolare chiarificatrice per dissolvere ogni dubbio ai cancellieri, l'esecuzione delle condanne irrevocabili diverrà, anzi, più rapida rispetto al passato. Tra i primi imputati che inaugureranno la nuova procedura vi saranno gli otto componenti del commando di «Avanguardia Operaia», oggi tutti medici, ritenuti colpevoli martedì scorso dalla Cassazione di omicidio volontario per l'uccisione dello studente missino Sergio Ramelli. In settimana il pg di Milano riceverà da Roma gli incartamenti e potrà così ordinare l'arresto dei due autori materiali del tragico pestaggio, i medici Marco Costa (che ha avuto 10 anni e 1 mese di reclusione) e Giuseppe Ferrari Bravo (9 anni e 7 mesi), e degli altri sei complici, condannati a pene variabili dai 5 anni e 9 mesi ai 7 anni. Se non otterranno la grazia dal Capo dello Stato, gli otto ex ultras dovranno tornare in carcere per scontare la pena residua. Ma come è nato questo «pasticcio» all'italiana? Il 30 settembre il ministro Vassalli emana il regolamento di esecuzione del nuovo codice di procedura penale. L'articolo 28 dispone che spetta solo alla cancelleria della Cassazione predisporre l'estratto di una condanna divenuta definitiva dopo il rigetto del ricorso dell'imputato ed inviarlo al pubblico ministero per l'emissione dell'eventuale ordine di carcerazione. La novità viene, però, contestata in Cassazione perché fini¬ sce, inaspettatamente, per centralizzare a Roma la notifica degli ordini di carcerazione, attribuendo alle cancellerie della Suprema Corte una serie di pesanti incombenze alle quali, però, non si è in grado di far fronte senza la creazione al «Palazzaccio» di una struttura autonoma, specializzata e dotata di adeguati organici e mezzi tecnici di supporto. La modifica alleggerisce, invece, il lavoro delle 28 Corti d'appello che fino a quando è rimasto in vigore il vecchio codice di procedura penale erano competenti in materia. Dal 24 ottobre scorso questa grave disfunzione della giustizia si rivela «miracolosa» per circa 10 mila imputati, che, pur risultando definitivamente condannati ad una pena variabile da pochi giorni sino all'ergastolo, riescono ad evitare il carcere perché nessuno gli presenta il conto. E da allora restano in libertà. Prima della riforma, invece, il condannato riceveva la brutta notizia attraverso la Corte d'appello competente per il suo processo. Lo «smistamento» delle condanne era quindi relativamente svelto. Invece, dal 24 ottobre, doveva essere la Cassazione, da sola, a provvedere attraverso la sua cancelleria. Ma, per il temuto super-lavoro, il personale di cancelleria della Suprema Corte si «ribella» al decreto Vassalli. Dopo una serie di riunioni al ministero di Grazia e Giustizia si trova finalmente la soluzione. Presso ognuna delle sette sezioni penali della Cassazione viene istituito un servizio esecuzione delle sentenze alle dipendenze di un cancelliere che dovrà, entro un paio di giorni dalla sentenza, inviare ai competenti pg di Corte d'appello il dispositivo autenticato del verdetto della Cassazione con la fotocopia dei dispositivi delle decisioni di 1° e 2° grado insieme ai nomi degli accusati e ai relativi capi d'imputazione. Gli ordini di carcerazione saranno emessi dal pm. Pierluigi Franz
Persone citate: Giuseppe Ferrari, Marco Costa, Pierluigi Franz, Sergio Ramelli, Vassalli
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