«Il poup sarà socialdemocratico»
«Il poup sarà socialdemocratico» Rakowski e la vecchia guardia comunista si ritirano ma attaccano Solidarnosc «Il poup sarà socialdemocratico» Congresso a Varsavia: il partito si sta sciogliendo VARSAVIA DAL NOSTRO INVIATO Rakowski se ne va, affonda con tutta la vecchia dirigenza marxista nel naufragio pilotato del partito comunista polacco. Aprendo i lavori dell'ultimo congreso del poup, il segretario uscente ha proposto di rifondare il partito e di ribattezzarlo «socialdemocratico», e contemporaneamente ha ammainato il suo personale vessillo del comando. A fatica, senza mai menzionare la parola dimissioni, ma con un'indicazione precisa: «Penso sia giusto che U timone passi a una nuova generazione, meno compromessa col passato». Largo quindi ai giovani leoni appena sfiorati dalla bufera stalinista, cresciuti nell'ottica riformistica, maturi per il dialogo democratico, mentre fuori della sede congressuale centinaia di aderenti della Nsz, i militanti studenteschi vicini a Solidarnosc, manifestavano la loro rabbia anticomunista con lanci di pietre e petardi. La polizia è intervenuta in forze e li ha dispersi. Di nomi sul successore Rakowski non ne ha fatti nel sofferto discorso d'addio, durato un'ora, dinanzi alla platea di 1640 delegati frastornati dalla rapidità del harakiri collettivo. «Se avesse designato l'erede lo avrebbe bruciato di colpo», spiega un rappresentante in jeans del distretto di Cracovia. Chi sarà il futuro leader della sinistra polacca? Quattro nomi circolano con insistenza nei corridoi del Palazzo della Cultura spoglio di striscioni — nemmeno una bandiera rossa, niente musiche marziali — dove i congressisti si sono presi il lusso di salutare con un applauso di circostanza l'ingresse del presidente Jaruzelski. «Punterei i miei soldi su Alexander Kwasniewski», dice l'ex vicepremier Sekula. Quarant'anni compiuti da poco, fu tra i protagonisti di spicco nei negoziati della «tavola rotonda» che sfociarono nell'intesa con Solidarnosc, poi responsabile della federazione giovanile del poup. «Io vedo invece Slawomir Wiatr», ribatte l'ex ideologo del ce Czyrek. «E' un economista di valore, piace a molti». Dal marasma che ha travolto l'attuale vertice potrebbe salvarsi il vicesegretario Leszek Miller, brillante funzionario di provincia approdato nella capitale con la voglia di mettere in soffitta l'antica guardia leninista. Infine l'outsider e unico cinquantanne Tadeusz Fiszbach, sostenuto all'interno dal gruppo parlamentare e all'esterno da Lech Walesa (gli deve l'elezione a deputato), amicizia che potrebbe risultargli fatale. Finora l'unico momento unitario della tre giorni comunista si è avuto quanto i presenti in coro hanno intonato l'inno nazionale; ma subito il clima si è stemperato in mormorii di disapprovazione durante la lettu¬ ra del testamento-analisi di Rakowski. Un mea culpa dettagliato sugli errori e gli orrori del regime, «cieco e sordo al cospetto di dogmi ideologici estranei agli interessi della società e dei cittadini». I comunisti polacchi, ha esclamato il primo segretario, hanno sbagliato su ogni terreno. «Si è impedito ai buoni compagni di esprimersi, prima dell'avvento di Gorbaciov temevamo sempre la reazione dei sovietici, abbiamo calpestato la giustizia, distribuivamo solo prebende e favori ai fedelissimi. La causa principale della disfatta è stato il nostro rifiuto della democrazia». Il resto dei danni l'ha operato la visione «utopica» della burocrazia centralizzata. «Oggi sep¬ pelliamo il partito operaio unificato polacco, che risorge rivisto e corretto nel credo della socialdemocrazia europea». Il nuovo movimento navigherà verso l'obiettivo dell'Internazionale socialista sotto cui l'attendono «il conforto e le simpatie espresse da Willy Brandt, Bettino Craxi, Felipe Gonzalez». Rakowski ha d'altro canto lanciato una dura sfida al governo di Tadeusz Mazowiecki e a Solidarnosc, affermando che la sua linea economica rischia di portare il Paese «da una forma di totalitarismo e di demagogia politica a un'altra. Non bisogna sovvertire le leggi del mercato e dell'iniziativa privata con il trapianto di un capitalismo ottocentesco che rischia di svendere le nostre imprese allo straniero. Non è per questo capitalismo che aveva cominciato a lottare Solidarnosc nel 1980». Per evitare questo rischio, ha detto, Rakowski, è necessaria alla Polonia l'azione di «una sinistra forte», di cui il nuovo partito diverrebbe il polo di attrazione. In serata l'assemblea si è avvitata su questioni procedurali, se sciogliere il poup all'istante o alla chiusura del congresso. Domani in qualsiasi caso il voto, che si prevede plebiscitario, sul cambio di etichetta. Poi verrà il difficile, convincere le masse polacche. Piero de Garzarolli
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