«Repubblica», mediazione sempre più difficile di Valeria Sacchi

«Repubblica», mediazione sempre più difficile Martedì Berlusconi decide sull'ipotesi di scorporo del giornale e dell'«Espresso» chiesta da Caracciolo e Scalfari «Repubblica», mediazione sempre più difficile Per il quotidiano e i settimanali Mondadori è già iniziato il toto-direttore MILANO. Salvo imprevisti, sempre possibili in una vicenda dai molti risvolti, il conto alla rovescia sembra essere cominciato per la Repubblica targata Scalfari. Per martedì, Suvio Berlusconi si è impegnato a dare una risposta sul progetto per Repubblica che l'amministratore delegato di Mediobanca, Vincenzo Marenghi, gli ha esposto la scorsa settimana. E qui bisogna chiarire che questa proposta non è partita da Mediobanca, ma è stata messa a punto da Guido Rossi per Carlo Caracciolo. Da Rossi e Caracciolo Mediobanca è stata poi chiamata in causa affinché ne curasse gli aspetti finanziari. Quanto a Cuccia, si dice che il presidente onorario di Mediobanca si sia tenuto, per il momento, fuori dall'intera faccenda. Il piano punterebbe allo scorporo dalla Mondadori della Repubblica, dei quotidiani locali e dell'Espresso, e il passaggio ad una società nella quale Mondadori scenderebbe al 15%, la Cir manterrebbe il suo 30%, un 25% tornerebbe a Caracciolo e Scalfari e il resto nelle mani dei vecchi soci Espresso. Secondo buone fonti, su questo schema Berlusconi non è d'accordo. Egli sarebbe disposto, forse, a cedere la maggioranza dell'Editoriale, ossia a scendere sotto il 52%, mantenendo però una posizione di minoranza dominante, ossia il 40-45%. Ma, a parte il fatto che non si capisce perché la Cir dovrebbe rinunciare a tutte le sue pretese per pochi spiccioli, la controproposta Berlusconi difficilmente piacerà a Caracciolo e Scalfari. Sommando il 50% di Repubblica posseduto da Mondadori alla quota del 45% nell'Editoriale, infatti, Berlusconi resterebbe padrone della situazione. Anche la presa di posizione di Claudio Martelli ieri, a margine di un convegno, non sembra a favore di un prossimo accordo. Affrontando il tema della Mondadori e delle concentrazioni editoriali, il vicepresidente socialista del Consiglio ha detto: «Non so se su questo punto ci sarà la crisi di governo. Ci sarebbe da preoccuparsi se le minacce si basassero su un presupposto serio. Non mi pare che sia il caso, poiché l'accordo di legislatura non ha mai dichiarato intoccabile il disegno di legge Mammì, e lo stesso Andreotti disse, nel programma di governo, che il decreto era bisognoso di approfondimenti». Quanto al problema «intermediale», Martelli ha ricordato come la vecchia opzione zero fosse stata attacata sia da De Mita che dallo stesso Scalfari, ed ha aggiunto: «Oggi, dopo che Scalfari e Caracciolo hanno venduto dietro congruo risarcimento i loro beni ad un grande finan¬ ziere che già possedeva la Mondadori, Carlo De Benedetti sembra aver perso il controllo del gruppo. Osservando la vicenda, si nota che l'altalena delle posizioni politiche si adatta alle circostanze e alle convenienze». Del resto, tre giorni fa, non solo Berlusconi ha affermato che non è «nelle sue abitudini e nella sua filosofia scorporare attività importanti», ma ha aggiunto: «Dovrò esaminare minuziosamente la Mondadori e questo richiederà parecchio tempo». E il tempo è viceversa proprio l'elemento da cui Eugenio Scalfari si sente incalzato. E' vero che egli sostiene di riconoscere come editore il «consiglio di amministrazione della Repubblica», ma Berlusconi, se vorrà, non ci metterà molto a far saltare questo consiglio. Un mese o due al massimo. Così, mentre in Mondadori Berlusconi accentra nelle sue mani tutti i poteri, intorno a Repubblica è cominciato il valzer delle voci sui candidati alla direzione. Primo della lista è Giorgio Bocca: lavora già per Canale 5, e recentemente ha criticato le posizioni di Claudio Rinaldi. Ma Bocca avrebbe già smentito seccamente, dicendo: «Non sono mica pazzo». Secondo è Alberto Ronchey, ma anche lui avrebbe confidato di non essere disponibile. Le ipotesi più recenti parlano dunque di Mario Pirani o Gianni Locatelli, direttore del Sole-24 Ore. Non chiare sembrano le prospettive di Paolo Garimberti (una vicedirezione?) e di Peppino Turani, autore di un instant-book sulla Mondadori uscito in questi giorni. In vista delle probabili dimissioni di Claudio Rinaldi, c'è invece già un nome sicui-o per Panorama: Andrea Monti, direttore di Fortune Italia. Valeria Sacchi

Luoghi citati: Fortune Italia, Milano