Per l'Urss ora viene il difficile di Flavia Amabile

Per l'Urss ora viene il difficile Ministri ed economisti sovietici a confronto con gli imprenditori italiani sui nodi della perestrojka Per l'Urss ora viene il difficile 7/ vincolo del rublo intralcia lejoint ventures BOLOGNA. «In economia la perestrojka non è neppure cominciata», questa la premessa che l'economista sovietico Gabriel Popov, ha dato all'incontro organizzato da Nomisma per discutere delle nuove prospettive che si aprono in Urss. Dalla cattedra di Prodi, a Scienze politiche, Popov ha attaccato duramente la politica di Gorbaciov e del ministro dell'Economia, Rjzhkov. «Non possiamo aspettare fino al Duemila per rendere convertibile il rublo. E' necessario farlo immediatamente. Solo così si può riuscire a semplificare i rapporti tra le varie Repubbliche della Russia e a sviluppare l'attività delle joint-venture». Sulle alternative però neanche una parola. Popov è stato molto critico anche sul nuovo corso di Gorbaciov, che si basa ancora sulla tradizionale pianificazione. Il risultato, ha dichiarato l'economista, è che «con tutti gli sforzi compiuti negli ultimi tre anni, siamo riusciti a far produrre un uovo in più per ogni gallina rispetto a quanto accadeva in passato». E così anche per il latte: «Abbiamo il piano, ma non il latte». Una Russia, dunque, divisa e con le idee ancora poco chiare su quello che sarà il suo futuro, su come passare nel modo più indolore possibile all'economia di mercato, è quella che si è presentata ieri a Bologna nel dibattito tra imprenditori italiani e esponenti del governo sovietico. Per la parte italiana c'erano una quarantina di banche, imprese pubbliche e private (Fiat, Balilla, Eni, Generali, Merloni). Per l'Urss si è trattato della più importante delegazione (viaggio di Gorbaciov a parte) mai arrivata nel nostro Paese negli ultimi anni. Sono venuti a Bologna, fra gli altri, il ministro delle Finanze Valentin Pavlov, l'uomo che ha i maggiori poteri in Unione Sovietica in materia di joint-venture; il ministro del Lavoro, Vladimir Sherbakov; il presidente della Banca per le costruzioni sovietica e responsabile dei crediti a lungo termine, Victor Bukato; il vicesinda¬ co e assessore alla Pianificazione del Comune di Mosca, Eugen Bistrov. Nell'incontro, fin dall'inizio, il tono degli interventi è stato molto concreto. E' possibile una joint-venture con privati o solo con imprese pubbliche? E il ministro delle Finanze Pavlov ha dovuto ammettere che «per ora la proprietà privata non è riconosciuta dalle leggi sovietiche, non esiste quindi la possibilità di costituire società miste con privati». Si può solo lavorare con le cooperative. Oppure: è possibile assumere a tempo determinato tecnici da portare in Italia a lavorare? Su questo è molto scettico Sherba¬ kov, che fa notare come «anche se non esiste un divieto esplicito, il sindacato si opporrebbe ad una assunzione di questo tipo». E ha sottolineato le difficoltà in cui si trova il mercato del lavoro russo: «Vogliamo creare un mercato senza compiere gli sbagli del mondo occidentale. Ma non sappiamo ancora come fare». Un altro problema pratico con il quale si scontrano le imprese italiane che hanno intenzione di realizzare una jointventure in Russia è quello immobiliare. Esistono appartamenti in cui alloggiare? 0 stanze d'albergo dove organizzare le proprie attività? A risponde¬ re è il vicesindaco di Mosca, che svela che per quel che riguarda la capitale sovietica «è possibile comprare appartamenti in dollari», e che «esiste una stretta collaborazione con il corpo diplomatico, al quale vengono fornite le stratture abitative», ma conferma la forte difficoltà incontrata nell'ospitare i rappresentanti delle 50 joint-venture che hanno sede a Mosca. Sempre in tema di edilizia il vicesindaco ha lanciato anche una proposta alle società italiane di creare una società mista per la costruzione di appartamenti e uffici. Esistono garanzie per gli investimenti, realizzati? Il mini¬ stro 'delle Finanze Pavlov non ha lasciato molte speranze. «Per ora non siamo in grado di offrire garanzie, ma stiamo la-* vorando per far approvare un pacchetto di leggi di riforma al più tardi all'inizio del '91». Quando poi, abbandonato il terreno operativo, si è scivolati sulle questioni di macroeconomia, i contrasti fra i delegati sovietici presenti sono diventati quasi palpabili. Sulla convertibilità del rublo ad esempio, uno degli argomenti più spinosi, Pavlov ha dichiarato di non essere d'accordo neppure lui con la scadenza del Duemila. Flavia Amabile Romano Prodi