Marini: non è un accordicchio di Emilio Pucci

Marini: non è un accordicchio Marini: non è un accordicchio «Senza tetti latrattativa è sul binario giusto» ROMA. «A me viene da sorridere quando si parla di accordino, accordicchio. E' ridicolo. Tra il rischio di uno scontro forte sui contratti e lo sblocco di questa situazione, l'apertura di un negoziato serio mi fa tranquillamente dire che si è fatto un buon accordo». Franco Marini, segretario generale della Cisl, all'indomani dell'intesa sul costo del lavoro tra sindacati e Confindustria, è soddisfatto e polemico: «Chi parla di accordino, forse si aspettava la rottura, ma sono fatti suoi». E chi mai auspicava una rottura traumatica? Di certo, non i sindacati, né il presidente della Confindustria, Pininfarina, al quale va riconosciuto lo sforzo e la determinazione per evitare la rottura. Al pari nostro, Pininfarina è animato dalla visione dell'interesse più generale, che passa dai contratti, ma va a rapporti sindacali più razionali, più partecipativi. Quali sono, a suo giudizio, i punti più qualificanti del «patto»? Con la Confindustria abbiamo stabilito delle regole più europee sulla gestione della conflittualità. E, quando il sindacato parla della necessità di accrescere la produttività del sistema generale, non è un fatto di poco conto. Con due obiettivi: salvaguardia della competitività delle imprese e miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori. Mi sembrano cose di un rilievo politico sensibile. Ma torniamo ai rinnovi contrattuali. La mancanza di un «tetto» predeterminato per gli aumenti retributivi, sia pure con l'impegno di combattere l'inflazione, non potrebbe aprire, al momento dei vari negoziati, conflitti senza fine? La scomparsa di «tetti» rigidi e quantitativi è un'acquisizione importante per mettere sul binario giusto i contratti. Nelle rivendicazioni sapremo essere responsabili, anche se i contrasti non mancheranno. E' inevitabile, perché abbiamo deciso di fare contratti di categoria per la forte articolazione dei settori produttivi italiani. E se l'impresa chiede flessibilità, questo si deve fare all'interno del contratto di categoria. Regole nuove. Insomma, non volevamo ripetere l'esperienza dell'83, quando facemmo un'intesa generale che quantificava pure i benefici salariali. Non ce n'è bisogno, vogliamo lasciare il ruolo alle categorie. i I vertici confederali, però, dovranno «assistere» le categorie nei rinnovi con■ trattuali che dovranno presentare rivendicazioni salariali ragionevoli e compatibili. Ma questa «sorveglianza» non toglierà poteri ai sindacati di categoria, con il rischio di conflitti interni? Non credo, perché questa attività di coinvolgimento e di assistenza è tradizionale. L'abbiamo già fatta, è nell'ordine delle cose. Ma io voglio essere leale con gli industriali. Non ci sarà alcun stravolgimento di regole, però non mancherà un impegno politico più forte della normalità di intervenire davanti a punti controversi o in caso si presentasse la necessità di una mediazione. Io mi aspetto dalle controparti un atteggiamento di disponibilità, perché di una conflittualità esasperata non ne abbiamo bisogno. In definitiva, tutto andrà per il verso giusto? Torno a dire senza enfasi che si tratta di un buon accordo. Certo, i contrasti non mancheranno, ma se li affronteremo con lo spirito di buona volontà che ha portato all'intesa dell'altra sera, ogni problema potrà essere risolto. Emilio Pucci Franco Marini

Persone citate: Franco Marini, Pininfarina

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