Tutti i conti del ragionier Marocchi di Bruno Bernardi

Tutti i conti del ragionier Marocchi Il suo sogno è vincere subito qualcosa in bianconero e un posto tra i ventidue di Vicini ai mondiali Tutti i conti del ragionier Marocchi «Tre obbiettivi: uno lo centreremo» TORINO. «A Bologna ero un buon giocatore di Serie B, nella Juventus mi sono affermato ed ho trovato una dimensione». Ragioniere nella vita e sul campo, Giancarlo Marocchi ha la stoffa del leader. Per ora è un piccolo leader di 24 anni, ma crescerà. Il biondino di Imola, terra di motori, sta sfondando nella capitale dell'auto. Il bellissimo gol segnato alla Sampdoria, il primo in Coppa Italia, si aggiunge a quello in Coppa Uefa ed ai quattro in campionato, suo primato in Serie A, dopo che nella scorsa stagione aveva centrato, in tutte le competizioni, un solo bersaglio. È Vicini dice che Marocchi è nel gruppo per Italia '90. «Ci tengo a non farmi staccare dal gruppo: non sono molto modesto ma sperare di figurare tra i 22 è il massimo e non riesco ad avere altri sogni, se poi Vicini mi manda in campo, tanto meglio», risponde mentre le gote si arrossano. Ma non mente, dice quello che pensa. Ha un tasso di simpatia superiore alla media. «Se lo dicono sarà vero e, forse proprio perché sono simpatico, non sono stato ancora preso di punta dai critici», sorride. Non s'arrabbia mai per i voti in pagella né vorrebbe assegnarli ai giornalisti «anche perché spesso sono buoni e se scrivono che ho giocato male cerco di convincerli del contrario». Come personaggio è un po' fuori dagli schemi. «Parlo e dico il giusto, non cerco provocazioni, ma ci sto bene nel momento del calcio italiano perché ci sono tanti interessi, anche se si crea, o si vuole creare, qualche tensione». Lui che ha litigato con il Bologna pur di indossare la maglia bianconera («E i tifosi rossoblu me lo ricordano con i loro cori»), cosa suggerirebbe a Roberto Baggio che, invece, non sembra essere altrettanto sensibile al fascino della Signora e fa resistenza? «Baggio sta bene a Firenze e sono fatti suoi che a me non interessano: forse non vuole correre il rischio di trovarsi nella situazione di Berti, bombardato di fischi ogni volta che torna sul campo toscano», slalomeggia Marocchi. Ha giocato ac¬ canto a Baggio in Nazionale e al mondiale, con De Agostini, saranno i jolly di Vicini. «Quando si arriva a quel livello le differenze tra le varie rappresentative si vedono con la lente d'ingrandimento: dipende dalla forma del momento, come accadde agli azzurri nell'82 in Spagna, o da tipi geniali come Maradona che fece la differenza in Messico '86», risponde. Ci sono geni in Italia? Dopo un attimo di riflessione, Marocchi fa: «Vialli. Lo vorrebbero tutti i et delle altre Nazionali. Poi c'è Franco Baresi». Ha idee chiare anche sul mercato. Tra un fortissimo attaccante e un fortissimo centrocampista, sceglierebbe il secondo: «La penso come Sacchi. Opterei per un Rijkaard». Gli ha fatto piacere evitare l'Inter in Coppa Italia «perché affrontare tre volte i nerazzurri in 17 giorni sarebbe stato troppo». Ma non sottovaluta la Roma: «Ci ha battuti di recente in campionato, però sembra meno in forma». Intanto domenica arriva l'Inter e non ci saranno gli squalificati Bonetti, Zavarov e Galia. «Anche ad Ascoli mancavamo in tre eppure si è vinto: chiaro che sarebbe meglio essere al completo», osserva Marocchi. E dice che, in assenza di Zavarov, non toccherà a lui indossare i panni del regista: «Continuerà a farlo Aleinikov». Non è d'accordo con chi parla di fragilità della retroguardia bianconera. «Caso mai fragilità difensiva della squadra», corregge. E aggiunge: «Tutti giochiamo al calcio, non stiamo arroccati e questo spiega i gol che prendiamo e quelli che segniamo. Ci dovremmo difendere in undici e non ce la facciamo». Zoff sostiene che marcate più a zona che a uomo. K' vero? «Se seguissimo le freccette del nostro tecnico alla lavagna vinceremmo sempre ma, sul campo, qualcosa salta. La Juve non può cambiare schemi in base all'avversario di turno. Comunque può centrare almeno uno dei tre obiettivi. Le Coppe sono difficili come lo scudetto ma c'è una differenza: si parte alla pari, non con 6 punti di ritardo». Bruno Bernardi Giancarlo Marocchi. Nella sua seconda stagione in Serie A ha scoperto il gol

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