De Benedetti non si arrende

De Benedetti non si arrende De Benedetti non si arrende La Cir: bloccheremo ogni mossa della Fininvest MILANO. «Berlusconi presidente della Mondadori non ce l'aspettavamo, è una bella dimostrazione di arroganza». Corrado Passera, direttore generale della Cir, è appena rientrato nel quartier generale di De Benedetti. Ha abbandonato il consiglio di amministrazione della Mondadori, quello nuovo eletto in mattinata, riunitosi in via Montenapoleone. Il suo commento sui clamorosi fatti della giornata, che hanno cambiato il volto della casa editrice di Segraté, è durissimo. «Consideriamo illegittima l'assemblea, illegittime le decisioni assunte, illegittimo tutto il processo di cose che ha portato a questa situazione: per questo non abbiamo partecipato e votato». Ma perché la Cir ha accettato i due posti in consiglio che le erano stati riservati? Replica il giovane luogotenente di De Benedetti: «Abbiamo accettato per presidiare il consiglio, per evitare i futuri rischi che potrà correre la Mondadori; nel consiglio abbiamo denunciato la nostra preoccupazione per la situazione della casa editrice, le cui leve sono ora nelle mani del suo principale concorrente: Berlusconi». Passera ribadisce la posizione della Cir: «Abbiamo la maggioranza, il 55 per cento, del capitale totale della Mondadori e la faremo valere, c'è un contratto che la famiglia Formenton deve rispettare: quello eletto oggi è un consiglio provvisorio, è solo una questione di tempo, saranno riconosciuti i nostri diritti». Gli uomini dell'ingegnere non hanno alcuna intenzione di arrendersi, considerano l'assemblea di ieri solo un primo scontro di una battaglia più lunga, danno appuntamento tra due mesi, quando ci sarà l'assemblea straordinaria per l'aumento di capitale. E, in questa occasione, voteranno anche le azioni privilegiate di cui la Cir detiene più del 70 per cento. Passera promette alla Fininvest che la «Cir non si farà da parte, bloccherà qualsiasi tentativo di spogliare la Mondadori, di vendere attività, di licenziare, ne abbiamo' la possibi¬ lità... Da cinque anni siamo a Segrate, è una delle cose più importanti che abbiamo nel nostro gruppo». E' vero che De Benedetti sta cercando un compratore per la sua quota azionaria? «E' totalmente falso». Passera elenca le minacce, politiche ed economiche, che incombono sulla Mondadori targata Berlusconi. «La Fininvest è il primo concorrente della Mondadori nella pubblicità, nei periodici, nei quotidiani; oggi Berlusconi è un'azionista in conflitto di interessi. E' possibile che Berlusconi autorizzi la Mondadori a espandersi in settori dove è già presente il suo gruppo? Se si presentasse alla Mondadori l'opportunità di un'acquisizione interessante, potrà coglierla oppure sarà dirottata alla Fininvest? Sotto il profilo finanziario, sarà data priorità ai piani di sviluppo della Fininvest o a quelli della Mondadori?». Quanto conta la politica in questo ribaltamento di alleanze? Per gli uomini dell'ingegnere le intromissioni sono state pesanti. «Mi limito a denunciare che su tavoli di possibili trattative altri ci hanno presentato la richiesta di discutere le posizioni di certe testate... oggi siamo di fronte a una concentrazione senza pari in Europa, Berlusconi controlla il 42 per cento della pubblicità. Non c'è una legge, e l'approvazione di quella in discussione viene fatta slittare perché questa operazione si concluda». Sul ventilato intervento di Mediobanca per una mediazione tra i due fronti contrapposti, sul possibile scorporo di Repubblica e di altre testate dalla Mondadori, Passera non si sbilancia. «Se e quando Mediobanca decidesse di fare una proposta — precisa — noi la esamineremo. Se sarà conveniente per la Cir, aprireremo delle trattative». Scusi Passera, ma qualcosa avrete sbagliato, o no? «Il solo fatto che siamo in questa situazione — ammette — significa che qualche grosso errore l'abbiamo fatto. Abbiamo firmato proprio in questa stanza un contratto che si basava su un patto d'onore... abbiamo fatto un errore, una debolezza che ora paghiamo». [r. g.l

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