Scalfari protesta ma tratta di Andrea Di Robilant

Scalfari protesta ma tratta Il direttore di «Repubblica» valuta una controproposta di Berlusconi Scalfari protesta ma tratta «Non riconosco il consiglio Mondadori» ROMA. Eugenio Scalfari ha subito dichiarato guerra a Silvio Berlusconi. Non appena ha conosciuto la formazione del nuovo consiglio di amministrazione della Mondadori •— 13 uomini Fininvest e solo due della Gir di De Benedetti — il direttore di Repubblica ha stilato un durissimo comunicato, nel quale ha dichiarato che la convivenza tra lui e il nuovo editore è «impossibile». «La direzione di Repubblica — ha detto Scalfari — non può e non vuole ayere alcun rapporto con il nuovo editore della Mondadori, né interpretarne le esigenze politiche e difenderne gli interessi, che sono assai corposi e a nostro avviso illegali nel. settore strategico dell'attività televisiva, come ripetutamente già affermato dalla Corte costituzionale». Scalfari ha ribadito che non riconoscerà «alcun altro referente» al di fuori del consiglio di amministrazione della società editrice La Repubblica, presieduto da Piero Ottone. «Dal gruppo Fininvest-Berlusconi — ha spiegato il direttore del quotidiano romano — ci dividono gravi questioni di principio sul modo d'intendere la professione giornalistica, le regole della libera concorrenza, il rapporto tra affari e politica e tra politica ed editoria». Per Scalfari, la convivenza non sarebbe impossibile se il ruolo della Fininvest fosse semplicemente quello di un azionista, étnche importante. «Ma poiché la composizione del nuovo consiglio d'amministrazione — ha aggiunto — attribuisce concretamente al gruppo FininvestBerlusconi il ruolo di editore della Mondadori, si rende con ciò stesso impossibile la convivenza tra due organi — l'editore e la direzione del giornale — che dovrebbero invece collaborare per il raggiungimento di obiettivi comuni». Da Milano, Berlusconi ha risposto invece di essere ancora aperto al dialogo e di non capire l'asprezza della reazione di Scalfari. {(Abbiamo solo propositi positivi — ha detto — e saremo lieti di collaborare». Ma Scalfari sembra ormai aver ridotto al minimo qualsiasi possibilità di giungere ad un accordo con il nuovo editore. Il direttore di Repubblica ha scritto il suo comunicato ieri mattina, dopo che da Milano gli avevano illustrato la composizione del nuovo consiglio d'amministrazione Mondadori, dominato dalla Fininvest e dalle famiglie Formenton e Mondadori (Leonardo). Solo nel pomeriggio ha saputo che Silvio Berlusconi era stato nominato presidente. La notizia gli è arrivata mentre partecipava ad una tavola rotonda organizzata dai giovani imprenditori della Confindustria. A quel punto, non ha trattenuto una frecciata ai Mondadori. «Uno degli affari più lucrosi degli ultimi tempi in Italia, per famiglie proprietarie o ex proprietarie, è quello di affittare o addirittura di vendere il proprio nome. E chi acquista il nome lo usa per coprirsi. Ma adesso non è più così», ha aggiunto dopo la nomina di Berlusconi alla presidenza. «Adesso si fa anche a meno del nome». Nella redazione di Repubblica, l'ira di Scalfari ha suscitato reazioni che andavano dallo sconcerto all'esultanza. Ma la maggior parte dei redattori cercava soprattutto di decifrare il contenuto del suo comunicato. «Lo abbiamo tutti letto — diceva un giornalista che ha chiesto di rimanere anonimo — ma non sappiamo bene come interpretarlo. Ci sentiamo come chi ha una parte degli elementi per giudicare, ma sa anche di non averli tutti». Ieri mattina, alla riunione della redazione, Scalfari aveva detto ai capi servizio e ad una decina di redattori venuti ad ascoltare la sua «informativa», che la trattativa andava ancora avanti. Cera infatti sul tappeto la proposta messa insieme dal presidente onorario di Mediobanca, Enrico Cuccia, che prevedeva lo scorporo di Espresso, Repubblica e quotidiani locali dalla Mondadori. Ma, alla riunione di redazione, Scalfari ha detto che questa ipotesi jion piaceva a Berlusconi, il quale aveva intenzione di presentare una contro-proposta entro lunedì o martedì prossimi. Andrea di Robilant La stanza dei bottoni. I due vicepresidenti Luca e Leonardo e, al centro, il nuovo presidente Silvio Berlusconi

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