Faida in Municipio

Faida in Municipio Marsiglia, il primo escluso ha fatto uccidere il vicesindaco Faida in Municipio Gli inquirenti indagano anche sul racket delle cliniche private Mandante e vittima riciclavano negli ospedali i soldi degli spacciatori PARIGI NOSTRO SERVIZIO Il commento più appropriato è quello del principale quotidiano di Marsiglia che titola in grande: «Enorme!». Ed enorme è infatti lo stupore, a Marsiglia e nel resto della Francia, per la conclusione dell'inchiesta sull'assassinio del vicesindaco Jean-Jacques Peschard, 59 anni, medico, ucciso il 16 gennaio. Due banditi di basso rango sono i killer, un medico amico della vittima e come lui consigliere municipale è il mandante. Il dottor Armand Gallo, quarantadue anni, aveva cenato col collega Peschard ed era uscito assieme a lui (e ad altri cinque consiglieri) dal ristorante «Il Rifugio» poco prima di mezzanotte. Quando aveva stretto la mano a Peschard sapeva di mandarlo a morte. A pochi metri attendeva la Renault 20 con a bordo i killer assoldati da Gallo:: Marcel Long, l'autista, e Roger Memmoli, l'omicida. Tutti e due da tempo noti alla polizia. Il colpo di fucile a pompa che Memmoli ha esploso contro la testa del vicesindaco, fulminandolo al volante della sua Bmw, ha scosso non solo la Marsiglia politica ma l'intera cittadinanza. Sembra incredibile che un medico abbia fatto uccidere un collega solo per una questione di debiti (cinquanta milioni non rimborsati) o per prendere il suo posto nel Consiglio municipale (Gallo era il primo dei non eletti nella stessa lista socialista-dissidente di Peschard). In realtà, man mano che passano le ore il vero motivo dell'omicidio assume contorni sempre più netti: un regolamento di conti nell'ambito della «mafia delle cliniche» e del riciclaggio del denaro sporco proveniente dal traffico di eroina. Il «buon dottor Peschard» — come lo chiamavano i suoi elettori del settimo settore della città — non era così immacolato come sembrava. E il collega Gallo, al di là dell'aria da professionista affermato, era anche lui al centro di traffici in- confessabili. Marsiglia è una delle principali piazze del commercio mondiale di stupefacenti. La «French connection» nacque qui negli Anni Settanta. Decine di magistrati italiani — a cominciare da quelli di Palermo — sono giunti a Marsiglia nel corso delle loro inchieste sul traffico mafioso di eroina. Ormai i «signori della morte» trovano parecchie difficoltà nel riciclare gli ingenti guadagni e a Marsiglia le loro attenzioni si sono accentrate sulle cliniche private. Sempre affollate di pazienti di alto reddito. Ma la legge impedisce di «istituire» nuovi posti-letto e così negli ultimi anni si è scatenata un'autentica battaglia per la conquista — a peso d'oro — delle cliniche esistenti. E' evidente che il ruolo di certi medici è fondamentale. Senza il loro appoggio i mafiosi non potrebbero divenire soci occulti nelle cliniche private. Peschard e Gallo lavoravano nella stessa clinica, la «Roches claires». Entrambi avevano avuto contatti con un altro medico proprietario di una clinica, Léonce Mout, ucciso da un killer due anni fa. In novembre, nel corso dell'indagine sul delitto Mout, era stato fermato (e poi rilasciato) Jean Chouraqui, proprietario di quattro cliniche tra cui la «Roches claires», amico e socio sia di Peschard che di Gallo. E per completare il quadro, la segretaria-amante di Peschard era misteriosamente scomparsa, nel 1984, pochi giorni dopo, aver minacciato rivelazioni sui «loschi traffici» del suo amante che voleva lasciarla. L'omicidio Peschard non sarebbe mai stato chiarito se Marcel Long non si fosse spaventato vedendo l'identikit affisso sui muri della città. Si è presentato alla polizia con un alibi che credeva di ferro e invece è stato costretto a confessare, facendo i nomi dei complici che hanno a loro volta confessato. Ma la vicenda non sembra chiusa: l'opposizione di destra ha chiesto le dimissioni del sindaco Vigouroux. Peschard e Gallo erano suoi stretti collaboratori. Il sindaco ora dice ch'e «le malattie non si scelgono, si subiscono». Ma la sua immagine di uomo «pulito», estraneo ai loschi giochi marsigliesi, ha perso di credibilità. Paolo Potetti

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