«Macabra farsa a Timisoara»

«Macabra farsa a Timisoara» Non erano vittime di Ceausescu i corpi mostrati in tv, ma morti per malattia presi dall'obitorio «Macabra farsa a Timisoara» Medici romeni accusano la Rivoluzione BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ricordate le scene allucinanti di Timisoara, diffuse in tutto il mondo poco prima di Natale? I poveri corpi straziati, le vittime degli sgherri del tiranno Ceausescu, con addosso i segni delle torture? Quei cadaveri allineati furono a lungo il simbolo spaventoso della rivoluzione romena. Ebbene quel simbolo sarebbe almeno in parte il frutto di una macabra messinscena. Una nuova puntuale dissacrazione dei tragici fatti di Romania è venuta ieri mattina da una trasmissione televisiva tedesca. Dagli schermi dell'emittente privata RTL-Plus, nel corso del programma settimanale Explosiv, tre medici di Timisoara hanno raccontato la loro verità: quei morti non erano vittime della Securitate, era gente defunta per cause naturali, cadaveri raccattati all'obitorio cittadino, o nelle camere mortuarie degli ospedali. Quei cadaveri furono cinicamente usati per costruire una immagine di brutalità, per innescare una reazione di sdegno, perché la fine di un regime esecrato venisse accettata senza riserve. E i media di tutto il mondo moltiplicarono in buona fede l'effetto dirompente di quelle immagini tremende. Un dettaglio: quella donna con il bambino appoggiato sul ventre, entrambi irrigiditi in una spaventosa immagine di morte, non erano, come tutto il mondo ha creduto, madre e figlio. Lo straziante quadretto era stato allestito dai rivoluzionari di Timisoara, con lo scopo preciso di far credere appunto a una tragedia familiare, capitolo intimo della sanguinosa tragedia nazionale romena. Nessuna parentela invece fra quella donna, che era morta per intossicazione da alcol, e quel bambino, di cui non sono state precisate le cause della fine. Alcuni dei cadaveri presentavano vistose ferite: segni dell'efferatezza dei torturatori di Ceausescu, fu detto allora. Niente affatto, ribattono i tre dottori sentiti a Timisoara da RTL-Plus: si tratta delle cicatrici lasciate dalle autopsie. Almeno diife di loro possono parlare con perfetta cognizione di causa: il medico legale Milan Dressler e il perito settore Elena Busar sono professionalmente esenti da dubbi nel riconoscere i corpi reduci dai familiari tavoli di sezione. Il terzo testimone è Ferenc Barany, anestesista: tutti e tre parlano un tedesco fluente. Intervistati da Ulrich Meyer, che dirige il magazine Explosiv, i medici hanno definito assolutamente fantasiose le cifre for- nite a suo tempo, secondo cui soltanto a Timisoara la Securitate avrebbe ucciso, nei giorni della rivoluzione, fra le quattro e le cinquemila persone. Se questo fosse vero, non si capisce perché mai sarebbero stati mostrati soltanto i tredici cadaveri delle immagini che poco più di un mese fa fecero il giro del mondo, tutti sicuramente provenienti dall'istituto di medicina legale e dagli ospedali cittadini. Sta di fatto, dicono Dressler e i suoi colleghi, che soltanto centocinquanta sono le persone di cui a Timisoara è stata denunciata la scomparsa e che a tutt'oggi non sono state ancora ritrovate. Sono certamente tanti, ma la cifra è lontanissima dal macello annunciato a suo tempo, così come del resto, su scala nazionale, fu rapidamente ridimensionato il bilancio di sessantamila morti che era stato diramato sotto Natale. Indipendentemente da quanti siano stati i morti, resta inoltre da stabilire chi li abbia uccisi: la Securitate o l'esercito? Ma forse il più assurdo, fra i troppi misteri della rivoluzione romena, è quello della regia delle immagini, che proiettarono nel Paese e nel mondo un'idea forse politicamente utile, ma certo lontanissima dal vero, di quanto stava accadendo a Bucarest e Timisoara. [a. v.] Un corpo con una lunga cicatrice scoperto in una fossa delle vittime di Timisoara

Persone citate: Ceausescu, Dressler, Ferenc Barany, Milan Dressler, Ulrich Meyer

Luoghi citati: Bucarest, Romania, Timisoara