Ruberti: cambierò il progetto
Ruberti: cambierò il progetto Intervista con il ministro dell'Università, promessi tre emendamenti Ruberti: cambierò il progetto Potere reale agli studenti; un terzo dei finanziamenti alle spese generali; più fondi agli atenei del Sud ROMA. «Questa volta cambio», ci dice al telefono il ministro dell'Università. Davanti alle contestazioni, Ruberti ha deciso di modificare il suo progetto e annuncia tre emendamenti: darà più potere al Senato degli studenti; introdurrà il principio in vigore nelle università americane di destinare un terzo degli introiti da convenzioni alle spese generali; fisserà una quota del fondo nazionale universitario (40% del totale) a favore degli atenei meridionali. Con estrema cautela («Devo prima parlarne in Consiglio dei ministri»), Ruberti spiega il senso delle sue decisioni. Vuole mandare un segnale di disponibilità concreta agli studenti che occupano le università: «E' la prima volta — dice — che una legge si discute sui giornali anziché in Parlamento. Ma per me va bene lo stesso: io sono venuto a fare il ministro perché voglio lasciare il segno». Signor ministro, gli studenti sono fieramente contrari alla riforma, che secondo loro creerebbe facoltà di serie A e di serie B. Come si può ovviare al problema? Si dice sempre che anche nelle università esistono Nord e Sud: io però invito a distinguere tra un Sud povero (Palermo e Cosenza) e un Sud ricco (Catania e Bari). Stabiliremo quote fìsse del finanziamento pùbblico1 (e le faremo rispettare nella distribuzione dei fondi) a favore delle università meridionali. Come si potrebbe garantire che (da ricerca non sia schiava dei privati», come temono gli studenti? Esiste nell'università americana una regola precisa: il 25-30% degli introiti legati a convenzioni con privati deve essere utilizzato per finanziare altre ricerche a discrezione dei rettori. Anche noi, forzando un po' il principio dell'autonomia, potremo inserire una regola del genere, invalicabile per tutti i Senati accademici. E per quanto riguarda la rappresentanza degli studenti, quali modifiche accetterebbe? Il Senato degli studenti è considerato ininfluente dagli studenti. Io avevo pensato a un istituto nuovo, da aggiungere a quelli esistenti. Però si possono cambiare le quote dei consigli di amministrazione. Mi piace anche la richiesta di dare poteri di vigilanza al Senato studentesco. Potrei anzi farne oggetto di un emendamento: il Senato studentesco, quindi, dovrebbe dare un parere vincolante su tutte le questioni che attengono alla vita degli studenti e potrebbe* chiedere indagini sulle disfunzioni. Ripeto: devo prima parlarne al Consiglio. Personalmente, però, mi impegno: non appena inizierà in Senato la discussione sulla legge, presenterò le modifiche». Francesco Grignettl
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