Non farà carriera il giudice massone L'ha deciso il Csm

Non farà carriera il giudice massone L'ha deciso il Csm Rinviato l'esame del caso Sica Non farà carriera il giudice massone L'ha deciso il Csm ROMA. Un giudice, se è massone, non può assumere incarichi direttivi, e quindi non può essere nominato presidente- di sezione della Corte di Cassazione. Lo ha deciso il Consiglio superiore della magistratura, al termine di un dibattito dall'esito incerto e contrastato fino al voto finale. Il giudice in questione è Angelo Velia, consigliere della Corte suprema, ex capo dell'ufficio istruzione di Bologna, che a suo tempo ammise di essere un affiliato della loggia massonica Zamboni De Rolandis. La commissione del Csm che distribuisce gli incarichi direttivi l'aveva proposto per la nomina a presidente di sezione della Cassazione. Ma arrivata al plenum, la pratica è stata bloccata. Quella nomina è inopportuna, hanno detto molti consiglieri, aprendo una discussione sui rapporti tra magistratura e massoneria e più in generale tra giudici e associazione segrete e non, partiti politici compresi. Alla fine ha prevalso la tesi che il giudice massone non può diventare presidente di sezione, con 16 voti a favore, 11 astenuti e 5 contrari. Velia l'aveva spuntata in commissione per il rotto della cuffia. A favore della sua nomina aveva votato un consigliere, mentre altri 4 si erano astenuti. L'anziano magistrato correva per la poltrona di presidente di sezione insieme con altri 67 colleghi. Alla fine la commissione si era espressa in suo favore. In plenum il dibattito si è subito spostato sull'opportunità dell'affiliazione di qualunque giudice ad un'associazione segreta come la massoneria. E' stato il «verde» Vito d'Ambrosio ad accenderlo: la nomina di Velia, magistrato dal trascorso massone, avrebbe potuto generare dubbi sull'imparzialità e la correttezza nella gestione dell'ufficio. Poi altri consiglieri hanno esteso il discorso anche alla militanza delle toghe nei partiti politici. Il «laico» della de Ziccone, quello liberale Palumbo, i «togati» Tatozzi e Bonaiuto della corrente di «Unità per la costituzione» e Agnoli di «Magistratura indipendente» hanno sollecitato il Csm a richiedere esplicitamente al Parlamento una legge che vieti ai magistrati l'iscrizione a qualsiasi associazione segreta. Il protrarsi fino a tarda sera del dibattito ha offerto l'opportunità al «tribunale dei giudici» di rinviare ancora la decisione sulla proposta di ritirare dall'Alto Commissariato antimafia i tre giudici distaccati in quegli uffici. Francesco Misiani, Loris D'Ambrosio e Franco Di Maggio, le tre «toghe» che lavorano con Sica, hanno chiesto formalmente al Consiglio di essere ascoltati per chiarire il loro ruolo all'interno dell'Alto Commissariato, [gio. bia.l

Luoghi citati: Bologna, Roma