Patto danubiano Praga aderisce di Enrico Benedetto

Patto danubiano Praga aderisce CECOSLOVACCHIA De Michelis incontra Dubcek e Havel Patto danubiano Praga aderisce PRAGA DAL NOSTRO INVIATO «Siete venuti da noi quando la Cecoslovacchia era alla periferia della vita e della storia. Ora vi chiediamo di aiutarci a trovare un posto nell'Europa». Alexander Dubcek parla con lentezza, fissando negli occhi il ministro De Michelis. La risposta italiana è un ventaglio di proposte a 360 gradi per scongelare un'amicizia appassita nel '48. Il capo della Farnesina ne ha parlato con Dubcek stesso, lo scrittore-presidente Havel, il premier Calfa (invitato a Roma) e il novantenne primate cattolico Frantisek Tomasek, in 12 ore fittissime d'incontri. Calorosa l'accoglienza e invitanti i primi risultati. Roma e Praga aboliranno anzitutto in tempi brevissimi l'obbligo di visto. L'ha annunciato in mattinata Jiri Dienstbier. Sino a qualche mese fa faceva il redattore in un periodico clandestino: ora è ministro degli Esteri. L'iniziativa italiana d una linea di credito rivolta a Praga lo trova ampiamente favorevole, come pure i minori vincoli all'export, joinl ventures, forme di cooperazione culturale, nuovi consolati (si parla di Milano, Venezia e Bratislava). Ma, sopra tutto, la Cecoslovacchia ha detto sì al piano cui De Michelis lega le maggiori chances italiane sull'Est-Europa: l'Iniziativa Adriatico-Danubiana che nelle settimane venture includerà — dopo Roma, Vienna, Belgrado e Budapest — la stessa Praga. «Si tratta — ha spiegato De Michelis — di riempire il vuoto politico che fatalmente investirebbe l'Europa Centrale una volta superati i blocchi». I due motori trainanti dovrebbero verosimilmente essere Roma e Bonn, un progetto che De Michelis avrà modo di vagliare oggi a Vienna col il suo omologo tedesco-federale Genscher. . Praga, comunque, ci sta fin d'ora. Dienstbier parla di «ampia convergenza» su questo e altri temi, definendo «assurde» le ragioni di lontanaza politica fra i due Paesi nel dopoguerra. Gli fa eco lo stesso De Michelis incontrando Tomasek, cui ha ricordato i «decenni persi» per il dialogo. Ora la volontà comune è di «ripartire su basi nuove». Lo dimostra il comunicato unitario italo-ceco, fatto inusuale per nazioni che militavano, finora, in schieramenti contrapposti, nonché gli accenti d'ottimismo sul disarmo e la X promessa italiana di fluidificare i rapporti fra Praga, la Cee e il Consiglio d'Europa. L'appuntamento più significativo, quello con Havel, è avvenuto in serata nelle scintillanti sale del Castello. «Siamo lieti di non essere più un buco nero sulla carta geografica» ha esordito il drammaturgo-statista, ricordando poi l'appoggio ricevuto dall'Italia, e da Craxi in particolare, negli anni dell'oppressione. Poi, un'appassionato dialogo sul futuro europeo. «Quella cui miro — ha ricordato De Michelis — è una super-joint venture, una grande avventura per costruire la democrazia intereuropea. Italia e Cecoslovacchia si trovano sulla medesima lunghezza d'onda davanti a questa sfida». Per Havel si tratta d'un confronto estremamente impegnativo. Oggi a Varsavia e nei prossimi giorni in Urss cercherà di spiegare la via cea per l'autodeterminazione politica. Altrettanto decisivi i suoi prossimi ospiti, il segretario di Stato americano Baker e Giovanni Paolo II. Il Forum Civico — cui i sondaggi elettorali attribuiscono il 60% di voti — comincia intanto a mostrare scollature e la stessa posizione di Calfa (che ha appena restituito la tessera del pc) pare indebolirsi. I contadini, parzialmente favoriti dal regime, esitano ad abbracciare senza riserve la svolta, e così pure i militari. Ma il clima, a Praga, sembra irreversibilmente cambiato. Lo testimoniano le tante discussioni politiche improvvisate sui marciapiedi e un boom della stampa senza precadenti. Si vedono ancora code, ma non sono quelle di sempre ora che i generi rari, perfino gli ananas, hanno fatto capolino sui mercati: ieri erano le librerie a essere iperaffollate per l'uscita di «Confronto Zurigo», un libro anti-pc scritto da esuli cechi. Le dichiarazioni rilasciate l'altro giorno a Vienna da De Michelis sull'appoggio italiano alla richiesta austriaca di adesione alla Cee hanno suscitato la vivace reazione della «Voce republicana». Secondo l'organo del pri «prima che l'Italia si impegni in tal senso, sarebbe opportuno che Vienna procedesse al rilascio della "quietanza liberatoria" sulla vicenda dell'Alto Adige», dichiarasse cioè ufficialmente chiuso il contenzioso col nostro Paese. Enrico Benedetto