JUGOSLAVIA UN'URSS IN MINIATURA
JUGOSLAVIA UN'URSS IN MINIATURA JUGOSLAVIA UN'URSS IN MINIATURA NON è esatto dire che la Jugoslavia sia giunta in ritardo al grande- appuntamento col postcomunismo che dalla metà dell'89 scuote l'Europa e il mondo. Sarebbe più esatto dire che vi è giunta male perché smembrata e lacerata secondo il classico schema che, da sempre, ha contrapposto una «Jugoslavia A» a una «Jugoslavia B»: la prima cattolica, occidentalizzante, mitteleuropea, incentrata sulla cultura degli sloveni e dei croati; la seconda ortodossa, balcanica, orientalizzante, radicata nella cultura bizantina dei serbi e dei montenegrini. La linea divisoria fra queste due Jugoslavie è la stessa che all'incirca correva, lungo i Balcani, fra l'impero austroungarico e quello ottomano. Ci sarebbe poi da aggiungere una terza «Jugoslavia C», islamica, che dalla Bosnia e dal Kosovo preme oggi con straordinaria voracità demografica sulle altre Repubbliche e, in particolare, sulla Serbia. In altre parole: quello che abbiamo visto appena disintegrarsi per interposta istituzione, al congresso di Belgrado della ex Lega comunista jugoslava, è un conglomerato di sei Repubbliche, due Regioni ^Vojvodina e Kosovo) non più autonome, cinque nazionalità, ventitré minoranze nazionali, quattro religioni e due scritture ufficiali. Nel passato, il conglomerato fu tenuto assieme o spartito, di secolo in secolo, fra Venezia, Vienna, Budapest, Costantinopoli e poi Istanbul. Scampolo di successive dominazioni e aggregazioni imperiali, la Jugoslavia moderna, che nasce per impulso ideologico croato e per spinta militare serba, avrà fra il 1919 e il 1941 il suo mastice unificante nella dinastia serba dei Karadjeordjevic: Alessandro I, re dittatoriale, energico e intelligente, cercherà invano di dare un'apparenza di coesione al «Regno dei serbi, dei croati e degli sloveni». Cadrà nel 1934 a Marsiglia, sotto il piombo di un terrorista ustascia croato. Nel secondo dopoguerra sarà Tito, non più un re serbo ma un comunista croato, il grande unificatore. Erede della monarchia plurinazionale absburgica, Tito doserà e tempererà i suoi interventi federativi più duri, più ispirati al pugno di Alessandro, con compromessi e patteggiamenti jnfranazionali di netta derivazione austriaca. Scomparso Tito, s'inizierà un «periodo di grandi torbidi» che vedrà profilarsi sulla scena la candidatura per l'unificazione del Paese e dello Stato di un terzo quanto controverso personaggio: il relativamente giovane Slobodan Milosevic, un comunista serbo figlio di un pope ortodosso, uomo segnato da contrasti e da paradossi che rendono sempre più drammacica la sua ascesa ai vertici del potere in Serbia. Contestato dai croati, dagli sloveni e dagli Enzo Betti za CONTINUA A PAGINA 2 PRIMA COLONNA
Persone citate: Enzo Betti, Slobodan Milosevic
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