Battaglia navale a Baku di Enrico Singer
Battaglia navale a Baku Il partito locale in disfacimento. Drammatico esodo di 15 mila russi Battaglia navale a Baku Cannonate sulle unità dei ribelli azeri MOSCA DAL NOSTHO CORRISPONDENTE A Baku c'è stata anche una battaglia navale. Per quaranta minuti, ieri sera, l'artiglierìa sovietica, da terra, e i cannoni di alcune unità della Flotta del Mar Caspio hanno bersagliato le navi cistèrna che avevano bloccato il porto della capitale dell'Azerbaigian. Secondo la testimonianza diretta di Yussif Samed-Ogli, un poeta azero che fa parte del Fronte popolare nazionalista, «alcuni mercantili sono colati a picco». E' ancora impossibile stabilire un bilancio delle vittime di questa nuova fiammata del conflitto. La tv sovietica ha confermato la notizia, ma ha detto soltanto che «dopo uno scambio di tiri, il blocco del porto è stato eliminato» senza accennare alla sorte degli equipaggi delle navi. Erano già le 20 quando le ultime cannonate si spegnevano nella baia di Baku. Ma tutta la giornata era stata punteggiata di scontri a fuoco, di agguati fulminei, compiuti da uomini in motocicletta e di rastrellamenti, i primi, con un centinaio di arresti. Ancora una giornata di guerra, insomma. Con, in più, un nuovo esodo. Dopo gli armeni fuggiti ai pogrom scatenati dagli estremisti azeri, sono stati i russi a lasciare la capitale dell'Azerbaigian. Se ne sono andati gin in 15 mila. Donne e bambini, per lo più. Tutti familiari dei funzionari civili e militari che si erano stabiliti in città e minacciati di rappresaglie. Un esodo così massiccio di cittadini di origine russa da una delle Repubbliche dell'Unione non c'era mai stato. E' un esodo che, con il passare delle ore, assume le dimensioni di una vera ritirata, di un'altra sconfìtta del Cremlino nella battaglia del Caucaso. Le immagini che la. tv ha trasmesso dell'arrivo di novemila profughi in alcune scuole militari della regione di Mosca sono state un nuovo choc per i russi. Donne in lacrime hanno raccontato di avere lasciato tutto quello che avevano a Baku. «Siamo state costrette a fuggire in un quarto d'ora, scortate dai soldati», le più fortunate direttamente all'aeroporto, le altre ai traghetti che le hanno tra¬ sportate in Turkmeni a. Quei traghetti che, ieri, i nazionalisti hanno tentato di bloccare con le navi mercantili innescando la reazione della Flotta sovietica del Mar Caspio. L'esodo delle famiglie russe dà Baku è un segnale tanto allarmante che ben tre membri del Politburo, tra i quali il leader dei conservatori, Egor Ligaciov, sono accorsi nella capitale dell'Azerbaigian nel tentativo di riprendere in mano la situazione. Di evitare, almeno, il crollo totale del partito comunista azero. Ma anche questa missione appare disperata. Di fronte alla spinta nazionalista del Fronte popolare, il pc locale si è come disintegrato in tendenze contrapposte: una fedele a Mosca, una che cerca di affermare una sua autonomia per mantenere il collegamento con la popolazione e un'altra che si è schierata con i nazionalisti. Tutto questo mentre, alla base, la gente brucia le tessere del partito nelle manifestazioni di piazza. Egor Ligaciov, Georgy Razumovsky (che è responsabile della politica dei-quadri) ed Eugeny Primakov (inviato da Gorbaciov già da dieci giorni a Baku) partecipano adesso ai lavori di uri Plenum speciale del Comitato centrale del pc azero che dovrebbe rinnovare tutti i dirigenti e che dovrebbe anche replicare all'ultimatum del Parlamento di Baku che minaccia sempre di indire un referendum per la secessione dell'Azerbaigian dall'Urss. Ma, al di là dei risultati che potranno uscire da questo Plenum, la decisione di inviare nell'inferno di Baku proprio il capofila dei conservatori del pcus appare come un tentativo di Michail Gorbaciov di coinvolgere il più in vista dei suoi «avversari» nella crisi. E' una mossa che sembra diretta a ricucire un minimo di unità al vertice in un momento di estrema difficoltà per la sorte della perestrojka che il capo del Cremlino vuole difendere ad ogni costo, come dimostra quanto ha detto ieri il portavoce sovietico, Gennady Gerassimov: «Non ci sono alternative a questa linea politica e al suo leader». Enrico Singer
Persone citate: Battaglia, Egor Ligaciov, Gorbaciov, Michail Gorbaciov, Primakov
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