A Parigi non è in forma l'Italia della moda
A Parigi non è in forma l'Italia della moda Con le sfilate per la primavera-estate sfida tra le grandi firme che vogliono dividersi un mercato miliardario: oggi entra in scena Yves Saint Laurent' A Parigi non è in forma l'Italia della moda Pochi gli slanci creativi degli stilisti, manca la ricerca PARIGI. La presentazione dell'alta moda francese per la primavera-estate 1990, iniziata domenica scorsa con Christian Lacroix, avrà oggi il suo punto di forza con Yves Saint Laurent. E' stata preceduta dalla sfilata di Versace, avrà una sua prima chiusura con quella di Valentino per terminare giovedì prossimo. Per l'alta moda, senza distinzione di nazionalità, gli Anni Novanta segnano un giro di boa. Apparentemente surclassata un giorno dal lucroso prèt-à-porter, risorge in splendore a Parigi, quanto più le grandi case ne hanno bisogno come spettacolare forza trainante del loro nome per la vendita di borse e bijoux, calze e occhiali, profumi e foulards. E' uno spiegamento di bellezza, senza badare a spese, che la diffusione degli accessori rimborserà cento volte. La competizione è intensa fra i dieci, dodici nomi francesi, che si disputano le stesse donne, in grado di acquistare modelli dai 30 milioni in su. E stanno arrivando a Parigi i grandi creatori italiani. «Roma non gli basta più» ha scritto il Figaro. Come dar torto ai Versace, ai Valentino, tuttavia pronti al ritorno in patria, se Roma offrirà garanzia di riforme per ricuperare il livello internazionale? Peccato, che proprio a specchio delle polemiche sacrosante con le sfilate dell'alta moda italiana a Roma, i sarti italiani non siano al meglio della loro forma, in Francia. O più precisamente, rimangano arroccati sulle loro posizioni, senza slanci creativi, che non l'ispirazione regala ma una più esigente ricerca. Gianfranco Ferré, alla sua seconda collezione alta moda, continua il suo omaggio a Dior. Una irreprensibile signora, la tuba a calotta schiacciata in paglia naturale, è chiusa in abiti neri, che simulano la presenza di giacche e boleri, scoprono le spalle, si abbottonano sulla schiena; sceglie i supremi accordi del bianco e del beige o il bianco totale, variato soltanto dal diverso tessuto, perché il mantello in cachemere si raddoppia in organza; non dimen- tica la nota candida, polsi o collo, gilet e soprattutto il foulard in organza o chiffon, che spunta alla vita, si appende al polso, si porta in mano, come'fa Pavarotti in concerto. E' l'accento, a cui Ferré affida la novità, in Dior, della leggerezza. Che non è tuttavia quella che Italo Calvino ha indicato agli scrittori nelle sue Lezioni americane, presente in ogni parte di un'opera; ma un sovrapporsi decorativo, talora con risultati felici. Come nei dieci modelli in grigio pallidissimo, in grisaille così fine da apparire color nuvola, tailleurs-pantaloni ed abiti, giacche-camicia, che hanno nomi di uccelli, starna, rondine, tortora, colomba. Le bluse sono in organza in tinta lunare, in pizzo bianco foderate di chiffon grigio, il merletto bianco vela, aereo, colli e polsi, momento fluido e lussuoso in una linea rigorosa, ma senza impennate. Ferré, intervistato dalla televisione francese, ha detto di aver finalmente realizzato il suo sogno di Dior. Noi aspettiamo che si svegli. Nessun timore per chi ama, d'estate, le piccanti sete a pois: se da Balmain i pois erano giganteschi, più fitti e in bianco e nero o blu su giallo, si sono ritrovati da Nina Ricci, nei suoi abiti a spalle nude. Nessun pois da Ungaro, che da quando si è sposato con Laura Bernabei, una volta Fanfani, sembra aver più raffinato ma anche incupito il colore e sceglie le forme che vogliono riflettere le architetture palladiane e la loro ripresa, per esempio a Chicago, dai maestri del post-modernismo. Breve la collezione di Ungaro come le gonne dei suoi tailleurs in gabardine o in crèpe, unito il colore, marron, ruggine, blu, bordeau, interrotto dalla camicetta in raso satin arancio, violetto, giallo, fuxia; sono i toni che fanno coincidere con un'elenganza sobria e pure di impatto, gli svelti e compiuti robe-manteaux. Lieve, alata la sera in chiffon, nei colori della frutta, resi più fragili dal movimento che li sfoglia; monumentale invece, nella sua grazia, la sposa. L'immensa crinolina rosa è ricoperta da una sopraggonna bianca, cosparsa di grandi rose tra le loro foglie verdi, il corpino splende di ricami, cancellati il capo e il volto da una spumosa garitta di organdis rosa. Lucia Sollazzo mm A sinistra un modello di Ungaro, sopra applausi per Gianfranco Ferré
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