I topi hanno conquistato Roma

I topi hanno conquistato Roma I cantieri dei Mondiali li hanno cacciati dalla periferia: invasi hotel, case e stazioni I topi hanno conquistato Roma «Sono milioni, non riusciamo più a respingerli» ROMA. Topi, topi dappertutto. La capitale ne è infestata da sempre, ma i cantieri aperti in occasione dei Mondiali di calcio hanno dato il via a un arrembaggio mai visto di topini minuscoli, micro-topi delle dimensioni di un dito, che si infiltrano con estrema facilità nei palazzi. «E' quanto temevamo — dice il responsabile dell'ufficio comunale di derattizzazione di Roma, Mario Costa — e perciò avevamo sistemato esche tutt'intorno ai cantieri principali». L'intervento dell'ufficio comunale, però, non è stato sufficiente e si moltiplicano le segnalazioni della presenza «scomoda» di piccoli roditori. Ma non sono ratti di fogna i protagonisti di quest'ultima invasione. Sono topini grigi, piccoli, simili ai «campagnoli», ma non per questo meno pericolosi e temuti. Disturbati dalle ruspe, abbandonano prati malmessi e discariche per colonizzare i palazzi circostanti. Arrivano di corsa, in gruppo, lasciando tane sconvolte e cercando un luogo tranquillo per costruirne di nuove. I derattizzatori, ormai, sulla base delle richieste che piovono a grappoli, potrebbero persino disegnare la mappa dei cantieri. Ci sono gli uffici che lamentano i contraccolpi dello sterro per un maxi-pareheggio sotterraneo davanti alla stazione Ostiense. Altri che sono stati invasi da micro-topi per «colpa» di un cavalcavia in costruzione sulla Cristoforo Colombo. Alcuni alberghi, colpevoli soltanto di sorgere vicino a un cantiere, sono stati quasi sopraffatti finché non sono arrivati i tecnici a combattere l'infestazione. «La costruzione della nuova metropolitana, ad esempio — racconta Diego Urbani, direttore tecnico di un'impresa specializzata — ha creato problemi terribili nella zona della stazione Termini. E' stata la nostra Caporetto». Gli esperti spiegano che negli ultimi anni la popolazione delle fogne è cambiata. Ridotto il numero dei ratti, sono cresciuti immensamente i topi cosiddetti «domestici», quelli che si annidano nelle case dell'uomo. La città è sempre sporca, ma i topi, a differenza dei ratti, riescono a infiltrarsi anche nei piani alti delle case e superano con irridente facilità ogni sbarramento. Neanche la ristrutturazione dei palazzi antichi del centro storico, peraltro, ha scoraggiato l'invasione di topi. Gli architetti hanno disegnato uffici luminosi, accoglienti e apparentemente inattaccabili. Ma sempre più spesso i soffitti sono nascosti da controsoffittature, i pavimenti coperti con piani rialzati, i muri nascosti da pannelli. Nelle intercapedini corrono i cavi telefonici, elettrici e i col¬ legamenti dei computer. Ma lì scorrazzano anche i topi.imprendibili e felici. In alcuni casi, poi, hanno scoperto le cannule porta-cavi sotto i muri e le utilizzano come corsie preferenziali da un piano all'altro. «Stanno al caldo — spiega Urbani — non risentono delle stagioni, nessuno li minaccia, trovano cibo in abbondanza. Per un topo sono le migliori condizioni di vita: mettono su famiglia e i piccoli possono andare tranquilli alla scoperta del mondo». Ma se un topo «domestico» adulto pesa venti-trenta grammi, i piccoli ne pesano cinque-sei e si infilano dappertutto, nei cassetti, negli armadietti, nelle scrivanie. «Una cosa mostruosa», racconta chi li ha visti. Un'invasione impressionante, e anche pericolosa. «I topi, come i ratti, sono portatori di malattie», spiega Beniamino Cacciapuoti, responsabile del Centro nazionale per la leptospirosi presso l'Istituto superiore di Sanità. I topi possono portare il bacillo della peste e quello del tifo. Ma sono ipotesi ormai confinate ai libri di medicina. Resta la leptospirosi, malattia estremamente seria. Un tempo a Roma era chiamata «il morbo dei fiumaroli»: per chi navigava sul Tevere era sufficiente cadere in acqua per contrarre la malattia. Oggi i canottieri fanno tutti il vaccino, ma ancora qualche anno fa un produttore cinematografico volle rischiare: si tuffò nel fiume, bevve un sorso d'acqua inquinata e morì. L'Istituto superiore di Sanità conta duecento casi all'anno circa, spesso con esito mortale. Qualche volta però, al contrario, il decorso della malattia è talmente leggero che la leptospirosi viene scambiata per influenza. Il contagio avviene con l'acqua o con il cibo: il topo spande l'infezione con la sua urina e l'uomo si ammala mangiando cibo infetto o bevendo da una fonte «naturale» non controllata. E' pericoloso, a volte, anche il semplice contatto tra una ferita superficiale e l'acqua contaminata. Francesco Grigtietti

Persone citate: Beniamino Cacciapuoti, Cristoforo Colombo, Mario Costa, Urbani

Luoghi citati: Roma