«Qui a San Luca è cominciata la faida» di Francesco La Licata

«Qui a San Luca è cominciata la faida» Assassinato un parente di un bandito, appello del sindaco: liberate tutti gli ostaggi in Aspromonte «Qui a San Luca è cominciata la faida» Drammatico Consiglio comunale sui 4 rapitori uccisi a Luino SAN LUCA DAL NOSTRO INVIATO E' irrespirabile l'aria nella piccola sala del Consiglio comunale. Fa caldo, anche se fuori la temperatura non è mite. Mai vista tanta gente in municipio. Prima assemblea cittadina dopo la tragedia di Luino, dove tre sanluchesi e un giovane di Natile sono morti, uccisi dai carabinieri che sventavano il rapimento di Antonella Dellea. Seppellite le salme, non senza polemiche per il divieto ai funerali imposto dal questore di Reggio, San Luca cerca di ritrovarsi, di riconoscersi quanto meno sotto il manto comune della municipalità. Vuole essere, l'iniziativa di un Consiglio straordinario aperto ad ospiti illustri (come gli onorevoli Vetere, pei, e il psi Mancini), il primo passo verso la ricostruzione del volto di San Luca. Non sarà facile ridare credibilità al paese. Questo si capisce dallo svolgimento, teso e spesso cupo, di un'assemblea che ha consegnato il ritratto di un paese attraversato da una nuova paura. Il timore che sullo spartiacque del «vivere onestamente» nasca una faida. Uno stillicidio di sangue che evoca ricordi di famiglie sterminate dall'odio. Perché questi timori? Sono in tanti a sperare intimamente che la morte di Giuseppe Costanzo, 61 anni, padre di 11 figli, contadino per 8 mesi all'anno, macellaio d'estate, sia solo un fatto casuale, che niente ha a che vedere con le vicende di San Luca. In tanti preferiscono rifiutare l'idea che il piombo della lupara, esploso lunedì notte sulla trazzera che porta alla strada per Polsi, abbia origine da storie lontane dalle famiglie coinvolte nei sequestri. Ma la speranza non ha solido fondamento. Costanzo era padre di Vincenzo, sposato con Assunta Romeo, sorella di Salvatore, morto a Luino. Caso? Maledetta coincidenza? San Luca, dicono gli uomini che dell'Aspromonte sanno molto, non è posto dove accadano tante cose accidentalmente. L'uccisione di Costanzo, abbattuto vicino casa da killer che sono fuggiti a piedi, quindi inghiottiti da un nascondiglio ospitale, ha messo in allarme gli investigatori. C'è chi ipotizza la possibilità che Costanzo sia stato eliminato dalla stessa «mente» che ha messo i carabinieri sulle tracce dei quattro sequestratori. In sostanza un'altra banda di criminali che osteggia l'attività dei «titolari» dell'industria dei sequestri. Forse gente inserita in ben altri traffici, che non vede di buon occhio il clamore sorto attorno al dramma dei rapimenti. Una spaccatura, comunque, a San Luca probabilmente c'è già. Si capisce allora perché la parola più spesso pronunciata sia stata «faida». E' corsa di bocca in bocca trovando ogni volta riscontro nelle espressioni di un pubblico attentissimo ai messaggi cifrati, agli ammiccamenti, alla volontà di esorcizzare, parlandone, il timore dello spargimento di sangue. E non sono bastati gli interventi di Mancini e Vetere, nell'accorato appello perché venga restituita la libertà agli ostaggi prigionieri in Aspromonte, a far passare in secondo piano questo senso di sgomento per il futuro. La paura del domani. Sono le 17,OS quando Angelo Strangio, sindaco pei, apre i lavori. Porta il lutto per il cugino morto a Luino, un bottone nero sull'occhiello della giacca blu. Dice che è l'ora di parlare, superato lutto e dolore. «Dopo avere pianto i morti e espresso solidarietà umana alle famiglie, vo¬ gliamo e dobbiamo lasciare da parte i sentimenti e ragionare il più lucidamente possibile». Lancia un messaggio a cuore aperto, s'interroga sugli «aspetti poco chiari della tragedia di Luino». «Perché sono stati uccisi tutti e non è stato lasciato alcun testimone? Perché non sono stati fatti vedere i cadaveri, le armi dei sequestratori?». «Forse — dice — è passata la linea dell'applicazione della pena di morte». Ma non è rivolto solo allo Stato il risentimento di Strangio. «Noi che facciamo? E' solo colpa degli altri il degrado in cui viviamo?». Si ferma un attimo, poi, come se volesse liberarsi di un peso: «Vogliamo che a San Luca ci ammazziamo l'un con l'altro in qualche fai¬ da? Quei morti sono solo responsabilità dei carabinieri? Bisogna individuare i nostri nemici interni: è vero che fra i sequestratori vi sono nostri compaesani? E' vero, e se è vero dobbiamo lanciare un appello perché contribuiscano a liberarli, a restituire alle famiglie i rapiti prigionieri da tanto». Un discorso che suscita reazioni contrastanti. Come quella dell'assessore Giuseppe Rechichi, combattente dai tempi della Lega dei contadini. Parla col cuore, per questo non si accorge di urlare. Dice che non esce di casa da 8 giorni, che non ne può più di essere additato come delinquente. Ma non se la prende con gli altri. «Capite che resteremo soli, abbandonati da tut¬ ti? Nessuno verrà a darci lavoro e benessere se avrà paura». E ai genitori presenti: «Guardiamo nelle famiglie, seguiamo i figli, chiediamoci cosa fanno, a cosa aspirano». Poi una confessione che, di fronte a quella platea, è persino commovente: «Non sono andato ai funerali, mi è costata questa scelta. Ho avuto timore di essere accomunato alla mafia, io che in vita mia l'ho sempre combattuta. Giudicatemi come volete. Eppure posso testimoniare che i genitori di quei ragazzi li conosco uno per uno: sono bravissime persone». Rechichi sembra non avere più freni: «Odio porta odio, lutto porta lutto, sangue chiama sangue. Vogliamo far esplodere una faida a San Luca?». E conclude annunciando le dimissioni. Soltanto con gli interventi ufficiali la parola faida sbiadisce. L'on. Mancini spiega il senso del suo intervento sui fatti di Luino: «Cosa deve fare un rappresentante del popolo? Tacere, dire né sì né no, nascondersi? Siamo seri. Non si faccia passare l'occasione, ma si dica che parte notevole dei nostri problemi è legata all'inadeguatezza, pavidità, modo imbelle di comportarsi della classe dirigente irresponsabile, subalterna, senza coraggio». La platea applaude, mentre non lontano dal Comune viene rapinato un commerciante. Francesco La Licata

Luoghi citati: Luino, Reggio