Ramelli, fa omicidio volontario

Ramelli, fa omicidio volontario Sentenza della Cassazione per l'aggressione al giovane missino nel 75 a Milano Ramelli, fa omicidio volontario E' stata esclusa la premeditazione; ma oragli imputati, tutti medici, devono tornare in carcere L'inchiesta fu riaperta dieci anni dopo il delitto in seguito alle indicazioni di terroristi pentiti ROMA. E' stato un omicidio volontario, ma senza premeditazione, l'uccisione di Sergio Ramelli. Così ha sentenziato ieri la prima sezione penale della Cassazione, presieduta da Corrado Carnevale, calando il sipario sul processo per l'aggressione allo studente missino, massacrato a colpi di spranga davanti alla sua abitazione milanese il 13 marzo 1975, e morto in ospedale dopo 47 giorni di coma. Per gli otto componenti del «commando» di Avanguardia Operaia che assalì Ramelli la condanna è definitiva: dovranno tornare in carcere per scontare la pena residua, tenendo conto del periodo già trascorso in cella o agli arresti domiciliari. Rischiano anche di essere radiati dall'Ordine dei medici, al quale tutti sono iscritti. Marco Costa è stato condannato a 10 anni e 1 mese di reclusione, Giuseppe Ferrari Bravo a 9 anni e 7 mesi. La Suprema Corte ha ridotto di un anno e tre mesi la pena inflitta ad entrambi il 2 marzo '89 dalla Cor¬ te d'assise d'appello di Milano per l'assalto al bar milanese «Porto di Classe» (bollato come ritrovo di neofascisti), avvenuto nel marzo '76, dove alcuni clienti rimasero gravemente feriti. Queste le pene definitive per gli altri sei componenti del gruppo: 7 anni a Antonio Beipiede; 6 anni e 3 mesi ciascuno a Claudio Scazza, Bruna Colombelli, Luigi Montinari, Franco Castelli; 5 anni e 9 mesi a Claudio Colosio. Anche quest'ultimo ha beneficiato della riduzione di un anno e tre mesi per l'assalto al bar. Per tutti gli imputati la Cassazione ha escluso l'aggravante di aver assassinato Ramelli con premeditazione: era questo uno dei punti centrali dei ricorsi. I giudici di appello avevano infatti ritenuto gli imputati responsabili di omicidio volontario premeditato: «Quello di Sergio Ramelli è stato un delitto di gruppo, voluto — disse il pg di Milano Franco Mancini —: gli aggressori, tutti studenti di meI diana, sapevano a cosa anda¬ vano incontro». Tuttavia il pm sollecitò la concessione di tutte le attenuanti possibili, perché gli imputati «hanno ripudiato la violenza e sono diventati professionisti che si sono dedicati alla medicina e all'assistenza sociale». Le pene furono piuttosto miti e, per l'omicidio Piamelli, non sono state ridotte, nonostante l'esclusione della premeditazione. In primo grado la Corte d'assise aveva configurato solo l'omicidio preterintenzionale, ma le pene erano state più pesanti ( 15 anni a Ferrari Bravo, Costa e Colosio, 13 anni a Belpiede, 12 anni alla Colombelli, 11 anni a Montinari, Scazza e Castelli). E Mario Capanna, ex leader di dp (partito cui appartenevano molti degli imputati) ammise che l'omicidio di Ramelli «fu un errore umano e politico». L'inchiesta aveva preso il via dieci anni dopo l'omicidio in seguito alle confessioni di alcuni terroristi pentiti che avevano indicato gli autori dell'aggressione nei componenti il servizio d'ordine di Avanguardia Ope¬ raia. Al processo di appello si accertò che il diciottenne Ramelli fu assassinato dai suoi avversari politici, che neppure lo conoscevano, solo perché apparteneva a! «Fronte della Gioventù». Per l'assalto al bar «Porto di Classe» ci sarà un nuovo processo d'appello, pur ricalcolare le pene ad altri sette ex ultra di sinistra. La Cassazione ha infatti derubricato il reato di tentato omicidio in quello più lieve di lesioni personali gravi ed aggravate, che dovrebbe però essere caduto in prescrizione. Nel precedente processo i giudici avevano inflitto 5 anni e mezzo a Saverio Ferrari, già responsabile del settore stampa e propaganda di dp; 5 anni a Giovanni Di Domenico, consigliere comunale di dp a Gorgonzola; 4 anni e mezzo a Roberto Turni nelli, titolare di una scuola privata a Milano; 3 anni e mezzo a Mauro Pais e 3 anni ciascuno a Francesco Cremonese, Carlo Guarisco e Lorenzo Muddoìon. Pierluigi Franz

Luoghi citati: Gorgonzola, Milano, Roma