«Un po' di diplomazia, Sua Eccellenza» di Fabio Galvano

«Un po' di diplomazia, Sua Eccellenza» BELGIO Il ministro Eyskens «stupito» dalla risposta del diplomatico (figlio di Giuseppe Saragat) «Un po' di diplomazia, Sua Eccellenza» Rissa epistolare tra l'ambasciatore italiano e un turista belga BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Non capita tutti i giorni che un ambasciatore dia del vigliacco, del bugiardo e del villano a un cittadino del Paese che lo ospita; né che gli auguri un bel calcione. Lo ha fatto Giovanni Saragat, figlio del defunto presidente della Repubblica e nostro rappresentante a Bruxelles, rispondendo alla lettera di un belga che fonti della nostra ambasciata — impegnate ieri a gettare acqua sul fuoco di un'improvvisa polemica — hanno definito «irriguardosa e piena di insulti» e che meritava quindi «una risposta vigorosa». Lo scatto d'ira dell'ambasciatore, che a insolenza ha risposto con ingiuria, ha finito per coinvolgere il ministero belga degli Esteri, trasformando la sgradevole vicenda in incidente diplomatico. La storia è quasi banale. Guy Paquay, brussellese, parte con il figlio per le vacanze estive in Corsica. Ma a Genova i soliti ignoti gli rubano bagagli, biglietti e documenti. La denuncia serve a poco: addio vacanze. Tornato a casa il Paquay scrive a Saragat, per esprimergli — in modo non proprio garbato — il suo disappunto per la sgradevole vicenda e per la mancanza di aiuto. Il nostro Paese «non è che un covo di scippatori che fa la posta allo straniero». Un'Italia dei ladri «con il muto assenso delle autorità locali»; un'Italia «dei furto e della rapina, diventati sport nazionali». Saragat non ci pensa due volte. Quella lettera, scrive al signor Paquay, «mi conferma che lei è vigliacco, bugiardo e villano. Vigliacco perchè si prende la briga di insultare le persone a distanza (...), bugiardo perché la sua lettera è evidentemente una trama di menzogne e calunnie. Villano perché i senti¬ menti da lei dimostrati sono propri di una persona senza la minima educazione». Arte della diplomazia, fatti da parte: la reazione di quella «miserabile persona» è «di competenza medica», il derubato è «ben al di sotto dei delinquenti che l'hanno alleggerito dei suoi stracci». Le ingiurie continuano. Dopo avere accusato il Paquay di appartenere alla categoria di per'sone «ingrassate sul sudore e sulla sofferenza di decine di migliaia di emigranti», Saragat lo invita — se gli resta «un minimo di pudore» — a rivolgersi a un prete o a uno psichiatra «per un esame di coscienza di cui ha un grande bisogno». Non basta: «A mo' di saluto il mio piede sia nel posto dove spero che un giorno qualche mio connazionale lo apporrà veramente». La lettera va non solo al signor Paquay, ma anche a quattro giornali belgi e a un'agenzia italiana di stampa cui questi aveva mandato il suo trattato sull'Italia dei ladri. Non viene pubblicata, ma lo scambio epistolare è al centro di un programma della televisione fiamminga. Invitata al dibattito è anche l'ambasciata italiana, che però non manda nessuno. «Siamo stati avvisati il giorno prima: dovevamo chiedere l'autorizzazione a Roma, mancava il tempo», ha spiegato ieri un funzionario nella generale reticenza della nostra ambasciata. Ma dopo il programma televisivo il ministero degli Esteri belga ha dovuto intervenire. Il ministro Eyskens ha preso conoscenza «con meraviglia» della lettera di Saragat. Non una protesta formale ma una «comunicazione ufficiosa», precisano in ambasciata. Saragat, pensionabile l'anno prossimo, non si fa trovare: il danno, ormai, è fatto. Fabio Galvano

Persone citate: Eyskens, Giovanni Saragat, Giuseppe Saragat, Saragat

Luoghi citati: Belgio, Bruxelles, Italia, Roma