Per Bonn è già finito l'armistizio con i profughi di Alfredo Venturi

Per Bonn è già finito l'armistizio con i profughi Dopo una pausa, la delusione per le riforme troppo lente nell'Europa Orientale ha rilanciato la grande fuga Per Bonn è già finito l'armistizio con i profughi Dall'Est duemila arrivi ogni giorno, in Germania Federale torna l'allarme BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sono stati 740 mila nel 1989, potrebbero essere un milione quest'anno. Il flusso dei tedeschi dall'Est europeo verso la Repubblica Federale ha ormai assunto dimensioni simili a quelle degli anni immediatamente successivi alla fine della guerra. In particolare non accenna a diminuire la migrazione intertedesca: i cittadini della Repubblica Democratica passati a Ovest con l'intenzione di restarci sono stati quasi 350 mila l'anno scorso. Poi, dopo la caduta del Muro, il fenomeno parve ridimensionarsi: in fondo ai tedeschi dell'Est era finalmente garantita la libertà di movimento, la cui mancanza era stata per anni una fra le principali ragioni di fuga. Ma la contrazione è durata poco: con l'anno nuovo, e le prime delusioni sulla rapidità del rinnovali C mento, il flusso è ripreso in grande stile. Siamo di nuovo ai mille-duemila migranti al giorno: quindi una previsione per l'intero 1990 sull'ordine di grandezza del mezzo milione. C'è chi del resto considera imprudente qualsiasi pronostico, a causa dell'imprevedibilità degli sviluppi nell'Est europeo. In questi giorni si moltiplicano i segni che la nuova permeabilità della frontiera intertedesca è da considerarsi irreversibile. Ieri le autorità di Berlino Est hanno cominciato a togliere di mezzo centinaia di metri di Muro. Quello straordinario confine urbano sarà sostituito da una griglia metallica. Quanto al Muro, sarà venduto in pezzi ai collezionisti: secondo una scelta che qualcuno considera cinica ma che a Berlino Est viene spiegata proprio con il richiamo a quelle leggi del mercato di cui, a Ovest, non si è mai cessato di vantare le virtù. 6 In ogni caso, se il Muro sparisce anche fisicamente, sembra evidente che in fatto di mobilità fra le due Germanie ormai non si torna indietro. E' questo lascia intravedere ai più pessimisti lo spauracchio della Entvoelkerung, lo spopolamento della Repubblica Democratica. Ma anche senza arrivare a tanto, i ritmi migratori attuali dall'altra Germania, sommati a quelli dal resto dell'Oriente europeo, sono più che sufficienti a diffondere allarme. Il flusso rischia di mettere in crisi il mercato degli alloggi e quello del lavoro, il servizio sanitario e il sistema pensionistico. Lo Spiegel questa settimana riassume nel titolo di copertina un timore sempre più diffuso nella'prospera Germania Federale: è in pericolo il benessere? In un'epoca di martellante retorica sui fratelli venuti dal freddo, il settimanale ha il merito di riportare il dibattito in fi sintonia con le angosce nazionali. Coscienti di vivere in un Paese piccolo e sovrappopolato, i tedeschi cominciano a provare sintomi di soffocamento. Una prima risposta politica al problema che si delinea sempre più netto viene da sinistra. Oskar Lafontaine, vicepresidente socialdemocratico e probabile avversario di Helmut Kohl, il prossimo dicembre, nella corsa alla Cancelleria, sostiene da tempo che bisogna eliminare ogni incentivo alle immigrazioni dei connazionali. Per prima cosa andrebbe abolito il versamento automatico del sussidio di disoccupazione, che bisognerebbe sostituire con una semplice indennità sociale. In fondo, sostengono i socialdemocratici, dopo quello che è accaduto nell'Europa orientale ci sono buone probabilità che le condizioni di vita in quei Paesi migliorino concretamente. E' dunque assurdo che la propendi sione alla fuga continui a essere alimentata da trattamenti di favore nella Repubblica Federale. Inoltre tutti, opposizione e governo, concordano sull'opportunità di una politica che, d'intesa con i singoli Paesi, cerchi di contribuire all'auspicato miglioramento delle condizioni di vita delle minoranze tedesche in Polonia, Unione Sovietica, Romania. Quanto all'altra Germania, Kohl ha sempre sostenuto che i problemi di chi è indotto a migrare vanno risolti sul posto. Ma non sarà facile: riferisce lo Spiegel che un pensionato tedesco orientale, trasferendosi a Ovest e incassando la sua pensione in marchi federali, finisce con il guadagnare più del premier Modrow. E con la frontiera aperta, non c'è più il vecchio problema del luogo natio precluso per sempre. Alfredo Venturi

Persone citate: Helmut Kohl, Kohl, Modrow, Oskar Lafontaine