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Washington Washington «D'accordo, per ora» WASHINGTON DALLA REDAZIONE Per la terza volta in una settimana, gli Stati Uniti hanno ieri giustificato l'invio dei carri armati nell'Azerbaigian, ma con una più chiara riserva che in passato. Il portavoce del Dipartimento di Stato, la signora Tutwiler, ha detto infatti che «la violenza dei militanti azeri ha scatenato eventi che hanno richiesto un intervento di forza per il ripristino dell'ordine». In un implicito monito, e anche in un implicito riferimento ai Paesi baltici che non ha nominato, il portavoce ha però aggiunto che «esiste una differenza fondamentale tra l'uso della forza per un breve periodo e l'uso della forza per sopprimere istanze politiche pacifiche e legittime». «Noi speriamo — ha quindi rilevato la signora Tutwiler — che si creino in fretta le condizioni di un dialogo che soddisfi le aspirazioni di tutte le parti, l'Urss, gli azeri e gli ar- meni». Già sabato, la Casa Bianca aveva auspicato la fine delle ostilità e l'inizio di negoziati nell'Azerbaigian, ammonendo che «la crisi non deve sfociare nel soffocamento dei diritti civili». Di fatto, pur ribadendogli il proprio appoggio, gli Stati Uniti invitano Gorbaciov a cercare una soluzione politica appena sedati i torbidi. L'ambasciatore americano a Mosca Matlock, ha detto la signora Tutwiler, è in contatto con il ministero degli Esteri russo, e Baker e Shevardnadze discuteranno del problema nei loro incontri del 6-7 febbraio prossimi al Cremlino. Ma a quegli incontri, Baker porterà un messaggio molto diverso sui Paesi baltici: ribadirà che gli Stati Uniti non accetterebbero l'uso della forza da parte di Gorbaciov per negare loro l'indipsndenza, indipendenza, hanno precisato, che può avere varie forme ma che deve essere realizzata gradatamente e pacificamente.

Persone citate: Baker, Gorbaciov, Matlock, Shevardnadze, Tutwiler

Luoghi citati: Azerbaigian, Mosca, Stati Uniti, Urss, Washington