Si spacca il pc iugoslavo gli sloveni lasciano l'aula di Tito Sansa
Si spacca il pc iugoslavo gli sloveni lasciano l'aula Dopo lo scontro al Congresso sul ruolo guida del partito Si spacca il pc iugoslavo gli sloveni lasciano l'aula BELGRADO. Clamorosa rottura al congresso della Lega dei comunisti jugoslava. Riformatori sloveni e conservatori serbi si sono dati battaglia per tutta la giornata, finché attorno alla mezzanotte i 139 delegati sloveni si sono alzati dai loro seggi e sono usciti dall'aula. Il loro presidente Ribicic aveva spiegato poco prima come si è giunti a questa decisione che pone in questione l'esistenza stessa del partito: gli sloveni non hanno potuto tollerare il rifiuto opposto dall'assemblea a tutte le Eroposte fatte dal partito di Luiana, compresa quella a cui, ha detto Ribicic, tenevano di più: l'abolizione della tortura. Dopo che lo strappo si è consumato, però, il delegato sloveno Bekes ha tenuto a precisare che «la nostra uscita dal congresso non significa l'uscita dalla Lega dei comunisti. Un passo del genere — ha proseguito — potrà essere eventualmente deciso soltanto dal congresso sloveno che si aprirà il 2 febbraio a Lu¬ biana: lì faremo la scelta definitiva fra il totalitarismo e la democrazia». Prima della rottura, l'assemblea plenaria aveva approvato la proposta di riforma della Costituzione (solo 28 voti contrari) per rinunciare ai monopolio del potere e avviare il pluripartitismo. Subito dopo aveva bocciato l'emendamento che prevede l'abolizione dei processi politici (con riferimento al Kosovo); aveva emendato la proposta di adesione alla Cee, chiedendo la contemporanea adesione tanto al Mec quanto al Comecon comunista; e aveva respinto a stragrande maggioranza (1156 delegati contrari, soltanto 169 a favore) la proposta slovena di trasformare il partito in «Lega delle leghe comuniste della Jugoslavia». Il compromesso ha lasciato tutti scontenti: una rottura era nell'aria. Insulti, minacce, ricatti e ultimatum: in quasto clima il congresso straordinario della Lega comunista jugoslava si è trascinato per tre giorni nel Sava Centar. Nel faraonico edificio congressuale voluto da Tito l'atmosfera era burrascosa, ma il Paese ha seguito tiepidamente il dibattito. Parole e ancora parole, senza che gli oltre 1600 delegati riuscissero a risolvere il dilemma tra socialismo democratico (proposto da Slovenia e Croazia) e partito unitario (come vogliono Serbia e forze armate). «Il congresso — diceva ieri il presidente dei comunisti sloveni Milan Kucan — è lo specchio reale della situazione confusa nel partito e nel Paese, posto dinanzi alla scelta tra uno standard europeo e il monolitismo demagogico». «Che importanza ha per la Jugoslavia quanto sta accadendo in questo congresso — ha domandato ai giornalisti il delegato sloveno Zivko Pregi — quando questo nostro partito rappresenta soltanto il 10 per cento dell'elettorato jugoslavo?». Tito Sansa A PAGINA 4
Persone citate: Bekes, Milan Kucan, Zivko Pregi
Luoghi citati: Belgrado, Croazia, Jugoslavia, Kosovo, Serbia, Slovenia
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