Rozzi aspetta la Juve «Ma il calcio è morto» di Massimo Gramellini

Rozzi aspetta la Juve «Ma il calcio è morto» Il presidente dell'Ascoli guarda alla partita di oggi ma soprattutto al futuro, nerissimo per colpa del caro biglietti Rozzi aspetta la Juve «Ma il calcio è morto» «Iprezzi salgono, gli stadi si vuotano» Il calcio è morto, parola di Rozzi. Non di decesso naturale si tratta, ma di un assassinio in piena regola: i killer sono quei dirigenti megalomani e famelici che hanno fatto lievitare i prezzi dei biglietti oltre il limite della decenza, allontanando le famiglie e soprattutto i giovani perbene dagli stadi, ridotti ormai a ricettacolo di minoranze nichiliste e disperate. Inutile illudersi, non ci saranno resurrezioni: comunque vada a finire, il Mondiale sarà un canto del cigno, cui farà seguito un ulteriore calo di interesse, pubblico e incassi. Tutto questo, e anche alcune polemiche spicciole, potrete leggere nelle prossime righe, dominate dall'esuberante dialettica del presidente di quell'Ascoli che oggi ospita la Juventus. Presidente Rozzi, ci illumini lei: è vero che la Juve ha allungato le mani su Baggio? Scusate, ma io Baggio non riesco nemmeno a immaginarmelo. Sta troppo in alto per me. Sono come un operaio che guarda una Rolls Royce. Certo, la Juve avrebbe proprio bisogno di un giocatore così. Sembra che, solo di contanti, costi più di 15 miliardi Mamma mia. Beato chi li ha. E chissà che ingaggio, poi: almeno due miliardi a stagione. Una cifra che mette i brividi. Ma che può anche allontanare la gente dallo stadio. In che senso? Non per fare il retorico, ma questo è un Paese dove l'ottanta per cento delle persone guadagna meno di un milione e mezzo al mese. Il tifoso juventino che ha una simile busta-paga riuscirà a sopportare lo stipendio di Baggio? Poi non stupiamoci se il pubblico diserta gli spalti, la domenica. Ma non dicevano che era tutta colpa della violenza? Ma che violenza! Quando ero giovane io, ci si picchiava almeno altrettanto. Le partite erano molto più sentite di adesso: c'era una rivalità maggiore, una tensione generale, non ristretta, come ora, a una frangia di emarginati. Ricordo certe trasferte a San Benedetto del Tronto... Il vero guaio è che la gente si è stufata di essere presa per il collo. Lo spettacolo è troppo caro. La nostra è un'industria che pratica prezzi drogati, anti-economici. Popolari a ventimila lire, tribune a più di centomila: e intanto il pubblico scappa. Ma attenzione, l'ho sperimentato parlandone con amici: quando un tifoso snobba la partita per tre o quattro domeniche, poi non ci torna più. E' perso per sempre. Così come i giovani dabbene, che hanno pochi soldi in tasca e non possono né vogliono spenderli tutti allo stadio. Questo doveva essere un anno benedetto, con l'attenzione che circonda il Mondiale. E invece abbiamo avuto un calo del 15%. La Juve non ha più tifosi, il Toro ormai potrebbe chiamarli con l'appello nominale, tanto sono sempre gli stessi. Persino il Napoli perde colpi. Resta il Milan, anche grazie al massiccio appoggio pubblicitario delle televisioni di Berlusconi. C'è un solo rimedio: vincere i campionati del inondo. E' un'illusione. Il prossimo anno perderemo un altro 15%, anche se l'Italia vince il MondialeSe poi lo perde, saluti a tutti! Anche perché è ingenuo puntare sull'effetto promozionale della manifestazione: i grandi campioni che sfileranno a giugno sono infatti gli stessi che vediamo tutte le domeniche nel nostro campionato. A proposito: spendiamo decine di miliardi per gli stranieri salvo accorgerci che quelli buoni si contano sulla dita di una mano. Complimenti! Ma allora è la fine. La via di salvezza è una sola. Abbassare i costi e, di conseguenza, i prezzi. Curve a 5000 lire, distinti a 10.000, tribune a 20.000. In questo modo recupereremo i ragazzi e le famiglie, per le quali una domenica allo stadio, oggi, costa un quinto dello stipendio mensile. Se sapremo diminuire la folle corsa all'ingaggio, la cura dimagrante degli incassi non farà male, purché accompagnata da un aumento dei proventi del Totocalcio e dei diritti televisivi. E i violenti? Uno come lei, che si agita in continuazione sulla panchina, non rischia di aizzarli? Al contrario. Io lo dico sempre ai miei tifosi: se c'è da protestare, voi state calmi. Ci penso io. Ha visto che pure la Juve si lamenta degù arbitri? C'è un livellamento di poteri. La Juventus non è più padrona assoluta e quindi qualche volta pestano i piedi pure a lei. Le polemiche di questi giorni, però, mi preoccupano. Non vorrei che si ritorcessero contro di noi, oggi. E che fa adesso: il vittimista prima ancora di giocare la partita? No, metto solo le mani avanti. Sono d'accordo con Boniperti: arbitri professionisti. E sorteggio libero, aggiungo io, perché non esistono incontri facili, da affidare ai meno bravi: ogni gara nasconde insidie tremende e richiede un fischietto all'altezza. Quanto al doppio arbitro, secondo me basterebbe mettere altri due guardalinee dietro le porte. Da quella posizione i rigori si vedono meglio. Parlo per esperienza diretta, perché ogni volta che mi espellono io vado a nascondermi lì... Ultimamente l'Ascoli, fra campionato e Coppa Italia, ha incontrato tutte le «grandi», eccettuato il Milan. Chi l'ha impressionata di più? Devo essere sincero? La Lazio. Massimo Gramellini Costantino Rozzi, 61 anni, vulcanico e senza peli sulla lingua è il presidente della serie A di più lunga militanza: guida i bianconeri marchigiani ormai dal campionato '67-'68 cioè da 22 stagioni

Persone citate: Baggio, Berlusconi, Boniperti, Costantino Rozzi, Rozzi

Luoghi citati: Italia, Lazio, San Benedetto Del Tronto