«Il modello jugoslavo è finito»

«Il modello jugoslavo è finito» Lo scontro sul pluralismo infiamma subito a Belgrado l'assise straordinaria del pc «Il modello jugoslavo è finito» //presidente della Lega apre il congresso-rissa ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO «Il weekend del partito a Belgrado». Il più importante quotidiano della Croazia ha pubblicato sotto questo titolo il servizio introduttivo sul 14° straordinario congresso della Lega iniziato ieri mattina a Belgrado. Impensabile fino a poco tempo fa, questo titolo dissacrante rispecchia fedelmente i recenti cambiamenti avvenuti sulla scena politica jugoslava. Alla guida del Paese da più di 45 anni, ancor prima di perdere ufficialmente il ruolo di partito di Stato, tuttora garantito dalla Costituzione jugoslava, i comunisti hanno perso la credibilità presso la gran parte dell'opinione pubblica. E non soltanto come conseguenza dell'avvento del pluripartitismo, che sta per essere legalizzato in tutto il Paese, ma perché agli occhi dei più rappresentano un modello consunto di sviluppo politico e sociale. Aperto ieri mattina nella grande aula del centro «Sava» di Belgrado, il congresso è subito incappato in un'interminabile discussione sull'ordine del giorno, sulla durata del congresso stesso, sul modo di prendere le decisioni, sull'importanza dei documenti da verificare. Sin dalle prime battute è riemersa la profonda divisione ideologica tra i delegati delle varie Repubbliche. Dopo alcune ore di dibattito procedurale, ha finalmente preso la parola il presidente della presidenza del comitato centrale della Lega comunista jugoslava Milan Pancevski. Nella sua relazione introduttiva intitolata: «La Lega comunista jugoslava e la riforma sociale», l'attuale capo dei comunisti jugoslavi, dopo un'analisi dettagliata dell'attuale momento politico e sociale del Paese, ha esposto le linee essenziali della futura piattaforma politica del partito. «La Lega comunista si trova ad una svolta storica e sociale — ha detto Pancevski —; è più che evidente che l'attuale modello dei rapporti sociali ha esaurito le sue possibilità di sviluppo». Sottolineando la responsabilità dei comunisti per la grave crisi politica ed economica del Paese, Pancevski ha criticato il sistema del monopolio di potere del partito, riaffermando però i valori di un nuovo socialismo democratico, basato su tre riforme, quella economica, quella politica e quella del partito stesso. Parlando del pluralismo politico Pancevski ha detto che deve basarsi sull'orientamento socialista, sull'ordinamento federativo e sulla difesa dei principali diritti umani e sociali. «Lo Stato giuridico deve im- pedire rigorosamente ed energicamente l'organizzazione e l'attività di quelle associazioni politiche o partiti i cui programmi sono rivolti verso la distruzione della base del nostro sistema, basandosi sullo scontro nazionalista, sciovinista e religioso». A proposito del sistema elettorale Pancevski ha detto che i comunisti vogliono le elezioni libere col suffragio universale, il voto diretto e segreto, con più candidati. Riferendosi ai rapporti all'interno del partito, il capo dei comunisti jugoslavi ha sottolineato la necessità di interrompere i conflitti tra i dirigenti delle varie Repubbliche. «Nella riforma all'interno del partito è particolarmente importante il nuovo concetto di unità della Lega, che dev'essere un'organizzazione unica le cui parti costitutive costruiscono una politica comune ed unitaria, ma non in tutti i dettagli». In questo contesto Pancevski ha parlato anche del centralismo democratico la cui abolizione immediata è stata richiesta dai comunisti sloveni. «Ogni organizzazione politica deve avere un meccanismo interno che garantisca l'efficacia della sua azione, senza di questo la Lega non potrebbe essere unita e non avrebbe possibilità reali di combattere per l'unità del Paese». Dopo la seduta plenaria nel pomeriggio è iniziato il lavoro nelle commissioni. Più di 300 delegati si sono prenotati per la discussione nella commissione per la riforma politica. Tra i primi a parlare è stato il nuovo presidente dei comunisti sloveni Ciril Ribicic. Dividendo i comunisti tra quelli che sono per le riforme e quelli che rimangono attaccati al modello passato, Ribicic ha tra l'altro chiesto che vengano abolite le misure repressive nel Kosovo. Il suo intervento ha scatenato una durissima reazione dei rappresentanti della Serbia. Ingrid Badurina

Luoghi citati: Belgrado, Croazia, Kosovo, Serbia, Zagabria