PAROLE DI PREMOLI

PAROLE DI PREMOLI PAROLE DI PREMOLI IL nomenclator nell'antica Roma era un servo che rammentava al padrone i nomi delle persone che lo salutavano o gli facevano visita. Il Tesoro della lingua italiana - Vocabolario nomenclatore di Palmiro Premoli ha la stessa funzione: non mi ricordo come si chiama la parte commestibile di una noce? Cerco nel Vocabolario nomenclatore NOCE e troverò una definizione dell'albero, del frutto e una dettagliata descrizione delle sue parti: mallo, guscio, gheriglio ecc. Oppure so bene in dialetto il nome di certe operazioni che il vignaiolo deve fare, ma non so i corrispondenti verbi italiani: cerco VITE e leggendo le definizioni approderò a verbi come scacchiare, scalzare e rattralciare le viti. Stampata ottant'anni fa Stampata tra il 1909 e il 1912 a Milano, quest'opera poderosa (2661 pagine!) è ora riproposta in ristampa anastatica da Zanichelli come «strumento di consultazione e di lavoro, ancor oggi valido per studenti e docenti, scrittori, traduttori e redattori». In effetti l'opera di Premoli, con i suoi ottanta anni, rimane ineguagliata e utilissima, anche se sono necessarie alcune «avvertenze per l'uso», doiché non sempre le voci già antiquate o rare per l'italiano dell'età giolittiana sono segnalate come tali. Ad esempio, fra i verbi associati a DISORDINARE troviamo mescolati agli altri ammestare, disguizzolare, ingarabullare, mettere in conquasso, rivolare, scombuiare, sconfondere, sconvolvere, soqquadrare. Di che far felice Gadda e ingarabullare le idee dell'utente sprovveduto. Nelle intenzioni del suo autore, divulgatore vivace, fondatore della Grande enciclopedia popolare Sonzogno, il vocabolario avrebbe dovuto aprire una nuova via alla lessicografia italiana, invece si può dire che chiuse l'epoca dei dizionari metodici o sistematici del secolo precedente. Pur reclamando a ragione la propria diversità dalle opere «del Carena, dei signori Fanfani e Frizzi, del Palma ecc.» (e in quell'eccetera ci stanno almeno altre venti opere nel solo Ottocento), il Nomenclatore di Premoli si inserisce in una tradizione, ben viva in Italia fin dal '500, di strumenti lessicografici onomasiologici, che cercano cioè di portare dai concetti, dalle cose, alle parole. Dopo il Premoli, l'approccio onomasiologico fu perseguito anche da Ferdinando Palazzi che, nelle varie edizioni del suo Dizionario (1939, 1957), con «Nomenclature e paradigmi» cerca di suggerire parole a chi non le sa o ricorda. I discendenti odierni del Vocabolario nomenclatore sono i tesauri che corredano i sistemi di videoscrittura, i data base relazionali per ritrovare informazioni nelle banche di dati: questi nipotini computerizzati, come il loro nonno cartaceo, per costituire i nodi di una rete di relazioni usano il passaggio dal generale al particolare, dalla parte al tutto, dall'oggetto al materiale di cui è fatto, al luogo in cui si trova, a chi lo usa e a quali fini. In più il Premoli fa un uso largo e libero della associazione di parole e della sinonimia raggiungendo un'opulenza verbale inebriante per il lettore colto, ma difficile da ma¬ neggiare in un programma per calcolatore. Quando si riferisce ai propri raggruppamenti di parole, Premoli usa un'immagine davvero calzante: «costellazioni di parole». Da buon enciclopedista aveva un sistema del sapere in mente, ma da buon giornalista si rendeva conto che spiegare e suggerire parole, sinonimi, frasi era già di per sé una bella impresa: pretendere anche di insegnare a pensare logicamente, come in fondo si prefiggevano Carena e molti altri attraverso i loro vocabolari sistematici, gli parve troppo. Perciò Premoli fa esplodere il suo sistema e ci presenta le costellazioni che restano dopo questo big bang. Da ABACO a ZUZZURULLONE (sic) ci sono costellazioni, anzi galassie, composte da varie centinaia di parole come BESTIAME, COMMERCIO, MONETA, NAVE, costellazioni più piccole e... stelle solitarie costituite da una definizione o da un rimando come CERPELLINO, FILATTERIO, PULZELLA, UXORICIDA. Il sistema dei rimandi Il vero «sistema» di Premoli, quello che ne rivela la modernità, consiste nel puntare tutto su una fitta rete di rimandi affidati per lo più ai soli caratteri tipografici: «Il lettore abbia ben presente sempre che le parole stampate in aldino corsivo lo invitano a casa loro, al posto che esse, secondo l'ordine alfabetico, occupano nel vocabolario». Alla voce TOGLIERE, ad esempio, troviamo in aldino corsivo libertà, schiavo e castrare, perché vi figurano «togliere la libertà, rendere schiavo, togliere gli organi della generazione», ma troviamo anche come rimandi ignoranza, calunnia, illusione con la scusa che le medesime si dissipano, cioè si tolgono. E' il trionfo delle associazioni non solo fra parole e cose, ma fra parole, fra sinonimi di parafrasi. E', per dirla con Premoli, «l'uso, il commercio vivo del proprio tesoro linguistico doveroso e un tantino, anche, patriottico». Carla Marello Palmiro Premoli Il Tesoro della lingua italiana Zanichelli 2 voli., pp. 2661, L. 120.000

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