REALISMO CON METAFISICA

REALISMO CON METAFISICA REALISMO CON METAFISICA SONO usciti i primi due volumi di una nuova collana di Laterza, nel contesto delle Grandi opere: le «Guide all'arte contemporanea», sotto la direzione di Enrico Crispolti. Le «Guide» spaleranno dal Postimpressionismo al «Minimalismo e Concettualismo» e, ne fanno fede i primi due volumi, hanno la lodevolissima ambizione di abbinare ampiezza e precisione, filologica e bibliografica, di analisi storica in rapporto con la cultura, la società, la storia delle idee e novità di contributi critici. Nei primi due volumi Antonella Negri affronta il tema del Realismo (pp.236, L. 35.000) da Courbet agli inizi degli Anni Trenta, Francesco Poli quello della Metafisica (pp.236, L.35.000), esteso agli echi nel Novecento italiano, nella Nuova Oggettività tedesca, nel Surrealismo, e all'attività negli Anni Venti di De Chirico, di Carrà, di Morandi, di Savinio come pittore. Il notevolissimo impegno e ricchezza di analisi assume naturalmente valenze diverse data la diversità dei temi. Negri, accanto all'aggiornata revisione di argomenti noti, dalla concezione di Courbet e dalla diffusione del verismo nell'Europa del secondo '800 fino al Divisionismo e alla Nuova Oggettività tedesca degli Anni Venti, affronta con ricchezza di informazione e taglio critico, ben fondato sui rapporti culturali, situazioni e aree assai meno conosciute dell'arte tedesca, inglese, statunitense, sovietica. L'esordio con il «Pavilìon du Réalisme» di Courbet nel 1855 è affiancato da un'analisi breve ma efficace dell'estrema varietà e complessità del concetto stesso di realismo in arte fra XIX e XX secolo, già rilevata da Roman Jakobson nel 1921; e dalla riscoperta, accanto e in alternativa all'accentuazione ideologica-formale del «tipico» sociale in Courbet (nell'accezione che corre da Engels a Lukacs) di un realismo oggettivo dei luoghi e delle forme del capitalismo industriale, dal dimenticato francese Bonhommé al grande tedesco Menzel. Altri fenomeni, fino ad oggi superficialmente noti e posti in piena luce nel libro, sono quelli del realismo della prima delle Secessioni tedesche, quella di Berlino del 1898, con Liebermann e Leistikow, e della parallela grafica sociale, in cui, accanto alla ben nota Kollwitz, spiccano Baluscheck e Zille. Altrettanto può dirsi degli «Otto» newyorkesi esordienti nel 1908, definiti addirittura «The Revolutionary Black Gang» e poi, negli Anni 30, «The Ashkan School», la «Scuola del bidone di spazzatura», con le loro scene di vita, di sport, di spettacolo urbano. Per l'Inghilterra, accanto all'affine «Camdon Town Group» capeggiato da Sickert e da cui esce ilfuturista-vorticista Wyndham Lewis, una vera rivelazione è quella dei pittori «ufficiali» della prima guerra mondiale — ripresi poi nella seconda —, raccolti nello straordinario patrimonio di 12.000 pezzi dell'«Imperial War Museum» di Londra. C'è infine l'analisi approfondita delle premesse del Realismo Socialista degli Anni Trenta nei gruppi dell'Ost (1925), con il notevolissimo Dejneka, e dell'AChRR (1922). Il libro di Poli, che esordisce con la citazione di una geniale definizione di Soffici, 1914 su «Lacerba», del De Chirico protometafisico parigino: «Scrittura di sogni», ha necessariamente un taglio diverso, di ordinamento critico della ricchissima bibliografia. Esso procede dalle origini ferraresi e poi romane con «Valori Plastici», con tutta la battaglia — vera battaglia — di idee fra i protagonisti stessi, Savinio, De Chirico, Carrà (con illustri fiancheggiatori, Soffici, Papini, Raimondi, Longhi, lo stesso giovane De Pisis letterato), ai ricchi contributi di questo dopoguerra. Ma con interessanti revisioni dell'autore. Ricordo soltanto: i dati di arricchimento della cultura tedesca di De Chirico, non limitata al «pantheon» personale Nietzsche, Schopenhauer, Weininger, ma estesa a tutto l'ambiente di Stefan George e Hoffmansthal; il rapporto puntuale del primo De Chirico fiorentino-parigino con le forme e le idee scenografiche, estetiche, simboliche, di Appi a e di Craig; la sottolineatura dell'anticipo bolognese, come collaboratori e come idee, di «Valori Plastici» e «La Ronda» nella rivista «La raccolta» di Raimondi (1919) e dell'importanza dello stesso Raimondi, introduttore di Morandi nella cerchia. A buon auspicio del futuro della collana, è da sottolineare che i due autori, nella preciaione_ informativa ed espositiva dei loro testi, nulla danno per scontato e per noto. Non si rivolgono, insomma, ai soli «addetti ai lavori». Marco Rosei t

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