K COME MISTERO

KCOME MISTERO KCOME MISTERO Le ultime tappe nel cammino espressivo diKounellis Al museo di Capodimonte un'«installazione» con vasi oleari ctus che indicavano una radicalità, mirante, come scrisse Celant che fu tra i suoi primi esegeti, «a spezzare qualsiasi elemento di ritardo e di inautenticità». Una tensione rivoluzionaria che durò fino ai primi Anni 70 quando, con una serie di «porte murate» e con happcnings a cui partecipava lui stesso con il viso nascosto da maschere, manifestò una sorta di malessere, di rinuncia, di volontà di isolamento. Una delusione via via sempre più evidente come indicavano la frequente fuliggine sul pavimento e il nero fumo sui muri, che trasformavano i suoi ambienti in luoghi da cui sembrava diffondersi un canto funebre. Poi con il «riflusso» in auge e con l'arte relegata a ruoli edonistici e mercantili, la sua risposta oscillò tra improvvisi, polemici recuperi dell'espressionismo, come ad esempio- le folle di teschi alla Mundi e le tentazioni di un formalismo manieristico. Soprattutto queste ultime, ossia un progressivo ripiegarsi su un formalismo magistrale, quasi un accostarsi a quel Burri, molto amato e contestato in gioventù, «perché troppo classico». Tutto ciò mentre cresceva il suo successo, specie all'estero, come hanno dimostrato le trionfali esposizioni ospitate Alla Galleria Claudio Botello, fino al 10 febbraio, la prima parte di una rassegna sul tema «luce», a cura di Marisa Vescovo. Riguarda gli Anni 60 e comprende opere di Fontana, Morellet, Castellani, Flavin, Merz, Dorazio, Pistoletto, Colombo, Lo Savio, Raysse e Fogliati. Seguiranno gli Anni 70 e 80 con altri esempi. Catalogo edito da Il Quadrante. GENOVA Alla Locus Solus, curatore Pier Luigi Tazzi, una mostra che ricapitola l'attività svolta, a partire dal 1982, da questa galleria genovese d'avanguardia. In particolare si incentra su 5 artisti che, con più frequenza, vi hanno esposto e che sono: Marco Bagnoli, Remo Salvatori, Et1 1 nei musei statunitensi negli ultimi tre anni. Adesso però, a Capodimonte, una specie di svolta. Preannunciata peraltro dalla recente mostra di Barcellona, in cui ha esposto sanguinanti quarti di bue veri, illuminati da una luce di fuoco. Forse, dato il luogo, un omaggio a Guernica di Picasso. Forse un deciso, drammatico ricominciare. Il quale, nel Salone dei Camuccini, prosegue mediante un fitto ammassarsi di grandi e piccoli vasi oleari. Mentre alle pareti, agganciati a lastre di ferro, pendono sacchi di carbone. Dentro molti vasi acqua di mare e, in uno, sangue vero. Per il visitatore che entra dall'unica porta del salone una visione suggestiva, di forte pregnanza metaforica. Come se ci si affacciasse, all'improvviso, su un ambiente misterioso, un antro pieno di vecchie olle. Un'esperienza possibile in cer¬ ti paesi del Mediterraneo, carichi di storia. L'acqua salata e il sangue messi da Kounellis nelle olle rafforzano questa impressione, questi ricordi di antiche civiltà mediterranee. Civiltà dove regnava l'ulivo. E dovè il mare fu tramite fondamentale e il sangue fu sentito con una particolare Sacralità, come pegno di rispetto verso l'uomo. Senza parlare poi del carbone, generatore del fuoco, un'im¬ e cane» ( 1951) ma sezione del costruendo Museo Civico della Ceramica, che comprenderà maioliche, porcellane e terraglie prodotte in questo fiorente centro ceramico, dal XVIII al XX secolo. In particolare vi è documentata la produzione della manifattura Antonibon, che nel 700 ottenne il «privilegio» della Repubblica di Venezia. Altre mostre Città di Castello. Alberto Burri. Alla Galleria delle Arti, 25 grafiche degli Anni 80 ed una scultura inedita del 1972. Fino al 20 gennaio. Asiago. Zoran Music. Lavori su carta eseguiti tra il 1946 e il 1988 dall'artista istriano. Galleria Contini, fino al 28 febbraio. Cortina d'Ampezzo. Concetto Pozzati. Circa 25 opere dell'ultimo biennio, presentate da Franco Basile. Galleria Marescalchi, dal 24 dicembre. Roma. Daniel Buren. Alla Galleria Ugo Ferranti, una nuova serie di lavori in situ che indicano un «nuovo corso» dell'artista francese. Fino al 7 febbraio. Firenze. Andrea Granchi. Con Concetto Pozzati: «Fiori» " i: i" il titolo «Inseguitore di giganti», opere dell'ultimo decennio, insieme ad un suo libro ispirato al Colosso di Fratellino. Impresa d'arte Arkos. Fino al 21 gennaio. Suzzara. Elisa Montessori. Paesaggi e fiori, come ha scritto Patrizia Anceschi, «pittura di grande modernità e di grande civiltà». Associazione 2E, fino al 28 gennaio. Napoli. Clara Rezzuti. Collages sapienti, cattivanti, pieni di humour di un'artista napoletana. Associazione Intra Moenia, dal 4 gennaio. Trento. Davide Benati. Alla Galleria Paola Stelzer, nuove ricerche sempre nell'ambito del suo finissimo «esotico erbario». Fino al 31 gennaio. Sciacca. Pier Luigi Lavagnino. Circa 20 acquarelli recenti di un pittore ligure della generazione di mezzo, schivo e profondo. Atelier dell'Arte, fino al 3 febbraio. Brescia. Luca Alinari. A La Nuova Città, paesaggi colorati e fabulosi di un pittore fiorentino. Fino al 18 gennaio. Altri analoghi dipinti alla Galleria Rotta di Genova. Milano. Antonio Catelani. Lavori recenti di una delle più interessanti personalità della «nuova scultura-area fredda». Studio Guenzani, fino al 31 gennaio. Maestri italiani Leonardo. A Parigi, per festeggiare la recente acquisizione da parte del Louvre di 2 suoi «studi di panneggio», mostra di 15 disegni simili leonardeschi e altrettanti fogli di Filippo Lippi, Lorenzo di Credi e Fra Bartolomeo. Fino al 26 febbraio. Giulio Romano. A Vienna, all'Armeria nella Neue Hofburg, una rassegna sulla diffusione della tradizione classica nelle corti d'oltralpe, incentrata sui suoi dipinti, disegni, incisioni, modelli architettonici e arazzi. Fino al 18 febbraio. Disegni antichi. A Lille, esposizione di 88 disegni italiani rinascimentali e barocchi del Musée des Beaux Arts, fra cui ben 14 di Raffaello e disegni di Filippino Lippi, Fra Bartolomeo, Andrea del Sarto, Aspertini, Pontormo, Dolci e Guercino. Stampe antiche. A Basilea, al Kunstmuseum, circa 100 incisioni del Manierismo italiano, comprese stampe da Raffaello e da Michelangelo e fogli del Parmigianino, Giulio Romano, Rosso Fiorentino e Primaticcio. Francesco VI nei to r i o magine che riporta subito alla memoria quelle fatiche e quei riti ricordati da Cassola ne «Il taglio del bosco». Un insieme di sensazioni che sono mentali e fisiche insieme. Insomma non più i sapienti accrochages delle precedenti, ultime ricerche, invece, con altri mezzi, un ritorno al corposo, volitivo costruttivismo degli inizi. Ne è una riprova il manifesto per questa mostra che ha