Dassu, la bella avventura di un industriale pittore

Dassu, la bella avventura di un industriale pittore Torino: una mostra di Giorgio Piacenza, a vent'anni dalla morte Dassu, la bella avventura di un industriale pittore D TORINO IPINGO perché ciò mi consente di isolarmi e ciò facendo raggiungo una situazione dibenes- sere fisico che annulla l'ansia di decidere del mio avvenire». Una frase spontanea, da una pagina di diario di Giorgio Piacenza, industriale tessile, pittore a quarant'anni, scomparso il 23 settembre 1969. A vent'anni dalla morte, il settembre scorso, gli è stato dedicato un libro, e ora il Piemonte Artistico e Culturale ha allestito una mostra con una settantina di suoi quadri. Questa antologica, che raccoglie opere dal 1955 al 1969, alcune ancora figurative dei primi anni, altre intensamente materiche, fino ai «décollages» su tela dell'ultimo periodo, si inaugura oggi e rimarrà aperta fino al 30 gennaio (orario 15,30-19,30 feriali; 1012,30 e 16-19,30 festivi). Piacenza iniziò a dipingere per combattere la noia e le ansie di una forzata inattività seguita a un grave intervento chirurgico. La moglie Adriana, in una commossa prefazione al libro da lei curato, ricorda quando nel 1949 lei e il marito cominciarono a frequentare insieme lo studio del pittore Giulio da Milano. Piacenza diventò subito un ottimo allievo dimostrando una predisposizione innata per la pittura. Dai dipinti a olio figurativi passò, intorno al 1960, alla pittura astratta quando l'incontro con Franco Garelli gli fece conoscere nuove tecniche e nuovi mezzi espressivi. Erano gli anni in cui, tra l'altro, rimaneva per lunghi periodi a Torino il critico francese Michel Tapié.. Feconda fu per Piacenza l'atmosfera di quegli anni in cui egli vedeva abitual¬ mente Fontana, Gallizio, Garelli. Con Assetto, Garelli e Wessel si unì in un gruppo, chiamato Wegas, che espose in Perù in una collettiva organizzata con opere esegui te in loco. Il libro, che si può trovare al Piemonte Artistico, si presenta come una monografia contenente le riproduzioni di una trentina di opere, molte delle quali esposte in mostra, intercalate da alcune lettere che artisti, critici, galleristi, tutti amici di Giorgio, hanno per l'occasione indirizzato alla moglie Adriana e reca impresso in copertina il nome «Dassu», l'abbreviazione di «Da Superna» con cui il pittore era solito firmare alcuni dei suoi quadri. Più che considerazioni critiche sull'artista, le lettere risultano riflessioni intimistiche e private, come quella, ad esempio, di Renzo Guasco (autore, tra l'altro, di una monografia su Piacenza, uscita nel 1975) che ricorda «le ore passate nel suo studio a vederlo lavorare» e le frequenti cene con Garelli a casa di.Giorgio e Adriana. Ugo Nespolo, invece, allora giovanissimo artista, non dimentica l'happening nella villa dei Piacenza a Superga in cui, in un lontano 1963, vide Giorgio e Tapié da vicino: «Un bel modo davvero per uscire dal conformismo, per vedere lontano». Elisabetta Tolosano G. Piacenza: «Storia di re Art ù» (pan.)