Se l'Adriatico non respira

Se l'Adriatico non respira I periti: sono gli scarichi della costa a produrre alghe e mucillagine Se l'Adriatico non respira Timori per la futura stagione turistica RIMINI. Il Po non è il solo responsabile dell'eutrofizzazione delle coste emiliano-romagnole. La sua influenza la si sente soprattutto d'inverno, ma durante il periodo estivo il gioco delle correnti è tale da rendere tutti gli scarichi locali provenienti sia dai fiumi che dalle acque reflue dei depuratori veri e propri «killer algali». Sono le conclusioni cui è giunta un'inchiesta avviata dalla procura della Repubblica di Rimini nell'agosto 1988, subito dopo la prima rilevante presenza di mucillagini che nell'estate 1989, per oltre tre settimane, hanno praticamente bloccato la balneazione. L'indagine peritale è stata realizzata dai professori Bruno Casadei, Lanfranco Mancini (scomparso poco dopo la conclusione del lavoro), Renato Ponzoni e Gian Luigi Bragadin, con la collaborazione di Pier Luigi Bisbini e Luigi Volterra tutti esperti universitari del settore. Cosa avete scoperto?, chiediamo al prof. Bragadin. «Abbiamo simulato il fenomeno eutrofico e scoperto che mentre in periodo invernale le condizioni scatenanti il fenomeno eutrofico sono da imputare prevalentemente al Po; in periodo estivo assumono un ruolo decisivo gli effluenti degli impianti di depurazione della costa». Spiega il professor Casadei: «I depuratori sono stati negli Anni 70 degli strumenti fondamentali per garantire la balneazione, ma se questa funzione permane anche oggi le loro acque reflue accelerano il fenomeno trasformando velocemente la sostanza organica presente in quelle acque in "alimento" immediatamente assimilabile dalle microalghe favorendone quindi lo sviluppo». Con queste premesse la relazione degli esperti fa una proposta. Durante il periodo estivo le acque dei depuratori non dovrebbero essere scaricate a mare. In che modo? Gli esperti parlano di bacini di lagunaggio dove stoccare queste acque prima di scaricarle a mare durante il periodo invernale. «Si tratta di interventi semplici — dice Bragadin — che costano relativamente poco rispetto ai depuratori e che permetteranno di arrivare a concreti risultati in pochi anni». Sul piano della balneazione l'indagine rileva che gli accertamenti «non hanno mai messo in evidenza agenti patogeni batterici virali e riscontrato danni alla salute di bagnanti». Sono però stati rilevati germi patogeni opportunisti «che potrebbero nuocere quando pervengono ad organismi privi di normali poteri di difesa naturali». «Queste conclusioni — dichiara il sostituto procuratore della Repubblica Roberto Sapio — costituiranno la base per un'approfondita analisi del fenomeno. D'ora in poi nessuno potrà dire: non lo sapevamo». Riccardo Fabbri

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