Quando il morale è sotto le scarpe di Gian Paolo Ormezzano
Quando il morale è sotto le scarpe COSI'PER SPORT —~l Quando il morale è sotto le scarpe E, uscita una rivista che si intitola «Scarpe» e che parla di scarpe, il che non è male se si pensa che c'è una rivista che si intitola «Men», cioè uomini, e che parla di donne, inequivocabilmente femmine da come sono ginecologicamente esposte e dalle cosacce che fanno. Le scarpe poi sono tutte da sport, e infatti la rivista è sorella di «Correre», quella dei pedoni sportivi d'Italia. Vengono pubblicate le schede di seicento scarpe, proprio seicento diverse una dall'altra, non trecento paia. Per atletica e trekking, calcio e squash, ciclismo e sci, scarpe e scarpette e scarponi. Chissà se fra chi legge c'è qualcuno abbastanza vecchio da ricordare i tempi in cui la scarpa per fare sport era una sola, quella definita «da ginnastica», in tela e gomma, il nome della marca quello di una celebre collina torinese. E' tornata di moda, questa cara vecchia scarpa, sia pure in versione sofisticatella, una specie di foot-liberty, di pied-déco, la si usa per andare a passeggio, ma adesso ogni sport ha la sua scarpa specifica, l'ultimo ad arrendersi è stato il volley, fine Anni Sessanta, quando arrivarono i giapponesi. La scarpa adesso è aggettivata assai: sensibilizzata, bionica, direzionata, propulsiva, modello no limits, balance, torsion. Anche in versione lady. Con elementi in keviar e in hytrel e in sorbothane. C'è la scarpa esperta, quella amica, quella col trinomio system che combina lo shock absorption, la stability e la flexibility, quella con il syn pulsen che è il top. E le stringhe sono del tipo quadra lacing, ci mancherebbe altro. Il piede in essa riposa, lavora, si esalta, si ottimizza, si lancia, si conforta, profuma. La suola è garantita inconsumabile nei secoli, però dall'esame della suola si desumono cose importantissime sul suo fruitore, la sua salute ossea e non solo, anche il suo carattere. Se la suola è pulita, lo psicologo ci legge amore per l'ordine, se è sporca fierezza della fatica: «Mostrami la suola e ti dirò chi sei», si intitola l'articolo. Il caso di dire: quando il morale è sotto le scarpe. E si parla di battistrada consumato con fierezza guerriera e tenera insieme, come chi con lo stesso treno di gomme ha fatto tutta la Parigi-Dakar. Gran parlare dei misteri della rivoluzione romena, mettiamoci anche quelli dello sport, nel cupo «prima». Dacadam, portiere della Steaua, ha avuto le mani deformate dagli sgherri di un Ceausescu junior, Valentin, perché non ha ceduto al dittatorello l'auto regalatagli da un tifoso del Real Madrid dopo che le sue parate condannarono in finale di Coppa dei Campioni il Barcellona, o è stata l'artrite? La Comaneci era vittima brutalizzata (unghie strappate, pare, almeno da un racconto della mamma) o partner anche sessuale dell'altro Ceausescu junior? O le due situazioni possono riassumersi in una, morbosa? L'Est nuovo fa comunque colpo nello sport: un quotidiano sportivo italiano sta dedicando una vasta, profonda inchiesta alle cose che cambiano, un altro ha stratitolato la prima pagina sul Belanov calciatore sovietico arrestato per furto di indumenti in Germania Ovest. E dire che nel passato ci furono furti ben più interessanti, di gente dell'Est come dell'Ovest, e meno reclamizzati: dagli smeraldi intascati — questa l'accusa — dal calciatore inglese Bobby Moore in una gioielleria di Bogotà ai cappellini rubati in un grande magazzino londinese dalla discobola sovietica Ponomarieva. Per non dire del silenzio dei media quando una delle più celebri atlete italiane di tutti i tempi «mise in ordine» nella sua borsetta costosi prodotti di bellezza che il proprietario aveva lasciato un po' sparpagliati, e la federazione intervenne, risarcì. UDINE '90 è una bella pubblicazione — un solo torto: sin troppo lussuosa — che lega a Italia '90 le esperienze ad hoc della città friulana e della regione. C'è tutto un programma di lancio turistico legato alle partite, con offerte di vini, monumenti, gite, passeggiate, acquisti, contatti. Altre città invece languono, non hanno per ora deciso come e quanto contornare l'evento sportivo che ospiteranno. Chi non langue, come Cagliari, fa dell'anarchia commerciale, dinamica ma preoccupante il Col: persino il distintivo con i quattro mori al posto de) terribile omino Ciao, Cagliari '90 a Roma è messo quasi all'indice. Chissà se è meglio non fare o fare non ortodossamente. Boh. Segnaliamo comunque che per adesso, rispetto all'Italia dove vige la norma quasi generale del non fare niente intorno al Mundial, il Friuli è persino più isola della Sardegna. Gian Paolo Ormezzano ino
Persone citate: Belanov, Bobby Moore, Ceausescu, Comaneci
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