Il trattore doc firmato Carraro

Il trattore doc firmato Carraro Storia di famiglia, dall'officina ad azienda leader sul mercato internazionale Il trattore doc firmato Carraro Il gruppo per il 1992punta ad un fatturato di 450 miliardi E dalla scuola giapponese ha imparato una lezione: qualità MILANO. La storia è simile a quella di molte imprese italiane con origine familiare. Inizia nel 1932, in piena campagna veneta a Campodarsego, vicino a Padova: Giovanni Carraro, sfruttando una buona idea (creare macchine per lavorare i campi), avvia una piccola officina con dieci operai. L'obiettivo è quello di contribuire al rinnovamento, alla meccanizzazione del'agricoltura. Aratri, seminatrici meccaniche e poi, negli Anni 60, il boom con i trattori esportati in tutta Europa. Negli Anni 70-80 l'azienda si trasforma e passa alla produzione sempre più specializzata di componenti per macchine agricole e trattori. Oggi la società, guidata da Mario Carraro che detiene la maggioranza del capitale (80%) con i fratelli Oscar e Francesco, ha un fatturato di 250 miliardi di cui il 70% realizzato all'estero, un cash flow pari al 10% circa del giro d'affari, 8 stabilimenti (Padova, Gorizia, Pordenone, Treviso, Gorizia, Bologna) in cui lavorano 1450 di¬ pendenti. Gran Bretagna, Francia e Usa sono i principali mercati esteri. Per quest'anno il budget prevede un incremento del giro d'affari aggregato a 300 miliardi. Proprio alla fine dell'89 la società di Padova ha firmato un importante accordo con la statunitense Case (per il raddoppio delle forniture da 50 a 100 miliardi) e un altro con la brasiliana Albarus per la fabbricazione sotto licenza di assali in Sud America. La Carraro è arrivata a una svolta e punta a fare il grande salto. «In tre anni — spiega Mario Carraro, 60 anni, tre figli, grande passione per Mozart e le buone letture — vogliamo portare il fatturato di gruppo a 450 miliardi, proseguendo sulla strada delle acquisizioni. Stiamo valutando diverse ipotesi, soprattutto cerchiamo delle opportunità di acquisizione all'estero per essere più vicini ai nostri clienti». Nel triennio 1990-92 sono già previsti investimenti per 70 miliardi, ma lo sviluppo sarà probabilmente accelerato con la quotazione in Borsa. A questo proposito sono entrate nel capitale della Carraro due merchant bank, la Sopaf e l'Arca (10% ciascuna), per preparare il collocamento al pubblico e la quotazione. «Probabilmente l'ingresso in Borsa — aggiunge Mario Carraro — avverrà a fine anno; la nostra famiglia manterrà, comunque, il controllo della società». Qual è la forza della Carraro? Soprattutto la qualità dei prodotti. «I nostri clienti sono i grandi gruppi internazionali, dalla Massey Fergusson alla Ford, dalla Case Ih alla Motor Iberica, dalla Polclain alla Fiat. Noi offriamo, in alcuni casi in esclusiva, prodotti di grande qualità come assali, cambi di trasmissione, ingranaggeria». La strategia della Carraro punta anche alla diversificazione, non più solo componenti per trattori e macchine agricole, ma anche produzioni di pezzi per auto, come i variatori di fase. L'organizzazione aziendale e produttiva è stata aggiornata nel corso degli ultimi anni con il sostegno della scuola giapponese: «Nei nostri stabilimenti ogni linea è autonoma, quasi fosse una fabbrica nella fabbrica — precisa Mario Carraro —: abbiamo introdotto strumenti di controllo e di gestione che garantiscono una qualità sempre maggiore, un costante recupero di produttività e la massima flessibilità industriale». Ir. g.l Mario Carraro