Piano GM contro Tokyo

Piano GM contro Tokyo Per evitare scalate azioni ai dipendenti e a chi compra automobili Piano GM contro Tokyo Detroit, scatta l'emergenza WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'affermazione ha del paradossale: la General Motors, il colosso dell'industria automobilistica americana, sta deteriorandosi e le sue azioni si stanno deprezzando al punto tale che qualcuno — leggi: un finanziere giapponese — finirà per comprarla sottocosto. In altre parole l'azienda più potente della storia Usa rischierebbe di diventare l'ultima e più illustre vittima dell'orgia di fusioni e acquisizioni degli Anni Ottanta atWall Street. Paradossale? Non per gli autori di una lettera a Roger Smith, il presidente uscente della GM, già nota come la «lettera dei 48» dal numero dei suoi firmatari, un gruppo di managers, azionisti e pensionati della ditta, che ad essa hanno dedicato una vita di lavoro. Secondo i 48, «questa GM in stato vegetativo fa gola a tutto i finanzieri di ventura». I 48 sono stati talmente seri nella loro analisi da indicare a Smith le possibili difese contro un «leveraged buy out», un acquisto a credito come quello della Nabisco da parte della Kravis Kolberg. Alcuni suggerimenti sono originali: per esempio, che la GM rivaluti le proprie azioni comprandone una parte; che istituisca nuove azioni per i dipendenti per un miliardo di dollari; che offra azioni, anziché sconti agli acquirenti delle proprie vetture; che garantisca alla propria manodopera assistenza pensionistica e sanitaria tale da rendere meno appetibile un «hostile take over», un'acquisizione contro la sua volontà. Almeno in parte questo piano verrà sottoposto all'assemblea degli azionisti a maggio. L'iniziativa dei 48 non è senza rischi: la GM sta tagliando il personale a causa dell'incipiente crisi dell'auto Usa — da alcuni mesi calano le vendite — e potrebbe licenziare le «serpi nutrite nel proprio seno», come ha protestato uno dei vicepresidenti della ditta, indignato. Ma uno dei direttori della sezione Chevrolet Pontiac, George Lyon, che ha stilato la lettera di proprio pugno, ha ammonito di avere l'appoggio di alcuni dei maggiori azionisti, quali i Fondi Statali di Pensionamento della California e di New York, che hanno avanzato una richiesta senza precedenti, dicendosi «molto preoccupati della paralisi dell'azienda»: di partecipare alla scelta del successore di Roger Smith alla presidenza della GM. La loro richiesta è stata respinta, ma ha destato scalpore. Che cosa è successo alla General Motors per trasformarla nella grande malata d'America? In sintesi, essa non ha retto all'assalto giapponese ed europeo, non ha saputo aggiornarsi a tempo sotto il profilo tecnologico e, infine, Roger Smith l'ha diversificata alla cieca. Il colpo di grazia lo ha sferrato un giovane regista, Michael Moore, con un documentario satirico di enorme successo, «Roger and me», io e Roger, sui disoccupati della General Motors e il suo presidente: la ditta ne è uscita come l'epitome della inefficienza e della crudeltà. Per «Mister Middle America», l'americano medio, abituato a guardare a essa come la bandiera del capitalismo dal volto umano, le polemiche sulla GM e il fatto che possa essere acquistata dai giapponesi sono un trauma; significano, ha detto lo stesso Michael Moore, «che non vi è più nulla di sacro nel Paese». Ennio Carette

Persone citate: Ennio Carette, George Lyon, Kravis, Michael Moore, Roger Smith

Luoghi citati: America, California, New York, Tokyo, Usa, Washington