Camera, tassa sull'assenteismo

Camera, tassa sull'assenteismo I parlamentari potranno ottenere l'equiparazione delle «famiglie di fatto» Camera, tassa sull'assenteismo L'ufficio di presidenza ha approvato una serie di aumenti alle «diarie» riservate agli onorevoli Ma le indennità verranno agganciate ai giorni di effettiva presenza ai lavori di Montecitorio ROMA DALLA REDAZIONE Comincia bene il 1990 per i 630 deputati di Montecitorio. Nella sua prima riunione dopo le vacanze natalizie, l'Ufficio di presidenza della Camera ha infatti approvato un aumento di stipendio per i parlamentari e ha riconosciuto agli onorevoli i diritti giuridici e i benefici economici derivanti dall'equiparazione della «famiglia di fatto» a quella fondata sul vincolo matrimoniale. Ma, per la prima volta, gli aumenti, solitamente accompagnati da un coro di lamentele dei molti «peones» sulla «vita grama» del parlamentare, saranno agganciati alla loro effettiva presenza ai lavori della Camera: ci sarà in pratica una sorta di «tassa sull'assenteismo». A crescere, per gli onorevoli, sarà la diaria, quella parte della busta paga dei deputati, attualmente ferma, dal 1985, a 837 mila lire al mese, calcolata su un «forfait» di 15 giorni mensili di soggiorno a Roma, cui si aggiungeranno, in un'unica «voce», anche le 350 mila lire di rimborso per spese postali e le 500 mila lire per chi non dispone dell'ufficio nel palazzo di Montecitorio, già percepite in voci distinte. Una volta riconosciuta, unanimemente, la necessità di legare gli aumenti alla presenza, per scoraggiare il fenomeno dell'assenteismo parlamentare, il problema che si pone è quello di come procedere alle verifiche. Da qualche parte, esclusa la possibilità «poco onorevole» di timbrare il cartellino, si pensa di fare riferimento al voto elettronico in aula, ma c'è anche chi, come il radicale Massimo Teodori, suggerisce la formula dell'autocertificazione della presenza da parte del singolo deputato. Più che di aumento, comunque qualcuno nel «transatlantico» di Montecitorio parla di «autotassazione», se è vero, come ha più volte denunciato la stessa presidente della Camera, Nilde lotti, che in generale ii numero legale viene raggiunto in aula soltanto per 24 ore durante la settimana e che i deputati in media sono presenti a Roma soltanto per due giorni su sette. Ancora più spinosa è poi la questione del riconoscimento della «famiglia di fatto», un privilegio del quale godono attualmente, oltre ai deputati, soltanto i giornalisti e al quale invece non possono accedere alcune centinaia di migliaia di italiani che hanno scelto di convivere «more uxorio». Per quanto riguarda i «comuni mortali» le prospettive di regolamentazione di un fenomeno sociale in espansione, sembrano quanto mai lontane. I deputati che sono stati solerti a riconoscere le loro «famiglie di fatto» hanno dimenticato nei cassetti della commissione Giustizia della Camera da quasi due anni un progetto di legge, prima firmataria la socialista Alma Cappiello. L'argomento, più che mai attuale, riguarda la disciplina in generale dei problemi dei conviventi, una realtà non compresa nelle norme del nuovo diritto di famiglia, soprattutto per quello che riguarda la tutela del «compagno» economicamente più debole, ma anche per l'affidamento dei figli in caso di cessazione della convivenza e comunque per favorire l'eliminazione di ogni possibile discriminazione in questo delicato settore. Chi, come il deputato missino Franco Franchi, non ha approvato il nuovo provvedimento in favore di quei colleghi che vivono in una situazione che fino a alcuni anni fa veniva comunemente considerata «immorale», parla di una misura «generica», di scarse indicazioni sulla «durata» e sulla ' «decadenza» dei nuovi diritti acquisiti. A Montecitorio, però, sull'onda delle ultime decisioni, comincia a circolare con insistenza una domanda amletica: «Col vento che tira, se due uomini o due donne decidessero di stare insieme, ci troveremmo oppure no, di fronte a una famiglia di fatto?».

Persone citate: Alma Cappiello, Franco Franchi, Massimo Teodori

Luoghi citati: Roma