Morto per salvare l'amico prigioniero della grotta di Giuliano Marchesini

Morto per salvare l'amico prigioniero della grotta Il giovane soccorritore ferito alla testa mentre cercava di riportare in superfìcie lo speleologo bloccato in Jugoslavia Morto per salvare l'amico prigioniero della grotta Arresto cardiaco a mille metri di profondità TRIESTE DAL NOSTRO INVIATO Il dramma s'è compiuto, nelle viscere della grotta «Veliko Sbrego», sul Monte Canin. Massimiliano Puntar, lo speleologo rimasto ferito al capo a oltre mille metri di profondità, è morto mentre i soccorritori tentavano di riportarlo in superficie. Era sceso con gli altri per aiutare Mario Bianchetti, uscito l'altro ieri con un polso fratturato, dopo quattro giornate di affannosa risalita. Investito da uno spuntone di roccia durante la discesa, Massimiliano Puntar non ce l'ha fatta a superare il trauma cranico e la sofferenza per la lunga risalita sulla barella, tirata su a fatica dai soccorritori, verso l'imboccatura di questa grotta maledetta che si apre sulla montagna in territorio jugoslavo. E' stato un alternarsi di speranza e angoscia. Ogni tanto Puntar dava segni di cedimento, mentre i medici cercavano di rianimarlo, di sostenerlo con le iniezioni, in condizioni proi¬ bitive. Il suo cuore ha ceduto quando l'uscita dalla «Veliko Sbrego» era ancora lontana. Ventidue anni, volontario nella sezione speleologica del Soccorso Alpino, Massimiliano Puntar s'è calato nella grotta domenica sera, non appena s'era dato l'allarme per l'incidente accaduto a Bianchetti, investito dai sassi durante l'esplorazione dell'abisso. Puntar e gli altri della squadra hanno dovuto compiere una lunga marcia per giungere all'imboccatura della «Veliko Sbrego». Sono andati giù più in fretta possibile, incontro a Bianchetti bloccato in un passaggio difficile. Puntar sarebbe stato tra i primi a raggiungere il compagno. Alla profondità di 1050 metri, il dramma: la lama di roccia che gli è piombata sul capo, lo stordimento. Poi le ore trascorse tra una ripresa e un mancamento, nell'attesa che cominciasse il tentativo di risalita. Il medico torinese Giuseppe Giovine, del corpo nazionale di Soccorso Alpino, gli è stato accanto fino all'ultimo, seguendo la barella. D'un tratto Massimiliano ha reclinato il capo, il medico ha compiuto l'ultimo disperato tentativo. Non c'è stato nulla da fare: arresto cardiaco. La notizia della tragedia è giunta via radio, con un collegamento con il gruppo di volontari radunati all'imboccatura. C'erano un centinaio di speleologi impegnati nell'opera di soccorso, una delle più grosse operazioni a oltre mille metri di profondità: con i volontari arrivati da Trieste, c'erano squadre venute dal Veneto, dalla Lombardia, dal Piemonte e dalla Toscana. E sono intervenuti anche gli uomini del Soccorso Speleologico della Slovenia, per tracciare sentieri lungo il crinale della montagna: si temeva che, a causa dell'asperità del terreno e di uno strato di neve, non fosse possibile trasportare a valle il ferito con l'elicottero, quindi si tracciavano altre vie percorribili con automezzi. Una dopo l'altra, le squadre si sono calate nella «Veliko Sbrego», i compagni che hanno raggiunto Massimiliano hanno cercato di portargli anche conforto, mentre preparavano le attrezzature per tentare la massacrante risalita. Massimiliano respirava a fatica, rispondeva con gesti stanchi agli incitamenti. «Vedrai, ti porteremo su» gli ripetevano. Ma la fatica e la gara contro il tempo sono state inutili. Poco prima delle 13, giungeva la notizia che Massimiliano non ce l'aveva fatta. Al centro operativo della Sezione speleologica del Soccorso Alpino di Borgo Grotta Gigante è sceso il gelo. Puntar faceva l'operaio, ha lasciato i genitori e un fratello. Edoardo Clemente, della Sezione speleologica, era nella sua squadra. Dice: «Era un tipo calmo, padrone di sé. Sapeva quel che faceva. E, anche se era giovane, conosceva la tecnica della speleologia come le sue tasche». Ora, i compagni stanno riportando su la salma. «E pensare — dice Clemente — che è stato un incidente banale. Pareva una sciocchezza». Giuliano Marchesini L'ingresso della grotta e, in alto, Massimiliano Puntar

Persone citate: Canin, Edoardo Clemente, Giuseppe Giovine, Mario Bianchetti, Massimiliano Puntar

Luoghi citati: Borgo Grotta Gigante, Jugoslavia Morto, Lombardia, Piemonte, Slovenia, Toscana, Trieste, Veneto