C'è una sigaretta che divide il Parlamento di Maria Grazia Bruzzone

C'è una sigaretta che divide il Parlamento Commenti positivi ma molte perplessità sulla proposta del ministro, contrasti anche tra i sindacati C'è una sigaretta che divide il Parlamento Dopo l'invito di De Lorenzo: «Non fumate negli uffici» ROMA. Disattenzione, incredulità divertita, benevola approvazione carica di scetticismo sottile. Nel Transatlantico di Montecitorio la proposta del ministro De Lorenzo di vietare il fumo sui luoghi di lavoro non è presa troppo sul serio. Ma fuori dal Palazzo, l'ipotesi di non essere più contaminati dal vicino di scrivania che fuma come una ciminiera, fa discutere e suscita anche reazioni positive. Per ora si tratta infatti soltanto di un'idea, concretamente tradotta in una serie di lettere di «raccomandazione». Il ministro dell'Interno Gava, gran fumatore di sigari, alza gli occhi e butta lì una battuta. «De Lorenzo propone di proibire le sigarette negli uffici? L'ho sentito dire, ma non mi pare un'idea tanto originale. I comunisti non hanno già messo un divieto del genere nel loro nuovo statuto?». Al volo risponde anche il suo compagno di partito, di corrente Enzo Scotti. A braccetto con l'amico Luciano Radi, sta parlando di norme televisive antitrust. «Approvo, approvo» dice in fretta il capogruppo de, che non fuma. Ma la motivazione che adduce è sibillina: «E' giusto elevare il nostro standard al livello della civilità». «Ci aveva provato anche Degan, è un'idea ricorrente», commenta Claudio Signorile che si definisce un «non fumatore tol¬ lerante che sta diventando sempre più intollerante» e approva molte decisioni come quelle prese dall'Alitalia di vietare del tutto il fumo sui voli a breve raggio. E negli uffici? «Credo che sarebbe più difficile: chi farebbe rispettare il divieto?». Anche il verde Gianluigi Ceruti, attivissimo nella protezione dei parchi naturali, condivide ma sorride, aspirando da una sigaretta sottilissima e bianca che, assicura, «non fa assolutamente male». «De Lorenzo ha ragione — dice —. Le sigarette fanno venire il cancro e dai luoghi pubblici vanno bandite. Anche dagli uffici, specialmente in quelli piccoli, dove l'aria è poca». E dal Parlamento? «Qui l'aria non manca — commenta alzando gli occhi ai soffitti di dieci metri. Poi aggiunge: «Guai agli uomini che non hanno contraddizioni». Quasi adirata è invece la replica del socialista Franco Piro, un pacchetto di sigarette americane al giorno, che accusa apertamente De Lorenzo di intolleranza. «Sono contrario — afferma sarcastico —. La mia libertà di fumatore non deve offendere quelli che non fumano. Mi auguro che De Lorenzo resti liberale». In America negli uffici non si fuma più. «Appunto, ma l'idea dei ghetti per fumatori, siano bagni corridoi o sgabuzzini, la trovo intollerabi¬ le. Che il ministro faccia il suo dovere — esorta sempre più furibondo Piro —, dica chiaro che il fumo fa morire, e basta». Fuori dal Palazzo le opinioni sembrano pacate. Ma non sempre. Ottaviano Del Turco, segretario aggiunto della Cgil, «una volta tanto» concorda con Piro: «F^ uno strano liberale il ministro De Lorenzo che pensa di risolvere i guai della ristorazione a colpi di blitz e i problemi dell'igiene sui luoghi di lavoro a colpi di sigarette. Se la nocività sul lavoro dipendesse solo dal fumo — conclude acido Del Turco — il livello di salubrità sarebbe tale che non ci sarebbe nemmeno bisogno di un ministro della Sanità». Di parere opposto è il segretario della Uil, Giorgio Benvenuto. «Mi sembra un'idea seria — dice —. I diritti di chi non fuma vanno tutelati quanto quelli di chi sceglie di fumare. A casa la libertà deve essere assoluta nei luoghi pubblici occorrono regole. E gli uffici non fanno eccezione». La stessa ferma comprensione mostrano gli uomini di spettacolo. Nanni Loy, ex fumatore accanito e regista di commedie, fugge le battute. Premette: «Non ho elementi scientifici e sociologici ma mi pare che all'estero questo tipo di divieti avanzi molto. La tendenza a proteggere la salute la ritengo giusta: magari ci si ispirasse a questo criterio anche su problemi più gravi come l'inquinamento e T'ambiente». Anche Renzo Arbore appoggia totalmente De Lorenzo. «Forse perché sono un pentito del fumo — spiega —. E come tutti i pentiti sono uno che si adombra davanti all'oggetto della colpa. Del resto il segreto per smettere di fumare è non sentire nemmeno l'odore del fumo». Negli uffici non si creerebbero dei ghetti? «Non credo. La gente andrebbe fuori. Tanto, le occasioni per allontanarsi dalla scrivania non mancano». E il ministro che ha scatenato tanto dibattito cosa dice? Difende la sua iniziativa, naturalmente. «Non si tratta di imporre misure coercitive ma di proteggere i cittadini. E siccome il fumo delle sigarette si somma alle altre forme di inquinamento ed è causa del 30% delle morti per tumore e del 75% di quelle per enfisema o bronchite cronica, qualcosa bisogna pur fare. Comunque la mia era solo una circolare inviata ai ministri del Lavoro, della Funzione pubblica, ai sindacati e alla Confidustria, per cominciare a sensibilizzarli sul problema. Non sono così illuso da credere di riuscire a imporre ora una legge su questa materia. Se passeranno la riforma della Sanità e i provvedimenti sull'Aids, sarò già contento». Maria Grazia Bruzzone

Luoghi citati: America, Roma