I banditi traditi da un pentito di Pierangelo Sapegno

I banditi traditi da un pentito Il procuratore di Varese: i carabinieri hanno sparato per difendersi I banditi traditi da un pentito «In Lombardia pronti quattro rapimenti» VARESE DAL NOSTRO INVIATO «Per la prima volta il muro dell'omertà s'è sbrecciato» Alla fine il procuratore capo, Giovanni Pierantozzi, lo ammette. Anche la 'ndrangheta potrebbe avere il suo pentito. Un pentito strano, che parla e non parla, che dice alcune cose ma altre ne tace, che collabora quasi con riluttanza, come se fosse ancora incerto se compiere o meno il grande salto. Solo una soffiata, un segnale di buona volontà. Possibile? I carabinieri prima nicchiano, glissano, smentiscono. Alla fine, però, pure loro ammettono: in questa storia c'è stato «un uccellino». Un tradimento imprevisto, addirittura incredibile. I quattro banditi uccisi a Germignaga erano così sicuri della riuscita del loro piano da non prendere in considerazione nemmeno le precauzioni più banali. Sebastiano Strangio, Giuseppe Ietto, Salvatore Romeo e Sebastiano Giampaolo sono andati a fare un sequestro su una macchina con due portiere sole, rubata ma con la targa pulita, portandosi dietro documenti veri, e chiudendosi in un imbuto senza alcuna possibilità di scampo nel caso di un agguato. Uno dei due falsi finanzieri aveva le scarpe da tennis, l'altro il mitra giocattolo. Domenica erano a casa, in famiglia, e lunedì in trasferta. Giampaolo e i suoi compari sembravano davvero convinti di non avere assolutamente niente da temere. Ci doveva essere solo una signorina, Antonella Dellea, da portare via. Nient'altro. Hanno pagato con la vita la loro sicumera. Da martedì sera, però, qualcosa è cambiato nella guerra fra l'Anonima èlo StàtóTll pentito ha aperto davvero una breccia. «Se esiste, noi non sappiamo chi sia, e i carabinieri non sono certo tenuti a rivelare le loro fonti», aggiunge Pierantozzi. Gli investigatori annunciano: «Le indagini cominciano adesso». E nuovi sviluppi, lasciano capire, sono attesi a breve termine. «Finora abbiamo lavorato solo in salita». L'operazione, insomma, non s'è conclusa martedì sera con la sparatoria di Germignaga, nel cortile della Edilnafta. A quell'appuntamento i militari sono arrivati dopo lunghi giorni di ricerche, controlli e appostamenti. «Non proteggevamo soltanto la famiglia Dellea», dicono adesso i carabinieri. Il misterioso informatore aveva segnalato quattro o cinque possibili obbiettivi, «tra Pavia e a Nord di Milano». Pochi giorni fa i banditi avevano deciso di rapire la figlia del grossista di Luino. La trappola, ribadiscono gli inquirenti, è scattata appena mezz'ora prima. E la tempesta di fuoco che s'è rovesciata sui quattro banditi non ha lasciato scampo. Il fratello di Giampaolo, un signore con la pancia in fuori, barba incolta e giubbone, commenta amaro: «Non si può mettere in dubbio la buona fede dei carabinieri. Noi capiamo che quando è in gioco la vita è diffìcile controllarsi. Ma dovevano proprio uccidere tutti e quattro? La verità è che la pena di morte esiste già, ma è riservata solo per un certo tipo di persone». Certo, non tutti i dubbi sulla sparatoria di tre giorni fa sono stati fugati. La versione ufficiale è che un carabiniere in divisa ha intimato l'alt, che i banditi hanno cercato di reagire e sono stati investiti dal fuoco incrociato delle forze dell'ordine. Chi ha ferito Orazio Passante, l'unico militare finito all'ospedale? «Anche i cacciatori si sparano fra di loro. Può succedere», dice Pierantozzi. E gli altri inquirenti: «Non è da escludere che sia stato raggiunto da un proiettile di rimbalzo sparato da un commilitone». Basta per aprire una polemica? Il procuratore capo quasi s'infuria: «Vedo con rammarico che la cultura dell'antistato fa proseliti. Ho come l'impressione che qualcuno voglia accreditare la tesi che sia stato compiuto un eccidio. Da quello che so, i carabinieri hanno gridato di arrendersi ai banditi, e questi ultimi hanno scelto la via di aggredire. Forse i carabinieri dovevano aspettare d'essere uccisi? Quei quattro erano armati, avevano precedenti alle spalle, e stavano per compiere un sequestro di persona. E cosa dovevano fare le forze dell'ordine? Alla violenza si risponde anche con la violenza. Il nostro invece è un Paese incivile per altri motivi, perché ad esempio non riesce a debellare una piaga terribile come quella dei rapimenti». E ancora: «Si fa un processo che non ha alcun senso. I benpensanti, al di là del rammarico per le quattro vittime, non possono mettere in dubbio tutto ciò che è fatto dalle forze dell'ordine». E i timori per le sei vittime di rapimenti ancora in mano alla 'ndrangheta? Giovanni Pierantozzi assicura di no: «Se fosse vero che qualcuno ha tradito i quattro e potrebbe continuare a farlo ancora, ciò può senz'altro avere effetti positivi sulla sorte delle persone attualmente sequestrate». E i carabinieri: «Gli ostaggi per loro sono un affare. Non avrebbe senso ucciderli per ripicca. Avrebbe più senso lasciarli liberi, invece, se si sentono braccati...». Adesso sono i giorni dell'attesa. Soprattutto per Andrea Cortellezzi, 24 anni, da Tradato, rapito quasi un anno fa dalla 'ndrangheta, e Cesare Casella, da due anni in mano agli uomini della mafia calabrese. Chissà che il pentito dell'Anonima — se esiste davvero —, davanti ai quattro morti di Germignaga non sia costretto a raccontare tutto quello che sa. All'obitorio dell'ospedale di Varese ieri sono arrivati i parenti. I corpi senza vita di Sebastiano, Ietto, Romeo e Strangio erano stesi sulle barelle coperti da un lenzuolo. Pierangelo Sapegno

Luoghi citati: Germignaga, Lombardia, Luino, Milano, Pavia, Varese