Come è veloce il postino di Papa Wojtyla di Francesco Grignetti

Come è veloce il postino di Papa Wojtyla Molti romani imbucano le lettere in San Pietro perché siano recapitate in tempi più brevi Come è veloce il postino di Papa Wojtyla // Wall Street Journal: pari tariffe dell'Italia e miglior servizio ROMA. E' finita sulla prima pagina dell'autorevole quotidiano Wall Street Journal, letta dagli uomini d'affari di tutto il mondo, la storia di un escamotage ormai molto noto a Roma per aggirare i cronici ritardi delle Poste italiane. Chi ha fretta va a imbucare in Vaticano, adoperando il servizio più celere di Sua Santità. «A parità di tariffe — spiega il giornale statunitense — il Vaticano garantisce un servizio nettamente migliore di quello italiano: una lettera, imbucata al mattino, arriva a New York il pomeriggio del giorno seguente». Delle cassette postali d'oltretevere si serve soprattutto la larga colonia di stranieri che vivono nella Capitale, ma non solo loro. E' più comodo e qualche volta più economico — spiegano —; a differenza di quelli italiani, gli uffici sono aperti anche di pomeriggio e se si deve spedire un pacco la tariffa è in¬ feriore. Come dare loro torto? Il | Wall Street Journal spiega ai suoi lettori che l'amministrazione italiana impiega, almeno cinque giorni per il recapito di una lettera sul territorio nazionale. Tempi ancor più lunghi se la corrispondenza va all'estero. L'autore del servizio non lo dice, ma il tono dell'articolo è chiaro: le Poste italiane sono allo sfascio, è ovvio il boom delle società private di recapito, dei «pony express» e dei corrieri internazionali. E aggiunge: «I postini romani hanno un altro rivale: il Vaticano». Ma sull'altra sponda del Tevere i complimenti dell'autorevole giornale americano suscitano, a sorpresa, qualche fastidio: «La comparazione tra i due servizi postali — dice il direttore delle Poste vaticane, Piergiorgio Andriani — non regge: sono troppo diversi i problemi e le quantità». Andriani sorvola sulle lodi e taglia corto: «E' una polemica inutile — dice — per noi e per loro. Con le Poste italiane abbiamo accordi precisi e le cose vanno bene». Il Vaticano, infatti, in base a una convenzione con l'Italia, adotta le stesse tariffe e utilizza, pagando i diritti, l'ufficio postale italiano presso l'aeroporto di Fiumicino per inoltrare la posta in partenza per l'estero. Ma allora qual è il segreto di tanta efficienza? Nel palazzetto delle Poste vaticane, vicino alla farmacia, i postini del Papa sistemano con rapidità la corrispondenza in sacchi differenziati per continenti e per Paesi di destinazione. A differenza degli italiani, che concentrano la posta aerea negli aeroporti di Roma e di Milano e Lì la dividono secondo le destinazioni, i fattorini vaticani portano i sacchi a Fiumicino già etichettati e pronti ad essere imbarcati sul primo aereo utile. Ogni giorno sono circa 200 chili di corrispondenza tra lettere, pacchi, stampe, copie dell'Osservatore Romano, programmi trimestrali della Radio vaticana e materiale per le missioni. Stessa trafila per la posta in arrivo: dagli aerei i dipendenti delle Poste italiane scaricano i sacchi e li custodiscono in attesa dei furgoni vaticani. Quindi una rapida corsa verso San Pietro, dove lo smistamento e la consegna è operazione rapidissima. «Sono proprio i tempi lunghi delle consegne che ci fanno perdere il confronto con i colleghi vaticani — si difende il dirigente delle Poste italiane addetto ai rapporti internazionali, Ciro Manzi —, ma è facile capire i perché: loro evitano tutte le strozzature, hanno a che fare con quantità ridotte di corrispondenza indirizzata, per di più, a un solo ufficio». Francesco Grignetti

Persone citate: Andriani, Ciro Manzi, Papa Wojtyla, Piergiorgio Andriani

Luoghi citati: Italia, Milano, New York, Roma