Sottoterra, in lotta per la vita
Sottoterra, in lotta per la vita Un altro ferito nella grotta jugoslava dove è bloccato uno speleologo triestino Sottoterra, in lotta per la vita Uno dei soccorritori colpito da una roccia: trauma cranico Il tentativo di recupero dura da lunedì, impegnati 22 esperti UDINE. E' una lotta contro il tempo e la sfortuna quella che si sta combattendo a mille metri sotto terra per salvare la vita di Mario Bianchetti, lo speleologo triestino bloccato nella grotta del «Veliko Sbrego», in territorio jugoslavo. Ora Bianchetti non è più il solo uomo ferito prigioniero nelle cavità della terra. Ieri, durante le operazioni di soccorso, anche Massimiliano Puntar, lui pure triestino, 25 anni, ha avuto un incidente. La caduta di una lama di roccia gli ha infatti provocato un trauma cranico. Il giovane avrebbe, in un primo tempo, perduto conoscenza, ma si sarebbe successivamente ripreso e le sue condizioni sono ora stazionarie. Ad assisterlo è uno dei medici sceso nella grotta per portare soccorso a Bianchetti. Oltre a loro altri venti speleologi si impegnano nell'oscurità per ricondurre in superficie i colleghi feriti. Ma prima di due giorni sarà difficile scrivere il lieto fine per questa disavventura. L'inizio è stato domenica mattina. Mario Bianchetti, uno speleologo esperto e conosciuto, rimane bloccato nel «Veliko Sbrego», una grotta che si apre a 2080 metri d'altezza nella parte jugoslava del monte Canin, per poi inabissarsi, tra mille difficoltà, fino ai 1050 metri, dove avviene l'incidente. A quella quota, infatti, mentre con altri due compagni, Paolo Pezzolato, 29 anni, e Roberto Antonini, 25, si avventurava nelle strettoie della voragine, un masso si stacca dalla parete e frattura il polso di Bianchetti. Poiché l'incidente gli ostacola i movimenti, impedendogli la risalita, uno dei due compagni, Antonini, torna in superficie per chiedere soccorsi. Dopo una decina di ore riemerge. E' buio, la temperatura è di una dozzina di gradi sotto lo zero. Marcia fino a Sella Nevea per dare l'allarme. Da Trieste partono immediatamente i volontari del soccorso alpino con un medico al seguito. Nella notte una ventina di speleologi raggiunge la cavità. Poi la discesa, ore e ore nel buio, con una temperatura costante di un grado sopra lo zero, l'umidità, i cunicoli. Appena raggiunto Bianchetti e appurato che può, se aiutato, riprendere la via del ritorno, l'incidente a Puntar. Scatta così il secondo allarme. Un medico speleologo torinese, Giuseppe Giovine, parte in elicottero da Torino per portare soccorso a Puntar e dare il cambio al medico Ugo Vacca di Chioggia. A quanto si è appreso a Trieste dal coordinamento dei soccorsi che si trova a Borgo Grotta Gigante, sull'altopiano carsico, le condizioni di Puntar non sarebbero gravi; il giovane ora si trova in un sacco a pelo. Ma una cosa è certa: non può risalire da solo. E' necessaria una barella e tanti uomini che si diano il cambio nel lungo viaggio di ritorno verso la vetta del Canin. Saranno certamente le condizioni meteorologiche esterne (per l'atterraggio dell'elicottero) a determinare i tempi per questa seconda, difficile operazione di salvataggio. Bianchetti, intanto, sta risalendo molto lentamente, accompagnato da due speleologi e al coordinamento dicono che non potrà uscire prima di domani. E forse solo domattina il medico torinese potrà scendere nella grotta con la barella e di nuovo il tempo si misurerà a decine di ore. Puntar, se tutto va bene rivedrà la luce del sole tra due giorni. [n. s.l VAII r ~ RIF- GILBERT1 ▲ y^) M.TECANIN mm . 'IP* UGROTTA jO VELIK0 SBREGO \ JUGOSLAVIA • TARCENT0 \^J~~~ ^ • ATTIMIS PULFER0 ™ ^1 DRENCHIA f \ • FAEDIS Lgl • CI VI DALE yj/' @ UDINE
Persone citate: Antonini, Canin, Giuseppe Giovine, Mario Bianchetti, Massimiliano Puntar, Paolo Pezzolato, Roberto Antonini, Ugo Vacca
Luoghi citati: Attimis, Borgo Grotta Gigante, Chioggia, Drenchia, Faedis, Jugoslavia, Torino, Trieste
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