«Le sfilate di Roma sono inutili»
«Le sfilate di Roma sono inutili» Per Valentino «Le sfilate di Roma sono inutili» MILANO. Che ne sarà dell'alta moda italiana? «Difficile dirlo — afferma Giancarlo Giammetti, socio ed amministratore delegato della casa Valentino, in un'improvvisa quanto ristretta conferenza stampa al termine della sfilata di moda maschile —. Così come è oggi non serve a nessuno, né ai pochi nomi validi né agli esordienti». Valentino si sente chiamato in causa, mentre si inaugura la presentazione dell'alta moda a Roma, perché da più parti lo si accusa, non solo di aver iniziato la diaspora Roma-Parigi, ma di aver compromesso le sorti delle sfilate romane, risolvendo la propria in un'unica edizione, quella parigina, dopo la promessa di una costante anteprima a Roma. L'anteprima, pur concentrata, ci sarà, nel corso dell'inaugurazione, a Palazzo Mignanelli d'una mostra e dell'attività artistica della restaurata Accademia. «E' anche l'inizio del trentennale di vita della Valentino — precisa Giancarlo Giammetti —. E mi pare un buon omaggio alle sfilate romane. Non sta a noi sollevarne il livello. Occorre convincersi che si è sprecato tempo prezioso. E' necessario un onesto esame di coscienza: per poter operare nell'alta moda c'è bisogno dell'assoluto impegno alla ricerca creativa due volte l'anno, della qualità specifica di un vero atelier, dove le clienti possano avere la garanzia dell'abito unico su misura, e non ultima cosa di capitali opportuni». Chiaro che, dei nomi in calendario per le sfilate romane, non più di quattro possiedono i requisiti suddetti. Né si può sperare molto nei nuovi talenti, in mancanza d'una scuola seria in questo senso e della successiva esperienza di lavoro in laboratori degni di questo nome. Inoltre la stessa città di Roma sembra uscita dai circuiti internazionali. Cosa manca soprattutto all'alta moda di casa nostra? «La libertà necessaria per dare ampio respiro alla creatività, fuori dalle costrizioni dei produttori di tessuti, dalle pastoie economiche, dalla consapevolezza di agire nel vuoto, senza l'imprescindibile supporto pubblicitario o di un minimo di clientela. Le nostre clienti sono per il 90% straniere e le nostre sarte fanno la spola per la misura anche al di là dell'Oceano perché ormai le donne che contano non trovano Roma attraente, caso mai Parigi». [1. s.l «Le sfilate di Roma sono inutili» Per Valentino «Le sfilate di Roma sono inutili» MILANO. Che ne sarà dell'alta moda italiana? «Difficile dirlo — afferma Giancarlo Giammetti, socio ed amministratore delegato della casa Valentino, in un'improvvisa quanto ristretta conferenza stampa al termine della sfilata di moda maschile —. Così come è oggi non serve a nessuno, né ai pochi nomi validi né agli esordienti». Valentino si sente chiamato in causa, mentre si inaugura la presentazione dell'alta moda a Roma, perché da più parti lo si accusa, non solo di aver iniziato la diaspora Roma-Parigi, ma di aver compromesso le sorti delle sfilate romane, risolvendo la propria in un'unica edizione, quella parigina, dopo la promessa di una costante anteprima a Roma. L'anteprima, pur concentrata, ci sarà, nel corso dell'inaugurazione, a Palazzo Mignanelli d'una mostra e dell'attività artistica della restaurata Accademia. «E' anche l'inizio del trentennale di vita della Valentino — precisa Giancarlo Giammetti —. E mi pare un buon omaggio alle sfilate romane. Non sta a noi sollevarne il livello. Occorre convincersi che si è sprecato tempo prezioso. E' necessario un onesto esame di coscienza: per poter operare nell'alta moda c'è bisogno dell'assoluto impegno alla ricerca creativa due volte l'anno, della qualità specifica di un vero atelier, dove le clienti possano avere la garanzia dell'abito unico su misura, e non ultima cosa di capitali opportuni». Chiaro che, dei nomi in calendario per le sfilate romane, non più di quattro possiedono i requisiti suddetti. Né si può sperare molto nei nuovi talenti, in mancanza d'una scuola seria in questo senso e della successiva esperienza di lavoro in laboratori degni di questo nome. Inoltre la stessa città di Roma sembra uscita dai circuiti internazionali. Cosa manca soprattutto all'alta moda di casa nostra? «La libertà necessaria per dare ampio respiro alla creatività, fuori dalle costrizioni dei produttori di tessuti, dalle pastoie economiche, dalla consapevolezza di agire nel vuoto, senza l'imprescindibile supporto pubblicitario o di un minimo di clientela. Le nostre clienti sono per il 90% straniere e le nostre sarte fanno la spola per la misura anche al di là dell'Oceano perché ormai le donne che contano non trovano Roma attraente, caso mai Parigi». [1. s.l
Persone citate: Giancarlo Giammetti, Mignanelli
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