Cossiga preoccupato per il «caso Sica» di Giovanni Bianconi

Cossiga preoccupato per il «caso Sica» Il clamoroso conflitto di poteri tra i vertici della magistratura romana e l'Alto commissario Cossiga preoccupato per il «caso Sica» E il Csm forse gli toglie i giudici ROMA. Il «caso Sica» è approdato al Quirinale. Il presidente della Repubblica Cossiga ha convocato ieri mattina prima il ministro dell'Interno Gava e poi quello della Giustizia Vassalli. All'ordine del giorno dei due colloqui, le ultime polemiche che hanno coinvolto l'Alto commissario antimafia. L'intervento di Cossiga è un sintomo delle preoccupazioni avvertite dal Capo dello Stato per il clamoroso conflitto di poteri che si sta verificando nel campo della lotta alla mafia: i vertici della magistratura romana da un lato e l'Alto commissario, cioè il funzionario diretta emanazione del governo, dall'altro. Il Capo dello Stato vuole veder chiaro nello scontro in atto. Ai due ministri ha chiesto notizie, valutazioni sulla situazione, nonché di verificare le possibilità di intervento nell'ambito delle rispettive competenze. Occorre fare chiarezza, ha fatto intendere Cossiga a Gava e Vassalli, sui moventi e le ragioni delle polemiche che hanno nuovamente investito il fronte della lotta alle cosche. Per il ministro dell'Interno si tratterà ora di svolgere un'ulteriore verifica sul funzionamento dell'Alto commissariato, sui poteri che gli sono stati attribuiti e su quelli esercitati. Quanto a Vassalli, c'è chi addirittura ipotizza la possibilità di un intervento disciplinare nei confronti del procuratore generale di Roma Mancuso, che col suo discorso di apertura dell'anno giudiziario ha portato alla luce lo scontro con Sica. Al ministero della Giustizia nessuno vuole commentare, e un'azione disciplinare sembrerebbe al momento da escludere. Ma sull'inopportunità dei passaggi del discorso di Mancuso contro l'Alto commissario sono in pochi a dubitare. E ciò anche alla luce della circolare del Csm, inviata come ogni anno a tutti i pg d'Italia, che conteneva i temi da trattare nelle relazioni d'apertura dell'anno giudiziario. Proprio il Csm finirà per ri vere anch'esso un ruolo nella bufera che s'è abbattuta sull'ufficio di Sica. All'ordine del giorno della riunione della seconda commissione convocata per oggi, c'è la richiesta di ritirare le autorizzazioni concesse ai tre magistrati che lavorano presso l'Alto commissariato antimafia. Circa un anno fa, dopo molte discussioni, l'organo di autogoverno della magistratura accordò al giudice istruttore Franceso Misiani e ai due sostituti procuratori Loris D'Ambrosio e Franco Di Maggio, il permesso di essere distaccati al servizio di Sica. E dopo le polemiche di quest'estate per la vicenda del «corvo», la corrente di Magistratura democratica chiese di riconsiderare l'oppor¬ tunità che dei giudici lavorassero per un organo investigativo alle dipendenze del governo, per di più gomito a gomito con i servizi segreti. Per una singolare coincidenza il dibattito cade nel momento in cui l'Alto commissario è stato accusato di attività illegittime da un procuratore generale ed è finito sotto inchiesta per le indagini sul «corvo». A palazzo dei Marescialli i promotori della richiesta tengono a sottolineare che non c'è nessun legame tra le loro perplessità sui giudici che lavorano con Sica e le ultime vicende. E che anzi il Consiglio farebbe bene a non prestarsi a nessun gioco che potrebbe nascondersi dietro gli eventi dei giorni scorsi. Ma è inevitabile che il discorso del pg Mancuso e l'inchiesta giudiziaria aperta dalla procura di Roma finiranno per incidere sulle decisioni del Csm. Ieri Unità per la Costituzione, la corrente di maggioranza nel Consiglio, ha diffuso un comunicato per chiedere che, dopo le denunce di Mancuso, sia fatta chiarezza sui poteri attribuiti a Sica anche attraverso una consultazione di tutti i procuratori generali d'Italia. Ma Unicost propone soprattutto «che siano riconsiderati i provvedimenti di distacco dei magi¬ strati fuori ruolo presso l'ufficio dell'Alto commissario». Secondo la corrente di maggioranza, nelle ultime polemiche è emerso un motivo in più per giudicare inadeguati quei provvedimenti: le dichiarazioni fatte alla stampa dai giudici in questione, «destinate a consolidare l'immagine di una magistratura rissosa e divisa che nuoce fortemente alla credibilità dell'ordine giudiziario». Un ritiro delle autorizzazioni ai tre magistrati appare in questo momento tutt'altro che improbabile. E per Sica sarebbe davvero un duro colpo. Giovanni Bianconi ^BBRhbHHHHHHRBH Domenico Sica, l'alto commissario antimafia Cossiga preoccupato per il «caso Sica» Il clamoroso conflitto di poteri tra i vertici della magistratura romana e l'Alto commissario Cossiga preoccupato per il «caso Sica» E il Csm forse gli toglie i giudici ROMA. Il «caso Sica» è approdato al Quirinale. Il presidente della Repubblica Cossiga ha convocato ieri mattina prima il ministro dell'Interno Gava e poi quello della Giustizia Vassalli. All'ordine del giorno dei due colloqui, le ultime polemiche che hanno coinvolto l'Alto commissario antimafia. L'intervento di Cossiga è un sintomo delle preoccupazioni avvertite dal Capo dello Stato per il clamoroso conflitto di poteri che si sta verificando nel campo della lotta alla mafia: i vertici della magistratura romana da un lato e l'Alto commissario, cioè il funzionario diretta emanazione del governo, dall'altro. Il Capo dello Stato vuole veder chiaro nello scontro in atto. Ai due ministri ha chiesto notizie, valutazioni sulla situazione, nonché di verificare le possibilità di intervento nell'ambito delle rispettive competenze. Occorre fare chiarezza, ha fatto intendere Cossiga a Gava e Vassalli, sui moventi e le ragioni delle polemiche che hanno nuovamente investito il fronte della lotta alle cosche. Per il ministro dell'Interno si tratterà ora di svolgere un'ulteriore verifica sul funzionamento dell'Alto commissariato, sui poteri che gli sono stati attribuiti e su quelli esercitati. Quanto a Vassalli, c'è chi addirittura ipotizza la possibilità di un intervento disciplinare nei confronti del procuratore generale di Roma Mancuso, che col suo discorso di apertura dell'anno giudiziario ha portato alla luce lo scontro con Sica. Al ministero della Giustizia nessuno vuole commentare, e un'azione disciplinare sembrerebbe al momento da escludere. Ma sull'inopportunità dei passaggi del discorso di Mancuso contro l'Alto commissario sono in pochi a dubitare. E ciò anche alla luce della circolare del Csm, inviata come ogni anno a tutti i pg d'Italia, che conteneva i temi da trattare nelle relazioni d'apertura dell'anno giudiziario. Proprio il Csm finirà per ri vere anch'esso un ruolo nella bufera che s'è abbattuta sull'ufficio di Sica. All'ordine del giorno della riunione della seconda commissione convocata per oggi, c'è la richiesta di ritirare le autorizzazioni concesse ai tre magistrati che lavorano presso l'Alto commissariato antimafia. Circa un anno fa, dopo molte discussioni, l'organo di autogoverno della magistratura accordò al giudice istruttore Franceso Misiani e ai due sostituti procuratori Loris D'Ambrosio e Franco Di Maggio, il permesso di essere distaccati al servizio di Sica. E dopo le polemiche di quest'estate per la vicenda del «corvo», la corrente di Magistratura democratica chiese di riconsiderare l'oppor¬ tunità che dei giudici lavorassero per un organo investigativo alle dipendenze del governo, per di più gomito a gomito con i servizi segreti. Per una singolare coincidenza il dibattito cade nel momento in cui l'Alto commissario è stato accusato di attività illegittime da un procuratore generale ed è finito sotto inchiesta per le indagini sul «corvo». A palazzo dei Marescialli i promotori della richiesta tengono a sottolineare che non c'è nessun legame tra le loro perplessità sui giudici che lavorano con Sica e le ultime vicende. E che anzi il Consiglio farebbe bene a non prestarsi a nessun gioco che potrebbe nascondersi dietro gli eventi dei giorni scorsi. Ma è inevitabile che il discorso del pg Mancuso e l'inchiesta giudiziaria aperta dalla procura di Roma finiranno per incidere sulle decisioni del Csm. Ieri Unità per la Costituzione, la corrente di maggioranza nel Consiglio, ha diffuso un comunicato per chiedere che, dopo le denunce di Mancuso, sia fatta chiarezza sui poteri attribuiti a Sica anche attraverso una consultazione di tutti i procuratori generali d'Italia. Ma Unicost propone soprattutto «che siano riconsiderati i provvedimenti di distacco dei magi¬ strati fuori ruolo presso l'ufficio dell'Alto commissario». Secondo la corrente di maggioranza, nelle ultime polemiche è emerso un motivo in più per giudicare inadeguati quei provvedimenti: le dichiarazioni fatte alla stampa dai giudici in questione, «destinate a consolidare l'immagine di una magistratura rissosa e divisa che nuoce fortemente alla credibilità dell'ordine giudiziario». Un ritiro delle autorizzazioni ai tre magistrati appare in questo momento tutt'altro che improbabile. E per Sica sarebbe davvero un duro colpo. Giovanni Bianconi ^BBRhbHHHHHHRBH Domenico Sica, l'alto commissario antimafia

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