Orfani senza rimpianto di Enrico Benedetto

Orfani senza rimpianto Orfani senza rimpianto La «carriera» durata 69 anni di un partito in liquidazione Se il 28 gennaio le urne confermeranno la Vox Populi, la Romania per liquidare i comunisti avrà impiegato 69 anni. Il pc romeno nasce infatti nel '21, come quello italiano. Raggruppa i molti diseredati d'un Paese che ha scoperto d'avere vinto la guerra dopo averla persa: il 7 maggio '18 gli imperi centrali dettavano a Bucarest la capitolazione, una «pace odiosa» che solo il successo finale degli anglo-francesi avrebbe ribaltato. I «rossi», però, restano minoranza: contadini e piccola borghesia li considerano emanazione del grande nemico russo quanto del piccolo nemico magiaro, Béla Kun. Il partito di governo, nazional-liberale, arriva a bandirli quando difendono le mire sovietiche sulla Bessarabia. Poi giungono le «camicie verdi», i misticheggianti fascisti romeni, infine l'alleanza Antonescu-Mussolini-Hitler e l'ingresso nella II guerra mondiale con l'invasione dell'Urss. In piena atmosfera cominternista alcuni quadri scappano a Mosca, ma i due futuri leader — Gheorghiu-Dej e Ceausescu — vengono arrestati. La loro riscossa inizia il 23 agosto '44, quando il ventenne re Michele scarica la leadership filo-nazista per acquisire legittimità agli occhi di una ormai vicinissima Armata Rossa. Stalin lo decora, ma il pc romeno inizia a scavargli la fossa malgrado ancora nel '48 i comunisti avessero solo un parlamentare su sei. Il popolare sovrano, dopo un lungo Aventino, lascia definitivamente il Paese nel dicembre '47. Questo esilio forzoso è il capolavoro di Ana Pauker, seconda donna fatale nella Romania moderna dopo Magda Lupescu, costata il trono a Carol II. Come ministro degli Esteri, pilota inesorabilmente Bucarest verso Stalin, di cui è amica. Quando il dittatore georgiano epurerà gli ebrei dalla leadership sovietica, per compiacerlo Gheorghiu-Dej la sacrifica, ma lei riesce a evitare l'arresto ricattandolo. Imprigionati i leader contadini e liberali, il pc vara una Repubblica Popolare, copiando — letteralmente — la Costituzione sovietica del '36. Per aggiungere alla dizione ufficiale l'aggettivo «socialista» bisogna attendere Ceausescu, ma già il suo predecessore nazionalizza agricoltura e industria. Nel '52, inoltre, il pc riesce inoltre a neutralizzare la borghesia. Bucarest vara il lej pesante permettendo di riconvertire solo quote minime dei risparmi: anche i ricchi ora sono poveri. Quattro anni più tardi il partito ordina alla «Securitate» di reprimere le manifestazioni solidali con Budapest. Non solo: la Romania ospita per mesi in un castello il leader magiaro deposto Imre Nagy e i suoi aguzzini, che qui lo interrogheranno in assoluta tranquillità. Con la fedeltà totale a Mosca, il partito ottiene una signific tiva ricompensa: nel '58 truppe russe lasciano defini' vamente il Paese. E' l'inizio quella via romena al socia smo, fervidamente nazional sta, che Ceausescu non esitera a presentare come esclusivamente sua. Nel '65, il leader neo-eletto muta volto al pc lanciando un'Inedita Ceausesculatri. Gli iscritti iniziano ad aumentare vorticosamente sino ai 3,8 milioni del tesseramento '89. Metodo standard è la cooptazione, una «chiamata» indispensabile alla carriera ma per ottenere la quale bisogna presentare molti servigi, spiate incluse. Solo con la Rivoluzione Culturale l'Occidente inizia ad accorgersi che il romenissiirjo modello Ceausescu è in realtà una scopiazzatura di quello cinese. Il partito si trova a gestite fabbriche, scuole, ospedali, mense, ricoveri d'anziani, un doppio Stato con le sue Guardie Rosse in veste di «miliziani popolari» e un esercito progressivamente esautorato. Lo testimoniano le astratte logiche da «grande balzo» che sempre hanno guidato Ceausescu nelle sue «battaglie socialiste»: demografia, industrializzazione forzata, smantellamento dei villaggi, pareggio nel debito estero. In pochi anni questo pc diviene il maggior proprietario iramobiliare del Paese, nonché una forza economico-produttiva di prim'ordine. L'ideologia trionfa ovunque. Un esempi^: per ottenere la qualifica di i»fenniere, su 150 domande una quarantina riguardano la cultura marxista. Nel congressi, le Tesi vengano serate dallo staff di Ceausescu, il CC ne assume la paternità e le fa approvare in tutte le sezioni, i cui delegati voteranno unanimi la relazione del Conducator: il dibattito viene sostituito dall'esegesi, una sfida a evidenziare i «meriti riposti». Anche la coreografia, gli squilli di tromba per annunciare il leader e le treccine stoppose delle piccole danzatrici restano fissi, come i battimani a braccia divaricate. All'ultima rielezione di Ceausescu, l'autunno scorso, il rie elaborò addirittura il «piarjo ventennale», cioè un «futuio senza sorprese fino al 2010». E Ceausescu, con una metafora di sapore biblico ma non profetico, ammonì: «Questo Paeie vedrà una perestrojka quando le pere cresceranno sui pioppi». Enrico Benedetto